lunedì 7 maggio 2018

Festa dell'Europa, 9 maggio: riflessione sul contributo delle donne all'unificazione e alla costruzione di una comune, pacifica identità europea.

La storia dell’Europa unita non è stata scritta solamente da uomini: il contributo femminile al processo di unificazione è stato notevole ed importante, sotto ogni punto di vista, teorico, politico e culturale, ovvero nella costruzione sentimentale dell’idea di un’Europa unita e di un’identità europea ( " L'Europa è una questione d'anima!"
Una importante pubblicazione del Senato della Repubblica, disponibile on line.  


di Stefano Cosolo



Il 9 maggio si celebra la Festa dell’Europa. La data scelta è quella dell'anniversario della storica dichiarazione, nel 1950 a Parigi, dell'allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman,  nella quale espose la sua idea di una nuova forma di cooperazione politica per l'Europa, necessaria per scongiurare in futuro  un’altra  guerra tra le nazioni europee.

Ma la storia dell’Europa unita non è stata scritta solamente da uomini. Sebbene anche nella celebre firma dei Trattati, avvenuta a Roma, il 25 marzo 1957, non fosse presente alcuna donna, il contributo femminile al processo di unificazione è stato notevole ed importante, sotto ogni punto di vista, teorico, politico e culturale, ovvero nella costruzione sentimentale dell’idea di un’Europa unita e di un’identità europea.

Un interessante pubblicazione che  ricorda alcune delle protagoniste del processo di unificazione europea è edita dal Senato della Repubblica e si intitola  “Donne che hanno fatto l’Europa” (2017), scaricabile all’ indirizzo web http://www.senato.it/4596?pubblicazione_anno_pubblicazione=2017 a cui rimando per una lettura più approfondita e completa.

Da questa pubblicazione, come da altri studi e ricerche, emergono anche molte “madri” dell’Europa unita, tra queste si ricordano, ma l’elenco è tutt’altro che esaustivo,  Anna Siemsen, Louise Weiss, Ada Rossi, Ursula Hirschman, Fausta Deshormes La Valle, Simone Veil, Marga Klompé, Christiane Scrivener, Katharina Focke, Colette Flesch, Eliane Vogel–Polsky, Sofia Corradi.

Di seguito alcuni brevi accenni relativi a due di  queste donne, Anna Siemsen e Louise Weiss, le quali cominciarono a parlare e a scrivere di scuole comuni, moneta comune, mercato comune un secolo fa, quando l’Europa si trovava  ancora nel mezzo del dramma della  Grande Guerra.

Anna Siemsen (1882-1951), deputata socialista al Reichstag, esule in Svizzera negli anni del nazismo al potere e figura chiave del Movimento Socialista per gli Stati Uniti d’Europa nella Germania del dopo­guerra.

Anna, una tranquilla insegnante nelle scuole femminili dell’Impero, in seguito alle tragiche vicende della Grande Guerra che coinvolsero anche la sua famiglia, divenne una convinta pacifista, europeista e socialista. Pedagogista per vocazione predicò un sistema scolastico che avesse “il bambino come punto di partenza” e la “comunità umana come punto di arrivo”. È la sua convinta idea della necessaria ricerca di una “pace europea” che la resero famosa in tutto il continente, pace che poteva trovarsi solamente realizzando in Europa una comunità pacifica, plurilingue, plurireligiosa, pluriculturale, curio­sa e aperta all’altro, che si sarebbe lasciata alle spalle l’autoritarismo, il militarismo, il nazionalismo, l’odio per il diverso e, inevitabilmente, la guerra.

Sicuramente un’«antesignana», come la definisce la sua biografa Francesca Lacaita (“Anna Siemsen. Per una nuova Europa. Scritti dall’esilio svizzero”,  F. Lacaita, Franco Angeli edizioni, 2010) e anche una visionaria, non solo per «la modernità del suo approccio che anticipa per certi versi in maniera sorprendente i modi in cui si pensa e s’immagi­na oggi l’Europa», ma anche per i temi trattati,  più che mai attuali: la convivenza tra culture e religioni, la costruzione consapevole di un’i­dentità comune ma rispettosa della diversità, un’unione che non sia solo dettata dagli interessi dell’economia e della grande finanza, ma anche e soprattutto, diceva e scriveva Anna, «dal diritto e dalla libertà».


Louise Weiss,
(Arras 1893 - Parigi 1983)  politica, femminista e intellettuale francese fu tra le prime donne a intravedere, già verso la fine degli anni Venti, la possibilità della costruzione di una Europa comune, di un mercato comune, di una moneta unica, di una comune identità culturale europea.
Seguì le proposte del ministro degli esteri francese
A. Briand e fondò e diresse, negli anni Trenta,  la rivista L'Europe nouvelle, sostenendo da un lato il riavvicinamento tra Francia e Germania, dall'altro, con la costituzione dell'associazione "La Femme nouvelle"  la lotta per le pari opportunità, la dignità politica per le donne francesi e la conquista del voto, ottenuto il 21 aprile 1944 con un'ordinanza firmata dal generale Ch. de Gaulle.

«Mi sembra, in questo momento, di aver attraver­sato questo secolo e solcato il mondo solo per venire in­contro a voi come innamorata dell’Europa…». Questa è la voce di Louise Weiss, a Strasburgo, il 17 luglio del 1979. Aveva ottantasei anni e una lucidità straordinaria. Era una leggenda vivente – giornalista, scrittrice, cineasta, viaggiatrice, fotografa – che quel giorno diventava, sia pure per poche ore, la prima Presidente del primo Par­lamento europeo eletto a suffragio universale diretto. In qualità di decana dell’Assemblea, ossia la più anziana, spettava a lei la parola. Quelle pronunciate da Louise Weiss furono parole  sull’Europa piene di poesia e di visioni, di passione e di speranza : «Questione d’anima! L’Europa è una questione d’ani­ma!».
Tra le altre protagoniste del processo di unificazione europea raccolte nella pubblicazione del Senato, ci sono anche Marga Klompé, l’unica donna eletta nell’Assemblea della CECA del 1952, Chri­stiane Scrivener, diventata nel 1989 la prima commissa­ria alla fiscalità, Eliane Vogel–Polsky, l’avvocato che ha portato davanti alla Corte di giustizia la mancata appli­cazione dell’articolo 119 del Trattato di Roma sulla parità di salario tra i sessi, Sofia Corradi, soprannominata "mamma Erasmus" in quanto ideò e costruì il programma Erasmus per l'interscambio degli studenti fra le università europee: donne che hanno creduto e perseguito con  convinzione l’idea  che  l’unità dell’Europa e la riconcilia­zione tra i sopravvissuti dei terribili conflitti bellici  fossero l’unica risposta in grado di restituire una speranza alle future generazioni.

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