Stasera in via Paolo Diacono contempliamo il frutto di una gestione grossolana dell'alberatura stradale. Gli alberi andavano potati? Si. Bisognava proprio fare questa cosa in stile the day after? No.
Si poteva fare meglio.
di Giancarlo Stasi
Il filare di olmi in via Diacono è un problema. Da oggi e fino al prossimo anno, un brutto problema a causa delle potature iniziate oggi.
Questa specie arborea costituì, al tempo dell'impianto, una scelta imprudente: la pianta allo stato adulto ha dimensioni non compatibili con il siti e con il sest di impianto ( la distanza tra una pianta e l'altra).
Nel corso degli anni, gli olmi sono stati capitozzati per contenerne la crescita. Di conseguenza si sono create situazioni di nuovo sviluppo precarie, instabili. Cioè i nuovi rami sono cresciuto con un inserimento debole nel punto di capitozzatura: sono perciò pericolosi perchè facilmente si spezzano.
Ora, dopo gli eccezionali fenomeni atmosferici che tanti danni hanno prodotto in città, l'assessorato comunale competente si preoccupa e procede a questa nuova capitozzatura.
Che trasforma un paesaggio urbano gradevole in qualcosa di veramente brutto da osservare, con la rimozione di tutta le chiome tranne alcuni rametti, che generano un tragico effetto visivo.
L'intervento avrebbe potuto essere più contenuto, a vantaggio dell'estetica del luogo e della fruizione della strada ( fine dell'ombra che mitiga la calura estiva, oltrechè della biodiversità ospitata tra i rami).
Ma soprattutto avrebbe potuto essere più corretto dal punto di vista della "gestione della pianta", che è una proprietà comune dei cittadini. Cioè si poteva scegliere di accorciare i rami mettendoli in sicurezza senza annullare le chiome come si sta facendo, evitando così di sottoporre le piante stesse ad uno stress notevole.
L'azzeramento dell'apparato fotosintetico, infatti, non permette certamente all'albero un regolare ritmo fisiologico e una "buona salute". Si sarebbe mantenuta inoltre la prospettiva dell'alberatura e in parte la sua funzione ecologica.
L'intervento di adeguamento delle chiome alla struttura ormai consolidata delle piante si sarebbe potuto rimandare al periodo della potatura secca, cioè alla stagione invernale.
Certo, costa di più. Sarebbe costato meno se gli interventi fossero stati regolarmente effettuati con maggior frequenza. Complessivamente, a dirla tutta, meglio sarebbe stato guardare in prospettiva e sostituire completamente gli alberi dell'intera via.
La gestione del verde urbano non può funzionare, per la salute delle piante e per la conservazione dei paesaggi urbani, con i tempi e le limitate vedute scandite da elezioni , successivo quinquennio di amministrazione ed emergenze climatiche.
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