Come previsto, come temuto, come già scritto e riscritto.
di Giancarlo Stasi
Su questo blog era già stato evidenziato più volte che i lavori di costruzione del parcheggio di via Manzoni, condotti senza criterio e senza riguardo per lo splendido pioppo cipressino che si trova sul sito, avevano fortemente danneggiato sia le radici sia i contrafforti radicali dell’albero, cioè le strutture basali che sono il raccordo tra il fusto e l’apparato radicale. (Piazza Traunik: Gorizia odia i suoi grandi alberi. Incuria ed efferatezza sono le regole della gestione del verde urbano.) Danni di questo genere permettono l’ingresso di numerosi organismi all’interno della pianta, alcuni dei quali possono essere fortemente lesivi. Purtroppo questi fenomeni sono molto comuni nelle piante presenti lungo le strade, dove subiscono ogni genere di ingiuria quando vengono effettuati lavori e scavi.
Esempio drammatico è stato il nostro viale XX Settembre, i cui ippocastani (messi a dimora dall’amministrazione austro ungarica) hanno subito sevizie pesantissime dai lavori stradali, si sono seccati, sono stati attaccati dai funghi, si sono cariati e sono divenuti pericolosi: per gestire la sicurezza sono stati via via abbattuti nei decenni successivi.
I platani di Corso Italia, coinvolti nei lavori di rifacimento dei viali pedonali, hanno subito lo stesso trattamento, e non dubito che la stessa sorte toccherà agli altri esemplari a causa dei futuri lavori, a causa della totale mancanza di adeguata competenza in materia di arboricoltura e, a monte, di una cultura del verde urbano. Competenze e cultura che scarseggiano tanto tra i progettisti dei lavori pubblici quanto tra i “decisori” delle pubbliche amministrazioni.
I platani di Corso Italia, coinvolti nei lavori di rifacimento dei viali pedonali, hanno subito lo stesso trattamento, e non dubito che la stessa sorte toccherà agli altri esemplari a causa dei futuri lavori, a causa della totale mancanza di adeguata competenza in materia di arboricoltura e, a monte, di una cultura del verde urbano. Competenze e cultura che scarseggiano tanto tra i progettisti dei lavori pubblici quanto tra i “decisori” delle pubbliche amministrazioni.
Torniamo al pioppo di via Manzoni, che con evidente ipocrisia è stato lasciato in loco, a manifestare una sensibilità per i grandi alberi che è solo di facciata e sostanzialmente è servita ad evitare le proteste dei cittadini qualora lo si fosse abbattuto dal bell’inizio.
Invece è stato incluso nell’area di cantiere e maltrattato pesantemente dagli scavi a filo tronco, dai cumuli di detriti ammassati sulla base del fusto, dal compattamento del suolo causato dai pesanti mezzi operativi: ma nessuno ci fa caso, a queste prolungate aggressioni, l’albero è in piedi e questo basta alla sensibilità collettiva.
Poi, quando sarà diventato evidentemente deperente e pericoloso, in nome della pubblica incolumità , ne verrà accettato l’abbattimento, dimenticando che si è trattato di una morte indotta diversi anni prima.
Pochi giorni fa, il periodo stagionale è favorevole, sono apparsi su una porzione del colletto della pianta alcuni corpi fruttiferi di un fungo, che pare essere il pioppino, detto anche piopparello.
Questo fungo si comporta sia da saprofita, nutrendosi di legno morto, sia da parassita, nutrendosi di legno ancora vitale, soprattutto su piante debilitate, come per l’appunto il nostro pioppo cipressino di via Manzoni.
In corrispondenza di questo cespo di funghi inoltre si notano sulla corteccia delle rotture che non sembrano i fisiologici corrugamenti della corteccia stessa.
La presenza dei funghi è sicuramente sintomo di una carie del fusto, ma solo con un’indagine strumentale è possibile determinarne ampiezza e grado di degenerazione.
La rottura della corteccia potrebbe essere il segnale del cedimento delle fibre legnose sottostanti, perché la struttura della pianta, ormai indebolita dai maltrattamenti antropici e dall’attacco fungino, non ha più la capacità di compensare le sollecitazioni cui è sottoposta.
Entrambe le problematiche ipotizzate meritano una valutazione più approfondita, che porti ad escludere il rischio di cedimenti strutturali e permetta la conservazione del bell’esemplare arboreo.
E’ anche una questione di responsabilità civile e penale, che sarebbe serio considerare prima che i grandi rami si secchino e si schiantino, fermo restando che l’intera pianta è a rischio. Un rischio che andava considerato da bel principio, che doveva essere previsto nel progetto: allora bisognava fare una scelta. O cambiare il progetto, a tutela del pioppo e della sua conservazione e sicurezza, o deciderne l’abbattimento e le conseguenti polemiche.



Nessun commento:
Posta un commento