martedì 4 dicembre 2018

Giornata internazionale della montagna, 11 dicembre 2018. Monte Analogo presenta a Gorizia il film "Domandando di Dougan".


Martedì 11 dicembre 2018 alle ore 20,30 al Kulturni dom di Gorizia, per celebrare la Giornata Internazionale della Montagna, l'Associazione Culturale "Monte Analogo" di Trieste in collaborazione con la sezione goriziana del Club Alpino Italiano, lo Slovensko planinsko  društvo Gorica (Società Alpina Slovena di Gorizia) e il Kulturni dom presentano la proiezione del film "Domandando di Dougan".




Vladimiro (Miro) Dougan è stato uno dei maggiori alpinisti regionali il cui valore viene considerato pari a quello del suo coevo e più conosciuto e celebrato Emilio Comici. Nato a Trieste, nel rione di Roiano, il 16 marzo 1891 da famiglia di origine slovena, ebbe come maestro e mentore Julius Kugy, con il quale frequentò assiduamente le Alpi Giulie prima dello scoppio della Prima Guerra mondiale.
In seguito operò anche sulle Alpi occidentali e centrali e partecipò a spedizioni extraeuropee in anni in cui la cosa non era così comune e scontata come lo è oggi.
La proiezione del film sarà seguita dall'incontro con i due autori Giorgio Gregorio e Flavio Ghio e gli interventi di alcuni fra i più attivi e affermati alpinisti regionali.

Scotti Hütte del Jof Fuart,1917. Archivio D.Marini

Dalla biografia di Dougan.

Il rapporto con Julius Kugy.
E' legittimo credere che Dougan ( nella foto accanto, è a sinistra) abbia conosciuto Kugy ( ritratto a destra)  sui monti ed è altrettanto probabile che il giovane sia stato assunto presso i Magazzini Generali su raccomandazione di quello che era uno dei più importanti importatori di prodotti coloniali dell’epoca. Non è certo una coincidenza che più tardi sia stato impiegato nello stesso ente anche Comici, egli pure un pupillo di Kugy, che lasciò questo lavoro per divenire guida alpina. Abbiamo un’unica notizia che attesta come già prima dello scoppio della Grande Guerra Dougan era stato accolto tra i pochi eletti (Krammer e Bolaffio) che accompagnavano Kugy nell’esplorazione alpinistica delle Giulie: nel 1911 essi raggiunsero la cima del Ciuc di Vallisetta assieme alla guida Osvaldo Pesamosca, una salita molto lunga ed anche pericolosa, scelta solo da chi ama la montagna più solitaria, ancorché ardua quanto ingloriosa.
Nel corso delle sue scalate sul versante Nord del Gruppo del Jôf Fuart,  Kugy aveva incontrato in vari punti quella che egli chiamò “Cengia degli Dei”, un via idealizzata e fantastica, impercorribile per le varie interruzioni con i mezzi di allora.
Tuttavia nel 1914 Dougan effettuò una ricognizione, che si concluse nella Gola Nord Est per le insormontabili difficoltà del tratto successivo, oggi del tutto franato, ma il Maestro esaltò comunque l’impresa scrivendo: “non sono molti quelli che hanno messo il piede su quelle cenge ... giovani fortunati, anzitutto il mio fedele Dougan, che, quasi parte di me stesso, vi passò per primo”.
Quando all’inizio delle ostilità questo settore montuoso divenne un caposaldo della prima linea austroungarica, Kugy fu là inviato per fornire ogni suggerimento che potesse render più sicuri i movimenti della truppa, specialmente nel periodo invernale, quando l’insidia delle valanghe faceva più vittime del fuoco nemico. Anche in questa occasione egli volle vicino a sé Dougan, uomo schivo ed alieno dal protagonismo, che ha scritto ben poco della sua straordinaria attività alpinistica, ripresa certamente dopo che Trieste era diventata italiana, oramai senza il suo mentore, caduto in miseria e debilitato ad appena sessant’anni da menomazioni fisiche rimaste oscure.
Kugy ha scritto: “Se fossi il Re delle Giulie, Dougan dovrebbe essere il principe ereditario ... quando io non son potuto più andare in montagna, lui ha proseguito nel mio senso la sistematica esplorazione alpinistica delle Giulie ... I più grandi problemi li ha risolti lui”
Dougan alpinista.
Ignorando gli attrezzi e le tecniche introdotte da Comici, Dougan realizzò le sue imprese con i mezzi e lo stile dei pionieri: piramide umana o lancio di un arpione per superare gli strapiombi, scarpe chiodate, “scarpèz” friulani e piedi nudi per le placche lisce, sicurezza attorno agli spuntoni. Con questi metodi di progressione che fanno rabbrividire egli superò passaggi oggi classificati di V, restando ignote le difficoltà delle salite che nessuno ha più percorso.
Si potrebbe pensare che Dougan sia stato solo un arrampicatore istintivo, bravo quanto spericolato e quindi simile a tanti anche più abili di lui. Furono invece altre qualità a statuirne l’indiscutibile levatura e sono quelle che distinguono chi ha cercato di indagare la storia e le abitudini delle genti delle valli alpine, prime e migliori conoscitrici della montagna quale fonte delle essenziali risorse di sopravvivenza. Grazie alla familiarità che egli aveva con molti abitanti di Val Dogna e della Raccolana, Dougan recuperò leggende altrimenti perdute e racconti di perigliosi itinerari noti a bracconieri e fienaioli in alte regioni ritenute inesplorate, un tipo di ricerca etnografica mai fatta né prima né dopo di lui. Il risultato di queste indagini venne dapprima riportato sulla Rivista Alpi Giulie e quindi (1932) nella pregevole Guida del Montasio, dove da ogni pagina permeata di romanticismo traspare l’amore che quest’uomo ebbe per i suoi monti.

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