domenica 20 luglio 2014

Ogm in Friuli. Distrutto il mais Mon 810. Parte la successiva puntata della saga.


Fidenato è davvero lo sconfitto in questa storia? Come andrà a finire in Senato con la conversione della norma del decreto legge 91 che definisce reato coltivare mais transgenico?




di Martina Luciani



Ufficialmente non ci sono più piante di mais Mon 810 nelle campagne friulane. Ieri, con un cospicuo spiegamento di forza pubblica, a Colloredo di Montalbano è stato distrutta l’ultima delle tre coltivazioni di OGM con cui Fidenato e Futuragra hanno sfidato Regione, Stato, Procura della Repubblica, Tar e Consiglio di Stato.

Farraginoso il meccanismo che si è lentissimamente trascinato per applicare il divieto di coltivazione attualmente vigente in Italia e in Friuli Venezia Giulia: così che, nonostante l'impegno e la tenacia schierate a tutela dei nostri sacrosanti diritti, l'obiettivo di indicare quante e dove siano le falle nel " No OGM" italiano,  è stato  sicuramente centrato. Basti pensare che pochi giorni fa un gruppo trasversale di parlamentari, mentre non si capiva perchè in Friuli non fosse ancora conclusa l'operazione di distruzione delle coltivazioni del mais OGM, ha chiesto al Ministro della giustizia un controllo sull'operato della Procura della Repubblica di Udine. Se c'è bisogno di arrivare a tanto, evidentemente qualcosa non funziona.
Non stiamo a ricapitolare i passaggi di questa saga, perchè sono sfinenti: complessivamente una prova di incertezza delle istituzioni, evidentemente molto caute su un terreno minato. Mine antiuomo, predisposte in realtà non in nome della scienza e di un felice progresso dell'umanità ma dell’enorme business e profitto privato delle sementi geneticamente modificate.

Fatto sta che la  storia non finisce a Colloredo, nè a Vivaro nè a Mereto, le sole tre località dove ufficialmente è stato seminato il mais transgenico ( ci fidiamo? ).

Perchè il decreto interministeriale su cui si fonda il divieto a coltivare OGM è comunque uno strumento in scadenza, più o meno sei i mesi di utile vigenza; perchè la battaglia europea sugli OGM è ancora aperta; perchè il regolamento di coesistenza ( concepito in modo da rendere impossibile, nella nostra specifica struttura fondiaria, seminare OGM) sottoposto dalla nostra Regione all’attenzione dell’UE pare sia stato accolto favorevolmente ma bisogna anche avere successivamente il polso fermo per applicarlo ( e finora la fermezza non è stata esattamente la virtù più praticata, unitamente alla tempestività). Perchè, infine, la multinazionale Monsanto, a forza di acquisizioni, diventa sempre più potente tanto sui mercati quanto negli equilibri, palesi e occulti,  delle decisioni politiche a livello internazionale.

Intanto mentre ci godiamo la sudata piccola vittoria di Colloredo,  vorremmo ragionare ( malevolmente...) sul dibattito in Senato, dove è in corso la procedura di conversione del decreto legge 91 che contiene la nuova norma che ufficializza il reato e sanziona chi coltiva mais OGM: e, guarda un po', tra gli scranni di Palazzo Madama si tenta con una serie di emendamenti di abbassarne il tiro o addirittura vanificarne del tutto lo scopo.

Possiamo immaginare le ragioni per cui la senatrice a vita Cattaneo chieda la soppressione dell’intera norma: lei, da scienziata,  è in attesa “di prove che mostrino l’eventuale dannosità” degli OGM, a favore dei quali sta conducendo una personale battaglia, impavida sotto i riflettori delle polemiche che le stanno assicurando quasi più notorietà di quanto abbia ottenuto attraverso la sua  esperienza professionale in materia di sanità e di staminali.

Il senatore Di Biagio ( indagato per associazione a delinquere nell’inchiesta sui 22 milioni di euro di truffa ai danni dell’Inps e del Ministero della Giustizia chieda siano inseriti nella norma ulteriori riferimenti giuridicici  e altrettanto chiedono i senatori Mancuso e Caridi: ma la norma è chiarissima, ci spieghino a quali  ulteriori certezze, o incertezze, questi signori mirano complicando il dispositivo ( l'Azzeccagarbugli manzoniano insegna...).

Compaiono nuovamente Mancuso e Caridi  nel gruppo composto dai senatori Perrone, Di Maggio,  e Mario Mauro ( ex ministro della difesa che a febbraio scorso ha dichiarato a Il Giornale di essere orgogliosamente omofobo, lui che faceva parte della presidenza OCSE contro razzismo e discriminazioni religiose)  che non apprezzano sia prevista la reclusione da sei mesi a tre anni per chi viola il divieto. Non stupisce che in particolare a Caridi non piaccia la formula sanzionatoria della reclusione: a che pro tanta durezza? Noticina, tanto per capire da che pulpito vien la predica: in un dossier consegnato alla Commissione parlamentare antimafia  dal capo della Direzione distrettuale antimafia di Genova Vincenzo Scolastico, a proposito delle attività illecite del boss Carmelo Gullace si legge : “L’indagine ha consentito di documentare l’alacre attività di sostegno svolta, nell’ultimo voto regionale, da esponenti della cosca, anche con palesi intimidazioni, a favore del candidato Antonio Stefano Caridi”. Inoltre il senatore eletto in Calabria è anche stato condannato in primo grado a sei mesi, assieme al governatore Giuseppe Scopelliti, per una vicenda di mancata bonifica.

Comunque, a parte le competenze scientifiche della senatrice Cattaneo, e a parte le chiose su alcuni personaggi, senza rancore diciamoci chiaramente che gli emendamenti citati provengono da quelli che noi comuni mortali definiamo politici di professione, portatori di tuttologia e strategie, di aspettative e di pressioni politiche che poco hanno a che fare con la vera verità dei dibattiti in cui sono coinvolti. Volutamente emesse le sigle di provenienza. Per non essere troppo volgari.


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