mercoledì 5 agosto 2015

Pulizie al parco della Rimembranza. Tutto da incenerire, quel che era dei richiedenti asilo.

Parco della Rimembranza, via le coperte dei profughi, effetti personali inclusi, come da ordine del Comune. Ma quel che è stato poi  recuperato, è tutto da buttare. Una tristissima storia, in cui la politica dei muscoli fa una figura pessima: non secondo i suoi metri di giudizio, ovviamente, ma secondo quelli dell'etica e dei principi universali certamente. L'ordine e il decoro del parco, unici proclami della civiltà che vacilla, saranno garantiti con due servizi settimanali, di mattina presto, il mercoledì e il sabato.


di Martina Luciani

Oggi, nella sede di Ronchi di Isontina ambiente, si è svolto il terzo atto della Grande Pulizia. Cosa c'è nei nove grossi neri sacchi in cui dovrebbe esserci ciò che è stato raccolto al Parco della Rimembranza di Gorizia?  
Il primo atto di questa squallida commedia si è svolto proprio al Parco, il 29 luglio, con l'asportazione di una significativa quantità di coperte, borsoni e zaini dei richiedenti asilo che sono costretti a dormire nelle aiuole ( avrebbero come alternativa le rive del fiume, ma stare in città li fa sentire più protetti). Sacchi e contenitori vari che non vengono certo lasciati in bella mostra, ma nascosti nei cespugli, se non addirittura appesi sui rami più alti degli alberi, così da non disturbare la vista e il senso di dignità dei cittadini.
Il secondo atto è partito dopo che la Prefettura ha ordinato al Comune di provvedere al recupero dei documenti personali dei richiedenti asilo di cui gli stessi ragazzi, proprio il giorno della Grande Pulizia, avevano lamentato lo "smarrimento" rivolgendosi alla Questura.

Il camion della nettezza urbana, che in base ai turni si riteneva avesse  ricevuto il materiale prelevato al Parco, è stato fermato a Trieste, il contenuto rovesciato a terra.  Un operatore ha effettuato una selezione, poi raccolta in sacchi neri e inviati a Ronchi. Dove sono rimasti alcuni giorni.
Stamattina, alla presenza di funzionari del Comune, della Polizia Municipale, del direttore di Isontina Ambiente, del direttore del dipartimento di igiene e sanità pubblica dell'Azienda sanitaria,  dei rappresentanti della Tenda per la Pace e i Diritti, del Consiglio italiano per i rifugiati e della Caritas di Gorizia, i sacchi sono aperti per controllarne il contenuto.
Terzo atto.La principale aspettativa riguardava la presenza di documenti. Non ne abbiamo visto neanche uno.
Ma abbiamo compreso quanto labile e legato al sentire di ogni individuo sia il limite distintivo tra oggetto personale e rifiuto. Ciò che costituiva prima l'umiliato contesto della quotidianità di tante persone, è stato giudicato un rifiuto e tale è diventato davvero. Brandelli di borsoni, una sporta dell'Ikea ed una di un supermercato, qualche indumento, una trentina di coperte e tre sgargianti sacchi a pelo: tutto stracciato, sventrato, sporco all'inverosimile, inzuppato di percolato e maleodorante.
Una borsa che in qualche modo aveva resistito, conteneva un paio di flaconi ormai rotti di prodotti di igiene personale, due paia di jeans, alcune magliette, un paio di scarpe da ginnastica....: mica alla rinfusa, roba ancora piegata ordinatamente, le scarpe in un sacchetto. Tutto irrecuperabile, non c'è lavaggio che garantisca l'igiene dopo un simile trattamento. E un lucchetto, di quelli da valigia, con le sue chiavette attaccate, che il proprietario aveva evidentemente ritenuto di non dover usare per chiudere il suo bagaglio. 
In rappresentanza della Caritas di Gorizia, ho dichiarato formalmente che il materiale era deteriorato al di là di ogni possibilità di recupero e che poteva essere avviato allo smaltimento. Ho rilevato anche che le coperte distribuite dalla Caritas sono sempre in ottime condizioni e pertanto facilmente distinguibili da un rifiuto.
Inoltre ho precisato, e non sono stata la sola, che nulla ci garantiva, ferme restando la inequivocabile buona fede e l'onestà degli operatori ecologici, che il materiale sottoposto alla nostra attenzione  fosse effettivamente tutto quello oggetto della pulizia al parco. Ma siamo in un paese civile ed in più siamo tutti consapevoli ed in vario modo dispiaciuti dello schifo di situazione ( stato di emergenza conclamato) in cui si trovano i richiedenti asilo. Quindi sicuramente portadocumenti, cellulari ed altri effetti personali  attualmente irreperibili dai loro proprietari, sono stati considerati e trattati non già come rifiuti, e quindi inviati all'inceneritore,  ma come " oggetti mobili di cui non si conosce il proprietario" ed inviati al Comune, all'ufficio oggetti smarriti. Detto questo, che altro aggiungere?
Se non chiedersi il perchè di tanto accanimento da parte del Comune in assenza di qualsiasi azione realmente costruttiva per restituire dignità e decenza alle persone che dormono per terra e non dispongono degli elementari servizi igienici. Non è una questione politica, non si può far politica sulla pelle della gente, a meno di non voler stampigliare dei numeri sugli avambracci. Disporre un'ordinanza antibivacco e poi anche fare in modo che i richiedenti asilo non abbiano nemmeno le coperte con cui violare l'ordinanza stessa, mi pare una perseveranza anomala della legalità.
Che tristezza. Che stanchezza. Tanto più che queste sceneggiate si ripeteranno e noi, volontari e associazioni, continueremo a partecipare. "Fate i presidi, le mattine delle giornate di pulizia":  ci è stato detto, provocatoriamente. E perchè no, sempre meglio che partecipare all'apertura dei sacchi neri di Isontina Ambiente.
Terminato il terzo atto, sgomberate le coperte luride e i panni zuppi, sull'asfalto è rimasto il lucchetto con le sue due chiavette. Ora lo custodisce Tenda per la pace.

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