Si intitola "Quella mattina del 14 settembre".
Nell'occhiello:" Oggi tutto è come allora, la casa che fu ospedale è intatta, c'è ancora la glicine, ci sono ancora gli ippocastani e nei tronchi i buchi delle schegge." L'ha scritto Paolo Caccia Dominioni nel 1958, tornato a Gabria 42 anni dopo aver combattuto nella settima battaglia dell'Isonzo, per La Domenica del Corriere.
A Trieste, prolungata fino a fine settembre la mostra a lui dedicata, " Un artista sul fronte di guerra", nella Biblioteca Stelio Crise, la stessa che per davvero troppo breve tempo ( due mesi a fine 2013) è stata allestita a Gorizia in diverse sedi.
di Martina Luciani
Un regalo incredibile, che ricevo dalle preziose riserve di memorie e libri di Elena Guerra: una copia del 7 settembre 1958, della Domenica del Corriere, supplemento storico del Corriere della Sera. A pagina 21, ho riconosciuto, ancor prima di inforcare gli occhiali e cominciare a leggere, lo stile e l'anima dei disegni di Paolo Caccia Dominioni. Non l'ho mai conosciuto di persona ma per mille motivi è e rimane nel mio cuore, insieme ad altre meravigliose e canute presenze della mia giovinezza, ancor prima mi arrivasse, nel 1985, la lettera con cui mi ringraziava ( e mi lusingava con semplici ed elegantissimi complimenti) per la recensione che avevo scritto sul suo piccolo gioiello letterario, " La casa del perduto amore", pubblicato da Leonardo Formentini Editore.
Scrive Caccia Dominioni: " La sesta battaglia dell'Isonzo, quella che conquistò Gorizia, era finita da qualche settimana, quanto bastava per maturare la settima."
" Ci fecero muovere prima dell'alba, qualche ora dopo l'inizio del tiro d'artiglieria: traversammo una serie di villaggi ridotti a ruderi spettrali, e terreni che un tempo erano stati splendenti querceti o abetaie o castagneti e ora sembravano distese di crateri lunari."