domenica 20 dicembre 2015

Gorizia, sito d'accoglienza rifugiati al San Giuseppe: primi inserimenti in corso. Letti,servizi igienici adeguati, assistenza.


Comincia un'esperienza di accoglienza che corrisponde agli standard normalmente riferiti alla dignità umana e alla sicurezza sanitaria: attorno all'organizzazione una cordata di volontariato.


di Martina Luciani

Ieri sera, 19 dicembre, sono stati accolti nel sito di Medici Senza Frontiere di Gorizia 25 profughi afghani e pakistani. Grazie all'intervento congiunto dei volontari e dei mezzi di Croce Verde, il gruppo dei rifugiati è stato trasferito dal campo della parrocchia Madonnina

al San Giuseppe. Accolti, muniti di una scheda personale di riconoscimento, istruiti sul funzionamento della struttura e sulle regole che ne governeranno i tre mesi di attività, hanno potuto dormire in condizioni decorose e provvedere alla pulizia personale. Tutto questo senza oneri per le finanze pubbliche.   In fasi successive, il campo sarà portato a regime e consentirà nel periodo più freddo dell'anno di sopperire alle fondamentali necessità di persone che sono in attesa di una sistemazione a cura delle istituzioni pubbliche competenti (secondo i criteri indicati dalle norme vigenti). Si è saputo che nei giorni scorsi alcuni richiedenti asilo fuori convenzione hanno avuto il coraggio di lavarsi nelle acque del fiume: condizioni estreme producono soluzioni estreme, a loro volta gravide di conseguenze, che preferiremmo non dover aggiungere alla già penosa storiografia locale dell' immigrazione. I cento posti del sito di Medici Senza Frontiere e la loro organizzazione logistica e sanitaria; l'accoglienza che Caritas continua ad assicurare al dormitorio Faidutti; il coordinamento con il volontariato locale su specifiche attività; il tendone della Madonnina per le situazioni " emergenza dell'emergenza"; il meccanismo dei trasferimenti in altre località, da parte della Prefettura, che pare aver trovato un suo nuovo e incoraggiante ritmo: tutto ciò dovrebbe consentirci di trascorrere un inverno meno drammatico del precedente, di attendere con maggior serenità le risultanze del nuovo bando della Prefettura di Gorizia e di riprendere un dibattito sull'accoglienza e sulle nuove responsabilità politiche e sociali che l'attuale situazione internazionale impone tanto ai grandi sistemi di governo quanto alle amministrazioni locali.

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