martedì 25 settembre 2018

Il giovane Emanuele da un set all'altro


Autografi, picchetto d'onore, sindaco con fascia tricolore, sorridente ed emozionata. Potrebbe essere l'ennesimo set cinematografico grazie all'efficientissimo Film commission regionale. Invece a Redipuglia si celebra soltanto l'insulto alle istituzioni repubblicane, esercito compreso.


di Marilisa Bombi

Da anni vado dicendo che la classe non è acqua e, sotto questo punto di vista, i nobili dovrebbero avere molto da insegnarci se, proprio per la loro presunta classe innata, amassero soprattutto la discrezione. Nel senso che protagonismo ed ostentazione stanno agli antipodi di ciò che è nobile per natura. Come ben lo dimostrano, del resto quei nobili goriziani che se ne stanno nelle loro case ad onorare e custodire il Genius loci, disponibili sempre a condividere ed ospitare arte e bellezza. Scivolando nel soggettivo, ci sono le persone di animo nobile o nobile di carattere, che dir si voglia, ovvero quelle generose e disinteressate. Quelle che si fanno in quattro per aiutare chi si trova in uno stato di bisogno; qualsiasi esso sia. Quelle che combattono per un ideale di giustizia e non per il proprio tornaconto sia esso pubblico o privato.
Quelle che, comunque, ogni novello Diogene avrebbe notevole difficoltà a trovarne, anche con una super lanterna; visto che i sentimenti che imperversano, al mondo d’oggi, poco hanno a che fare con l’Uomo, nella accezione filosofica del termine. Ma tant'è.
C’è, poi, il vino Nobile, definito forte, gentile, blasonato e di carattere, anche se quelli nostrani non sono da meno. E l’onorificenza del resto è stata da un bel po’ di tempo riconosciuta dalla Corte, quella ducale, a partire dall’incipit con il quale accolgono il visitatore virtuale “Et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni.” Affermazione riconducibile nientepopodimeno che a Leonardo da Vinci.
Ma ci sono anche i metalli nobili. Quelli resistenti alla corrosione e ossidazione in aria umida (diversamente dalla maggior parte dei metalli che per questo sono chiamati vili). Sono pochi e, quelli più noti, si contano sulle dita di una mano. Argento, platino e oro. Poi rutenio, rodio, palladio, osmio, iridi. Ed, infine, ma temo proprio che qualche ulteriore esempio mi sfugga, come la mente stessa mi suggerisce, c’è il piano nobile. Ce ne sono tanti in città. Sono i primi piani dei palazzi costruiti nel XIX secolo che costeggiano tante vie del centro e di quelle che erano le principali strade cittadine. Di norma erano composti da tre piani (più raramente quattro). Il piano nobile era così chiamato perché costituiva la residenza vera e propria della famiglia e contava generalmente le migliori decorazioni interne, oltre che esterne, di tutto l'edificio.
Sul fronte opposto, ci sono i fatti ignobili. Tanti tantissimi. Uno di questi, che nei giorni scorsi mi ha particolarmente colpito, è stata l’accoglienza riservata a Emanuele Filiberto di Savoia. Il quale (Emanuele Filiberto Umberto Reza Ciro René Maria; Ginevra, 22 giugno 1972) – puntualizza la onnisciente Wikipedia - è un membro di Casa Savoia, personaggio televisivo, nato e vissuto in Svizzera. Il curriculum professionale di Emanuele Filiberto è di tutto rispetto ed ha inizio ben 10 anni fa, allorquando ha svolto le funzioni di giurato nella trasmissione “Il ballo delle debuttanti” trasmesso da canale 5. Poi è stata la volta di “Ballando con le stelle” (Rai 1, 2009) in qualità di concorrente, così come al festival di Sanremo 2010 (Rai 1, 2010); “Ciak... si canta!” (Rai 1, 2010); Miss Italia 2010 (Rai 1, 2010); I Raccomandati (Rai 1, 2010-2011); L'isola dei famosi (Rai 2, 2011) anche se in qualità di ospite non in gara; Me lo dicono tutti! (Rai 1, 2011); Ricchi di energia (Rai 2, 2011); Il principiante - Il lavoro nobilita (Cielo, 2012); Pechino Express (Rai 2, 2012); Un air de star (M6, 2013) Concorrente; Mission (Rai 1, 2013) Inviato; Notti sul ghiaccio 3 (Rai 1, 2015) Concorrente; 58º Festival di Castrocaro (Rai 1, 2015) Giurato. Dopo non si sa. Certamente non si è ritirato a vita privata, come i nobili cittadini di cui sopra si diceva.
La visita più recente l’ha fatta in regione e precisamente a Redipuglia; in quanto “impegnato in un intenso programma istituzionale che lo condurrà nei luoghi-simbolo delle sofferenze e delle tragedie per chiudere le cerimonie della Grande Guerra.” Così come aveva informato il comunicato della delegazione FVG degli “Ordini dinastici”, riportato più o meno integralmente dai notiziari del web. Quale sia l’Istituzione che Emanuele Filiberto Savoia ha rappresentato nella sua apparizione regionale nessuno l’ha chiarito. Ma può essere istruttivo sapere che gli ordini dinastici di casa Savoia, nonostante la pomposità del nome, non sono  altro che l’” Associazione Internazionale delle Dame e dei Cavalieri della Real Casa di Savoia. “
A 72 anni dalla fine della monarchia, a guardare le foto che scorrono sulla pagina web degli ordini dinastici, l’istinto di sorridere prevale sullo sdegno di vedere rappresentanti delle istituzioni repubblicane rendere omaggio ad un privato cittadino i cui meriti sono legati alle comparsate televisive in programmi di intrattenimento.
Il giovane Emanuele Filiberto non ha certamente alcuna responsabilità morale a proposito degli eventi nefasti della seconda guerra mondiale. Tuttavia, servirebbe una ben maggiore diffusione della conoscenza della nostra storia, a partire dalle scuole. Ed una conseguente graduatoria di valori. Così, forse, sindaci più o meno bardati con la fascia tricolore ci penserebbero bene prima di crogiolarsi sorridenti davanti al principino. Sarebbe doveroso, come ci ricorda Filippo Focardi nel suo "Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale"che gli studenti conoscano Sant’Anna di Stazzema e Monte Sole, come Auschwitz e le foibe, ma dovrebbero sapere anche che cosa hanno rappresentato Domenikon e Rab (Arbe), per non dire di Debrà Libanòs in Etiopia. Allo stesso modo può avere un valore formativo che venga loro additato l’esempio di un Giorgio Perlasca. Ma non dovrebbero essere taciute le colpe di un Rodolfo Graziani o di un Mario Roatta. Ed anche le responsabilità di Vittorio Emanuele III (antenato del giovane principino) che non fece nulla per fermarne lo slittamento progressivo verso la dittatura. Il sovrano accettò e controfirmò tutte le scelte del regime littorio, anche le più sciagurate: lo scioglimento di partiti e sindacati, la soppressione delle libertà individuali e collettive, l’avventura coloniale in Etiopia, l’alleanza con la Germania nazista, le leggi razziali, la dichiarazione di guerra alla Gran Bretagna e alla Francia (quest’ultima già ridotta in ginocchio dalle armate tedesche) nel giugno 1940, la successiva proditoria aggressione alla Grecia.
Insegnare ed imparare la storia, piuttosto che rendere impropri omaggi. E’ così che si costruisce una memoria europea fondata sull’etica della responsabilità e aperta alla dimensione globale e multietnica delle società in cui viviamo, al di là di una memoria nazionale finora centrata su se stessa, vittimistica e auto celebrativa.

1 commento:

Unknown ha detto...

Molto apprezzato e condiviso con le mie conoscenze. Anna