Green economy non significa che qualsiasi iniziativa con il prefisso “bio” abbia una valenza positiva: il coordinamento #noBiomasseGO organizza due nuove manifestazioni di sensibilizzazione dei cittadini e dei decisori pubblici, davanti alla sede della Provincia di Gorizia, martedì 9 giugno dalle ore 10.00 alle ore 11.00, e mercoledì 10 giugno dalle ore 18.00 alle ore 19.00.
Il Coordinamento è intanto in attesa della risposta alla lettera inviata alla Provincia di
Gorizia e all'assessore per l'Ambiente e l'Energia, Sara Vito, con cui è stata
richiesta, con urgenza, la costituzione di un Tavolo di confronto dove
rappresentare le istanze dei cittadini, analisi dell'aria, valutazione sul
possibile cumulo dei singoli impatti ambientali del progetto Three Shades of
Green concernente le due centrali a biomassa e l'impianto di recupero
dell'alluminio in via Trieste, nel mezzo dei quartieri di Sant'Andrea,
Sant'Anna e Campagnuzza. Manca a Gorizia e, in particolare nelle zone dove ci
sono già diverse centrali a biomassa funzionanti, un'analisi dell'aria e della
diffusione delle polveri sottili: e questo giustifica la sospensione immediata di ogni procedimento
in corso diretto a rilasciare l'AUA (Autorizzazione Unica Ambientale) ad
impianti che presentino elementi di pericolosità e nocività per la salute dei
cittadini. Green economy non significa che qualsiasi iniziativa con il prefisso
“bio” abbia una valenza positiva, ed una coerente coscienza ambientale deve
saper discernere tra le mistificazioni del linguaggio ( che nel caso specifico
corrispondono a significativi incentivi statali) e le operazioni che
effettivamente generano sviluppo in maniera sostenibile per le persone e
l’ambiente.
La stessa normativa vigente europea e nazionale, in materia ambientale, impongono alle istituzioni, cui ci siamo rivolti, Regione e Provincia, di “mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri casi”. A tale proposito, un recentissimo studio – denominato “progetto Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute” -, finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute, ha affermato che “l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno in Italia di circa 30mila decessi solo per il particolato fine (PM 2.5) e che, in termini di mesi di vita persi, l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi ( 14 per chi vive al Nord): il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno.” Anche la combustione di biomasse (principalmente legno e pellet) è responsabile della maggiore incidenza di morti e malattie per l’esposizione al particolato. Infatti il Rapporto mette anche a fuoco come è cambiata la natura dell'inquinamento atmosferico negli ultimi dieci anni, individuando nella combustione di biomasse per il riscaldamento e negli scarichi dei veicoli diesel i due principali bersagli verso cui indirizzare nuove misure preventive. Il coordinamento è convinto della necessità che la Giunta provinciale, chiamata prossimamente a deliberare sul terzo impianto, la centrale Nord, ascolti e assicuri la dovuta ponderazione delle motivazioni e delle istanze della popolazione residente – portatrice di interessi diffusi tramite associazioni e comitati - sulla quale ricadranno gli effetti di questi impianti.
La stessa normativa vigente europea e nazionale, in materia ambientale, impongono alle istituzioni, cui ci siamo rivolti, Regione e Provincia, di “mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri casi”. A tale proposito, un recentissimo studio – denominato “progetto Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute” -, finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute, ha affermato che “l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno in Italia di circa 30mila decessi solo per il particolato fine (PM 2.5) e che, in termini di mesi di vita persi, l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi ( 14 per chi vive al Nord): il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno.” Anche la combustione di biomasse (principalmente legno e pellet) è responsabile della maggiore incidenza di morti e malattie per l’esposizione al particolato. Infatti il Rapporto mette anche a fuoco come è cambiata la natura dell'inquinamento atmosferico negli ultimi dieci anni, individuando nella combustione di biomasse per il riscaldamento e negli scarichi dei veicoli diesel i due principali bersagli verso cui indirizzare nuove misure preventive. Il coordinamento è convinto della necessità che la Giunta provinciale, chiamata prossimamente a deliberare sul terzo impianto, la centrale Nord, ascolti e assicuri la dovuta ponderazione delle motivazioni e delle istanze della popolazione residente – portatrice di interessi diffusi tramite associazioni e comitati - sulla quale ricadranno gli effetti di questi impianti.
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