lunedì 15 novembre 2021

Manifestazione No green pass di Gorizia, il 13 novembre: un po' di informazione alternativa


Nessuno vi obbliga a leggere le mie osservazioni e riflessioni,siamo tutti ancora liberi di leggere quel che ci pare.


di Martina Luciani



Al minuto 4.09 di questo servizio radiofonico RAI, la serena dichiarazione del questore di Gorizia, che sottolinea come gli organizzatori della manifestazione No green pass si siano dimostrati estremamente disponibili nell'ascoltare le prescrizioni contenute nella circolare del Ministero, che hanno dato paletti più rigidi allo svolgimento della manifestazione già annunciata.
Così si è espresso  il Questore, che è titolare della funzione di emanazione delle ordinanze con le quali vengono regolamentate tutte le manifestazioni o gli eventi che possono turbare o interessare l'Ordine Pubblico. Credo che Gorizia Risponde abbia dato prova non solo del pieno rispetto delle norme vigenti  ma anche delle regole del vivere civile, che era uno principali obiettivi del gruppo ben prima che diventasse il mantra terrorizzato del primo cittadino: si veda ad esempio il comunicato n.2 e il comunicato n.3 e il richiamo continuo ai principi della comunicazione non ostile, come ad esempio questo qui)o la stessa immagine di copertina del gruppo FB, che non propone invettive o salmi deprecatori, ma a corredo dell'immagine cita il secondo comma dell'art.2 della Costituzione Italiana.

Insomma, nelle ore antecedenti il corteo e l' assemblea al parco della Rimembranza, mentre l'Autorità di Pubblica Sicurezza sembrava dimostrare fiducia negli intenti e nel raziocinio degli organizzatori, il sindaco, con una capillare operazione telefonica e la solita grancassa sui media, spaventava i cittadini e invitava i commercianti a chiudere. Che mi ricorda tanto i giochi di ruolo, dove un partecipante ha scelto il proprio personaggio e accumula punteggio con le sue azioni: ad esempio innaffia inutilmente le strade della città con la varechina, lancia comunicati inquietanti con un altoparlante montato su una vettura che lentamente si aggira nelle vie deserte, registra telefonate che intimidiscono coloro che alzano la cornetta (io l'ho schivata, relata refero), di volta in volta assume toni affettuosi da buon padre di famiglia per poi ruggire scompostamente avvisando dell’arrivo dell’apocalisse.

Vale la pena ripercorrere qualche passaggio della sceneggiatura disponibile.
Il sindaco, prima della direttiva Lamorgese, comincia con il dichiarare che  a Gorizia tutti possono manifestare, ci mancherebbe, che lui  ha sempre affermato il sacrosanto diritto ad esprimere le proprie opinioni, ma che deve assicurare la salute a tutti, inclusi coloro che intendono manifestare.  Precisa che Gorizia continuerà ad ospitare tantissime manifestazioni e cortei ma che non vogliamo assistere a scene indecorose e di violenza, chiunque venga  lo faccia in civiltà, “diversamente sarà l’ultima volta che vanno in piazza della vittoria”.Controllate pure qui.
Mi sembra tutto normale.
Poi i media cominciano a titolare sull’arrivo di nuove disposizioni del ministero dell’Intero, restrittive delle manifestazioni no green pass: è cambiato il fondale, scatta il coup de theatre. Il sindaco legge la direttiva e ruggisce: noi contavamo che nella direttiva Lamorgese fosse posto il divieto allo svolgimento di cortei! Io ho formalizzato al Prefetto e al Questore la richiesta di impedire lo svolgimento del corteo e trasferire la manifestazione nel piazzale della Casa Rossa. https://www.telefriuli.it/cronaca/no-corteo-no-green-pass-sabato-gorizia/2/225419/art/
Avvisa, assumendosi un responsabilità istituzionale non da poco, che “trasformare la protesta in una guerra civile lascerà solo macerie”, come se una protesta fosse prodromica di un conflitto armato interno allo Stato. https://www.telefriuli.it/cronaca/ziberna-invoca-stretta-anti-no-green-pass-gorizia/2/225370/art/

Gorizia Risponde intanto si consulta con l’Autorità competente e accetta che il corteo  sia ridotto e si concluda al Parco della Rimembranza. Accetta cioè che, nelle more delle direttive Lamorgese, si riesca a mantenere perlomeno un  tratto dell'itinerario del corteo e uno svolgimento in forma simbolica: “Ci proponiamo di dimostrare come si possa essere civilmente in disaccordo con le politiche del Governo e pretendere il rispetto delle persone e dei loro diritti senza ricorrere alla violenza e come sia importante esprimere le proprie opinioni nel solco della Costituzione e nonostante le forzature alla nostra Carta Fondamentale che questo Governo pratica come nuovo strumento di gestione dell’emergenza sanitaria e della crisi economica e sociale”.

Questa dignitosa presa di posizione viene riletta dai media come una sfida a Ziberna il quale, ben sapendo che la dichiarazione di Gorizia Risponde gli passa alta sopra la testa e parte direttamente verso Roma, si ripiglia la scena infastidito probabilmente dalla scelta della Questura e sicuramente anche dalla seguente presa d'atto di Gorizia Risponde: il Sindaco di Gorizia ha scelto di alimentare la contrapposizione tra i suoi stessi concittadini, stravolgendo il suo ruolo istituzionale, esprimendosi con parole che incitano all’intolleranza, che evocano con quella retorica che vorremmo bandita dal dibattito pubblico scenari apocalittici e lugubri spettri del passato, alimentano la tensione sociale e giustificano lo scontro invece di raccomandare il confronto (comunicato n.3).
Insomma, il sindaco che fa? Invoca l’incremento dei contagi, cioè stimola le più viscerali paure delle persone, sottolinea l’esasperazione della gente causata da quasi due anni di pandemia e annuncia che agli organizzatori
è stato "reso obbligatorio" il servizio di controllo con almeno un addetto ogni 50 persone, facilmente identificabile indossando, ad esempio, una pettorina fluorescente, gialla o arancione e che i nomi degli addetti dovranno essere raccolti anticipatamente dagli organizzatori e consegnati alla Questura.
Oh là, così si fa, cara la ministra Lamorgese (che peraltro nella sua direttiva non fa parola di servizi di controllo a supporto della gestione dell’ordine pubblico predisposta dalle Questure)
Ma forse il sindaco non sa che ben prima della sua uscita, diretta evidentemente a produrre pressione e intimidazione nei confronti degli organizzatori, nel discutere con la Questura le modalità di svolgimento, Gorizia Risponde aveva preannunciato che, per ragioni di prudenza, sarebbe stato realizzato un coordinamento per vigilare sul pacifico svolgimento della manifestazione. Un tanto anche dopo aver collezionato, sui social, una serie di sgradevolissime reazioni promesse da parte dei probi cittadini contro i manifestanti: la lettiera sporca del gatto rovesciata dalla finestra sopra il corteo è stata forse la più fantasiosa, idonea comunque a richiedere ai partecipanti eventualmente coinvolti uno sforzo notevole per far finta di nulla e considerare il gesto come una legittima manifestazione di dissenso. 

Ed ecco il corteo, ordinato, schiamazzante al punto giusto, non un attimo di suspance ma ripetuti inviti al rispetto delle regole anticovid, non una intemperanza ma sistematici riferimenti alla Costituzione e alla legalità.  Le forze dell’ordine presenti si sono sostanzialmente annoiate.
Giunti al parco della Rimembranza, i partecipanti  hanno formato un grande cerchio che ha racchiuso una serie di interventi di persone molto diverse tra loro, senza che comparissero a chiedere la parola né negazionisti, né satanisti e nemmeno un terrapiattista: un medico psichiatra e psicologo, un professore universitario, un  docente delle Superiori; e poi pacifici studenti universitari e cittadini lavoratori che hanno portato la propria testimonianza con sofferenza, emozione ma senza alcun accento di violenza; e infine il messaggio registrato da Nunzia Alessandra Schilirò, pacato, determinato e incoraggiante,  dedicato proprio ai manifestanti riuniti a Gorizia.
Entro l’ora concordata, senza una sbavatura, l’evento si è concluso, le persone se ne sono andate con i loro cartelli e striscioni salutando educatamente i poliziotti e carabinieri di presidio, che altrettanto educatamente hanno contraccambiato. La parola data è stata rispettata e nessuna legge o leggina o ordinanza è stata violata.

Attorno, la città già sottoposta ad un processo di imbalsamazione iniziato ben prima dell’epidemia, si era conciata con le bende delle mummie: tutto chiuso, o quasi, come raccomandato.
Inutile serrata conseguenza di  una incommentabile strategia della paura. Il cui risultato è stato duplice, checchè lamenti oggi il sindaco a proposito dei negozi sprangati come se ciò non fosse avvenuto a causa sua o checchè tambaschi (verbo del dialetto goriziano) l’Ascom a proposito delle chiusure per evitare assembramenti (dove? nei negozi? mah!): il risultato di aver essa stessa prodotto un danno agli esercenti locali e quello, per gli osservatori più smaliziati, di aver per l’ennesima volta trasferito fuori dall’amministrazione la responsabilità del declino complessivo della città.
Perché una volta è colpa dei migranti, una volta degli ambientalisti che non vogliono le industrie insalubri, una volta dei ciclisti, una volta degli antifascisti, una volta del Covid, una volta dei no green pass, in un crescendo recitativo, con le sottolineature grottesche dell’ascensore al castello, dell’Isonzo beach, del carcere europeo, dell’aeroporto, della cittadinanza pervicamente conservata a Mussolini  ma negata a Liliana Segre, del rifiuto al patrocinio comunale al Pride e via gorgheggiando, che ha un’unica motivazione: mascherare le responsabilità e l’incapacità politica di governo.
Di questa amministrazione e di molte altre prima di questa, indipendentemente dai colori politici.
 

Ancora una chiosa. Rendiamoci conto che lungo il percorso prestabilito e autoblindato non è che ci fossero stimolanti occasioni di shopping, occasioni che peraltro non sono più da tempo  il fiore all’occhiello del commercio cittadino.  Ma quantomeno il prezzo di innumerevoli caffè, cappuccini, tisane, acque minerali, spuntini, succhi di frutta, dolcetti che i partecipanti alla manifestazione avrebbero acquistato lungo il percorso, e nei dintorni,  per riscaldarsi, rifocillarsi e dissetarsi, poteva uscire dalle tasche dei manifestanti  e finire nei registratori di cassa.
E in vista del Natale, quello commerciale intendo,con Gesù Bambino sfinito dallo shopping compulsivo, val la pena di ricordare che le risicate risorse dei cittadini, sottoposti a rincari pesantissimi sul costo della vita, certamente non risolleveranno la situazione dei concittadini commercianti e di certo chi si occupa di marketing non potrà far conto su coloro che pagano fior di soldi per eseguire i tamponi  attraverso i quali esercitare i nuovi distopici diritti al lavoro e alla non discriminazione.

Inutile commentare in maniera ostile e offensiva. Cancellerò, perchè non sono capace di mettermi a quello stesso livello per rispondere come converrebbe.


 

 

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