venerdì 29 gennaio 2021

Azienda Gorizia. In base alle performance degli amministratori, c'è solo una cosa da fare: licenziare tutti.

 

La (improvvida) delibera della Giunta comunale di Gorizia con gli aumenti delle indennità di funzione per gli amministratori viene alla luce mentre ai cittadini esausti arrivano le quarte rate della Tari e il Corso si trasforma in un improbabile senso unico con direzione obbligata verso il Nulla.


di Martina Luciani


Le contraddizioni che imperversano attorno a me si risolvono alla fine in una colossale presa per i fondelli dei cittadini, me inclusa e pure in prima fila.
L’ultima è la (improvvida) delibera della Giunta comunale di Gorizia con gli aumenti delle indennità di funzione per gli amministratori che non sono lavoratori dipendenti e che non sono collocati in aspettativa, che viene alla luce mentre ai cittadini arrivano le quarte rate della Tari e il Corso si trasforma in un improbabile  senso unico.
Si tratta di un adempimento, significativo nella conta degli euro, previsto da una delibera della Giunta regionale del 2011. Quindi inutile discutere sulla legittimità. Si può fare, e se anche ci fosse al governo della città la Banda Bassotti non si potrebbe eccepire sulla correttezza formale di questa iniziativa. Ma c’è anche la sostanza delle cose, giusto? Ripigliamoci la sostanza, santoiddio, sennò tutto fluirà via in un batter d’occhio, e soprattutto quel che non ci piace sarà solo una goccia nell’enorme quantità di liquido in cui ci ritroviamo a sguazzare.
E la sostanza, ad esempio, è che anche il piano del traffico è un obbligo per gli amministratori (tra l’altro imposto da una legge dello Stato, non da una delibera di Giunta regionale), ma nessuno si scompone se Gorizia ne è priva. Niente ansia e nessuna sensazione di grave negligenza, tantomeno quando si dispone un senso unico in Corso fatto così male che più male non si può. 
Allora, in questo disgraziato periodo di totale destabilizzazione, il mancato adempimento della disposizione che prevede l’aumento delle indennità, poteva essere una apprezzabile e significativa negligenza, un gesto di solidarietà politica e umana.

Adesso arzigogolo verso una conclusione che scriverò in neretto.  
Abbiamo mutuato e abusiamo di concetti aziendalistici come capitale umano e risorse umane, li utilizziamo nel linguaggio quotidiano come se ognuno di noi fosse solo e soltanto parte di una organizzazione del lavoro, dalla nascita alla morte; protestiamo per aver aziendalizzato settori fondamentali della società e poi non ci rendiamo conto che abbiamo aziendalizzato i nostri principali strumenti di giudizio. E questo la dice lunga sull’imprinting che abbiamo subito, spesso subdolamente,  e che si manifesta non solo con l’adeguamento della propria forma di vita alla forma stessa dell'impresa ma soprattutto con l’atrofizzazione della coscienza, delle capacità di consapevolezza e di autonomo convincimento: con l’esserci trasformati in creta molle, acritica e indifesa nelle mani dei potenti sempre più disinvolti a consolidare i loro privilegi , delle multinazionali, dei burattinai dell’alta finanza e dei meccanismi del consumo e del profitto, cioè delle divinità che dominano incontrastate la contemporanea e amorale versione dell’Olimpo.  
Ma se è questo lo stato della nostra evoluzione sociale e culturale, andiamo fino in fondo e applichiamo alle esperienze di cittadinanza e di democrazia i criteri della gestione del personale, inquadrando le questioni collettive e individuali nella dimensione aziendalistica. Una utile schifezza.
L’agone politico  riceverà beneficio, e stimolo ad evolvere con nostro collettivo vantaggio, se l’osservassimo e interagissimo utilizzando i filtri dei processi di gestione strategica delle risorse umane.
Uno per uno, i nostri dipendenti ( questo sono i pubblici amministratori eletti) verrebbero descritti e periodicamente valutati per la posizione di lavoro,il profilo professionale ed attitudinale, le competenze e la formazione,i dati storici sulla prestazioni,la carriera fatta e programmata, la retribuzione che gli è assegnata; e questo nella prospettiva delineata di volta in volta dal nostro piano strategico, cioè da quella dichiarazione d'intenti che enuncia cosa vorremo essere e cosa vorremo attuare nel futuro.

Ma soprattutto, il datore di lavoro, cioè noi tutti, non concederebbe nessun aumento delle indennità e direbbe: Cari, per quello che avete fatto finora nell’azienda Comune di Gorizia, per i miseri risultati conferiti alla collettività/compagine sociale di questa città, per l’incompetenza, la negligenza e la superficialità dimostrate, non solo non vi aumentiamo l’indennità, MA SIETE ANCHE LICENZIATI."

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