Importante apertura di un percorso di riflessione e discussione, a Gorizia, alla Facoltà di Scienze diplomatiche nel polo universitario di via Alviano: il sistema di equilibri che rendeva prevedibili e gestibili i fenomeni naturali è saltato a causa del cambiamento climatico, gli impatti riguardano tutte le aree del mondo ma soprattutto gli ecosistemi più fragili e le popolazioni più povere, il diritto internazionale ignora la questione ambientale e quello europeo non riconosce i migranti forzati a spostarsi per ragioni ambientali. I contributi, tra gli altri, di Grammenos Mastrojeni, diplomatico italiano, scrittore, coordinatore per l'eco-sostenibilità della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri, e di Gianfranco Schiavone, vicepresidente di ASGI - Associazione studi giuridici sull'immigrazione e presidente di Italian Consortium of Solidarity (ICS) ONLUS.
di Martina Luciani
Il discorso introdotto oggi dall'iniziativa del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell'Università di Trieste non può certo considerarsi concluso nell'arco della mattinata dedicata a "Migrazioni e cambiamento climatico".
Il mondo, ognuno di noi incluso, è alle prese con la crescente pressione e con l' interferenza spesso tragica su tutte le attività umane dei fenomeni climatici ormai governati dal caos che progressivamente stravolge l'ecosistema. Al traino, si manifestano l'imprevidibilità dei servizi ecosistemici, l'insicurezza alimentare ed economica, l'instabilità sociale e politica, la violazione dei diritti umani, l'esasperazione dei conflitti sociali, il diffondersi dell'illegalità, i fanatismi, il terrorismo. E la pace diventa un bene inarrivabile, così come un lavoro e una vita dignitosa e protetta, la disponibilità di acqua e di cibo, i figli a scuola, l'assistenza medica.
Nove su dieci dei migranti che giungono in Italia sono africani.