giovedì 12 luglio 2018

L'urbanistica, a Gorizia, non sa guardare oltre il connubio affari/politica. Consiglieri comunali, attenti alla variante 41!


Il rischio di veder ripetere il copione della variante 36 è nascosto semplicemente perchè nessuno ne vuole parlare, ricordare come, a causa delle decisioni del consiglio comunale in occasione dell'approvazione della variante, la centrale a biomasse Sud del progetto Three shades of green è stata autorizzata alcuni anni dopo dalla Provincia di Gorizia. Appello ai consiglieri comunali affinchè ottengano la Valutazione ambientale strategica ( invece esclusa dalla Giunta) sulla variante ereditata dalla precedente amministrazione.



di Stefano Cosolo



Che Gorizia stia vivendo da anni una fase di declino, è fenomeno certificato dalla drammatica diminuzione dei residenti, dallo svuotamento del centro storico della gran parte delle attività  commerciali, dall’invecchiamento della popolazione: chiari segnali che non c’è attrattiva per l’insediamento di nuove famiglie, che si aggrava la mancanza di lavoro, che l’abbandono e la cattiva gestione caratterizzano la  situazione ambientale e paesaggistica (che fine ha fatto la “città giardino” e come se la passano le periferie?).
L’urbanistica locale degli ultimi anni ha “accompagnato” questo declino con scelte che si sono rivelate completamente sbagliate e devastanti per il territorio.
Si è realizzato il classico esempio dell’utilizzo della pianificazione per sostenere e assecondare il connubio affari/politica, inventando una città in espansione, che facesse da “contenitore” ad un aumento “vertiginoso” della popolazione, in assenza di qualsiasi studio sull’evoluzione demografica ( involuzione, in realtà) e sulla composizione sociale: nuove zone abitative, nuove strade, nuove zone commerciali. 
Ma questa insensata "espansione" porta con sè un aumento dei costi di gestione a carico del bilancio comunale, quindi dei cittadini, producendo più cemento, più manutenzione, più illuminazione pubblica, più fognature, più condotte del gas  e dell’acqua, più rete elettrica e del metano, più problematiche  ambientali, ecc.. e quindi, un impoverimento per la popolazione e le casse comunali.
Ne viene fuori una città scompensata tra centro storico e periferie, immobili abbandonati e abitazioni vuote ( 4000 secondo un recente articolo sulla stampa), strade deserte, commercio e attività produttive in crisi profonda, disagi ambientali e sociali, spaesamento della comunità, venir meno delle caratteristiche urbane e sociali che costituiscono elementi identitari, a partire dai vecchi borghi e dai quartieri. 

Adesso l’amministrazione comunale sta mettendo mano al PRGC (Piano Regolatore Generale Comunale) ritenendo vecchio e obsoleto quello del 2000 e lo sta facendo con il solito fallimentare  “metodo goriziano”: decidono pochi per la vita e il futuro di molti .  Certo, si dirà con la solita ipocrisia, c’è l’affissione delle delibere all’Albo Pretorio e ci sono gli atti leggibili per le osservazioni pubblicati sul sito del Comune. Chiedo ai cittadini, è sufficiente? A Gorizia sondaggi, interviste, agenda 21, riunioni pubbliche, referendum, consultazioni, partecipazione, insomma coinvolgimento della comunità, sembra siano fenomeni “sgraditi” se non addirittura sconosciuti, altro che città aperta, europea, democratica e moderna.

 In quasi tutti gli altri comuni d’Italia,  indipendentemente dal colore politico, da anni ormai si agisce in modo totalmente opposto a quello goriziano. Cito come esempio Pordenone, che di recente ha modificato il PRGC.
“Pordenone più facile” è stato un percorso che l’Amministrazione Comunale ha scelto di fare insieme alla città, dando voce al cittadino, oltre che ai portatori di interesse che abitualmente dialogano con il Comune attraverso tavoli specifici. Il percorso partecipativo avviato dall’Amministrazione Comunale è stato concepito al fine di osservare ed ascoltare la città con l’obiettivo di attribuire un senso locale alle riflessioni sul tema della rigenerazione urbana, della resilienza rispetto alle dinamiche urbane in atto. L’obiettivo è stato, appunto,  quello di portare la città  a fare scelte più consapevoli e tratteggiare in modo saldo soluzioni condivise ed equilibrate per la redazione del nuovo Piano Regolatore Generale Comunale.

 A Gorizia sotto la giunta Romoli, nel 2016 il consiglio comunale, in modo trasversale, maggioranza e opposizione insieme (tranne alcuni consiglieri), ha votato il “documento delle direttive per una variante strutturale e ricognitiva” redatto da una sola persona, l’assessore Guido Germano Pettarin, a pochi mesi dal cambio dell’amministrazione (praticamente in campagna elettorale), senza alcun tipo di consultazione dei cittadini e delle categorie produttive, con una sola commissione urbanistica dedicata a questo tema fondamentale per il futuro della città.

 Ora la giunta attuale, sindaco Ziberna, delibera l’esclusione della procedura di VAS  per l’adozione di questa variante al PRGC redatta dai suoi stessi propri uffici: l’esclusione cioè di quella procedura di Valutazione Ambientale Strategica che attiene alla tutela dell’ambiente ( e del paesaggio) e che ha un significato ben più ampio delle circoscritte valutazioni urbanistiche, aprioristicamente e astrattamente descritte come di modesta entità ed in quanto tali non interferenti né con l’ambiente, né con il paesaggio, né con l’incrociarsi di questi due elementi sul piano del patrimonio sociale e culturale collettivo. Per avere idea di quanto rischiamo, noi cittadini, basta considerare che nel documento approvato dal consiglio comunale quale ultimo atto della Giunta Romoli, si esprimeva il concetto “minimo consumo di suolo”: aberrazione concettuale, a fronte dello zero consumo di suolo, che è ben altra cosa. Ancora, per avere idea di quanto rischiamo, basta ricordare che la centrale a biomasse sud è stata autorizzata dalla provincia di Gorizia perché la variante 36 nel 2012 ha stabilito la trasformazione di un’area commerciale in area industriale nella dichiarata certezza “politica”che i futuri interventi avrebbero riguardato la logistica industriale del privato imprenditore richiedente la variante e permettendo invece la realizzazione di una industria nel centro abitato.
L’ultima parola spetta però al Consiglio comunale che dopo una commissione urbanistica tenutasi l’11 luglio nelle “secrete stanze” del palazzo sarà chiamato in una delle prossime convocazioni, a confermare o meno l’esclusione della VAS.

 Sul tavolo il futuro di Gorizia, senza una strategia sul lungo periodo, senza un’idea che sia fondata su  valutazioni e analisi e soprattutto sulla conclamata esigenza di rigenerazione urbana. Che si ispiri alla visione dell’urbanistica  quale potere di pianificazione rivolto alla realizzazione contemperata di una pluralità di interessi pubblici (e segnatamente di quelli ambientali fino al punto di prevedere il c.d. consumo zero di suolo), che trovano il proprio fondamento in valori costituzionalmente garantiti( Consiglio di Stato, 18 settembre 2017);  che realizzi lo sviluppo complessivo e armonico del territorio, cioè promuova un modello di sviluppo sociale ed economico dei luoghi in considerazione della loro storia, tradizione, ubicazione.(Consiglio di Stato, n.2710 del 2012).

La preoccupazione è che anche stavolta, come in passato, escludendo la cittadinanza dai processi decisionali, si commettano gli errori del passato, finendo, molto probabilmente,  con "accontentare" qualche imprenditore o magari qualche istituto bancario, ma  non certo la comunità: sono di nuovo in discussione nuove cementificazioni, ulteriori aree abitative (per chi?),  altre strade (tanto per non farci mancare i problemi, visto che non si riesce a gestire quelle che ci sono), ulteriore incremento delle aree per attività commerciali esterne al centro storico, alimentari e non. In  particolare le "direttive" si riferiscono alle aree di bordo come quelle di via Terza Armata e della zona nord. A chi sarebbero di utilità questi interventi? Sicuramente non agli esercizi commerciali già presenti che si vedrebbero aumentare la concorrenza in un periodo, quello attuale, già difficile e nemmeno a quel che rimane del  tessuto commerciale del centro storico, per non parlare del consumo di suolo delle ultime aree verdi rimaste nel territorio comunale in quartieri come Sant'Anna, patrimonio dei cittadini, oltre che una modifica assolutamente non richiesta e non necessaria del paesaggio, vera e propria  risorsa di Gorizia, da salvaguarda e promuovere così come è oggi, senza - appunto - ulteriori edifici e asfalto.

Prossimo Consiglio comunale probabilmente intorno al 23 – 24 luglio: consiglieri comunali, siete consapevoli della posta in gioco? Intanto in città totale silenzio sull’argomento, sui social nessuno ne parla, la stampa non informa ed è ovvio perché non fa notizia.

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