Opinione non richiesta:
riflessione sui danni collaterali dell'aggressione, a Ronchi dei Legionari, pochi giorni fa, subita dal giornalista RAI Maurizio Mervar nel corso della protesta davanti all'azienda che produce droni militari.
di Martina Luciani
Se dei manifestanti che invocano pace, giustizia, diritti e salvezza per il popolo palestinese si permettono di aggredire un giornalista, come è avvenuto ai danni di Maurizio Mervar della RAI FVG, del quale è certa la straordinaria capacità di attenzione e onestà intellettuale per le problematiche che affronta nel suo lavoro, significa che sono dei deficienti (dal participio presente del verbo latino deficere).
Questa classificazione precede il reato commesso e dal mio punto di vista spiega le conseguenze che si sono propagate sull'intero movimento che cerca di fermare lo sterminio del popolo palestinese e la quotidiana pratica dei crimini di guerra da parte dello stato di Israele. Perchè ho usato la parola deficienti: perchè si sono rivelati, oltre che violenti, incapaci di prevedere le conseguenze di un’azione così spregevole e nel contempo priva di ogni risvolto utile allo scopo della manifestazione, e di considerare preventivamente lo stigma da generalizzazione che avrebbero riversato, come una fognatura che esplode, sulla causa che difendono, per la quale si è ritenuto di chiamare i cittadini a riunirsi e protestare.
Costoro, che dovrebbero partecipare all'immane sforzo di smuovere le coscienze contro gli orrori in corso e contribuire a far cessare il genocidio del popolo palestinese, sono riusciti a distogliere l'attenzione pubblica dall’effetto voluto ed è difficilissimo adesso enucleare le personali responsabilità della violenza e bloccare chi ora ne approfitta per istigare a NON distinguere tra i buoni e i cattivi. Siamo tutti cattivi, adesso, e questo grazie a un gruppetto di autentici deficienti, che la comunicazione di questi giorni classifica come "pacifisti". Un danno collaterale enorme per tutti i veri pacifisti.
Ecco, io dell’imbecillità umana non ne posso più.
Mi lasciano peraltro indifferenti le reprimende moraleggianti che ci dispensa la politica di destra e di sinistra. Anzi, mi irrita persino che la politica parli di valori, è retorica a buon mercato, ottima occasione per ripescare concetti come diritto dovere di cronaca, libertà di stampa, stampa pilastro della democrazia, dimenticando però quanto noi peones subiamo sistematicamente gli effetti della stampa di regime e le manipolazioni attuate attraverso i media.
Qua, nella specifica situazione dell’aggressione al giornalista Maurizio Mervar, si evidenzia che la legittima protesta collettiva contro lo sterminio di cui è responsabile lo stato di Israele (una delle tragiche questioni di questo secolo sulle quali toccherà ai posteri esprimere l’ardua sentenza, sempre che i posteri restino liberi a sufficienza per farlo) ha sofferto grandemente perchè alcuni manifestanti hanno esibito la mancanza delle doti intellettuali minime richieste per partecipare ad attività sociali.
Cioè comprendere le situazioni, le conseguenze dell’agire, l’opportunità dei comportamenti, i limiti logici e legali entro cui muovere una protesta. La stupidità ha alimentato la violenza, stavolta contro un giornalista, ed ha prevalso sul senso di opportunità, persino sul mero calcolo di convenienza mentre l’opinione pubblica non discerne, e di stupidità si stordisce sempre più, attratta dalla luce di un fuoco che brucia l’autonoma riflessione e l’indipendenza di giudizio: esattamente quel che serve al potere, qualunque sia la sua bandiera, per conservare il suo predominio o per illudere sulle sue intenzioni.
Mi terrorizza prendere atto che siamo una società attrezzata ormai ad interloquire solo su fronti contrapposti e non con le dinamiche e le attrezzature dell’elaborazione di opinioni diverse, così guastando lo spirito e gli effetti delle più nobili resistenze.
Va detto che tutto ciò non è causato soltanto dell’impoverimento culturale e dell’educazione sempre più grossolana riservata alle nuove generazioni: il sistema stesso ci educa alla violenza, siamo capillarmente esposti a questo contagio mortale perché chi esercita il potere, e quindi governa a proprio vantaggio il sistema, lo fa con continue discriminazioni contro le quali siamo impotenti, accentuando le disuguaglianze e svilendo i valori e i principi che assicurano la salute sociale e democratica della comunità dei cittadini. Io non credo che si torni indietro, la civiltà umana è guasta oltre il punto di non ritorno e chi la difende deve ormai imparare a guardarsi anche dai suoi stessi compagni.

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