La recente scomparsa di Jannis Kounellis lascia grande tristezza tra coloro che a Gorizia ebbero modo di conoscerlo, e di mantenere con lui legami di autentica e affettuosa amicizia, in occasione delle sue partecipazioni alle iniziative dedicate all'arte contemporanea e alla cultura delle avanguardie, realizzate a Palazzo Lantieri, dove è conservata una sua installazione nella Torre di origine trecentesca, importante cardine del turismo culturale nella nostra città e Porta essenziale per capire tante cose di questa città.
di Martina Luciani
Kounellis e la bellissima esperienza artistica nata a Palazzo Lantieri coincisero con l'apertura dell'ultimo confine europeo, quello della Transalpina, e con l'ingresso della Slovenia nella UE.
Proprio quell'evento, anzi, fu la precisa ragione per cui Kounellis partecipò alle iniziative in campo artistico realizzate, e proseguite anche negli anni successivi, a Palazzo Lantieri, ed il motivo ispiratore dell'installazione che, a differenza di molte altre sue opere, è rimasta intatta nella Torre e continua ad essere un'inaspettata emozione per i visitatori della dimora storica.
L'opera parla dunque di confini, di popoli che si incontrano: lo fa in un luogo fisico che sovrasta quella che si chiama Porta Oriente, quella attraverso cui partire, un tempo, " in cerca di valli da coltivare, di altopiani selvosi in cui cacciare, di buoni affari, di amici, di nemici con cui discutere o semplicemente da cui difendersi, di inimmaginabili avventure, persino di Tamerlano e delle sue favolose città se avevi buone gambe e ti andava di proseguire oltre i confini della ragionevolezza; ma era anche la porta da aprire per accogliere, incontrare, ospitare, sfidarsi a torneo, parlarsi, conoscere, confidare segreti e intrecciare amori, mescolare ricordi, inventare progetti, custodire esperienze, alimentare ambizioni politiche, sostenere vocazioni artistiche. e soprattutto suggerisce l'abolizione dei confini mentali, persino più pericolosi di quelli fisici." Avevo scritto, molto tempo che l’installazione di Jannis Kounellis si espande e si comprime tra ruvide volte e pareti che esibiscono orgogliosamente resti di antichi affreschi: cadono i confini fisici, passato e futuro si incrociano sotto i nostri piedi, ma ci resta l'importante lavoro di abbattere i confini mentali.
Qui un articolo sull'emozionante installazione che Kounellis realizzò successivamente, a Trieste nel Salone degli Incanti della vecchia Pescheria, nel 2013.
Qui un'intervista a Kounellis che trovo molto efficace per comprendere la sua semplicità nell'esprimere la sua concezione dell'arte e del ruolo dell'artista.
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