Una nota del Comitato NoBiomasseGO. Ricordando le rassicurazioni del Comune di Gorizia, e le dichiarazioni sui "rigidi paletti" alla centrale a gas ( nella foto accanto, cronaca de Il Piccolo, 25 febbraio 2018)
Gorizia, 14 agosto 2018.
( il comunicato è stato ripreso in cronaca il 17 agosto da Francesco Fain qui)
Il Ministero dell’Ambiente ha deciso che il progetto di una nuova centrale termoelettrica a gas naturale della potenza complessiva di circa 148 MWt, a Sant' Andrea, proposto dalla TAI Energy Spa, non deve essere sottoposto a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
( il comunicato è stato ripreso in cronaca il 17 agosto da Francesco Fain qui)
Il Ministero dell’Ambiente ha deciso che il progetto di una nuova centrale termoelettrica a gas naturale della potenza complessiva di circa 148 MWt, a Sant' Andrea, proposto dalla TAI Energy Spa, non deve essere sottoposto a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
In estrema sintesi si ricorda che la procedura tecnico-
amministrativa di V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale) ha lo scopo di
individuare, descrivere e valutare gli effetti sull’ambiente e sulla salute di
un’opera, al fine di identificare tutte le opzioni alternative al progetto,
compresa la sua non realizzazione (c.d. “opzione zero”). La normativa vigente,
per questa tipologia di impianti, fissa in 150 Mwt il limite che obbliga la
procedura di V.I.A.: non è dunque un caso che sia stato proposto e dichiarato
un impianto di 148 Mwt.
La decisione del Ministero è coerente con quella analoga
della attuale giunta regionale, ma lascia preoccupato e indignato lo scrivente
comitato, al quale il prescritto meccanismo del controllo a posteriori di
eventuali impatti e di situazioni di non conformità interessa ben poco. Tanto più
che le centrali termoelettriche, ai sensi del D.M. 5 settembre 1994, sono
classificate tra le industrie insalubri di prima classe. Il testo unico delle
leggi sanitarie prevede che debbano essere “isolate nelle campagne e tenute
lontane dalle abitazioni”.
I costi che a Gorizia e in Friuli Venezia Giulia stiamo
pagando in termini di devastazione ambientale, di impoverimento di risorse e di
abbassamento della qualità della vita sono già abbastanza alti per aver voglia
di fare scommesse sulla bontà e utilità di un progetto industriale che è
evidentemente privo di qualsiasi utilità sociale.
In un Paese dove il pericolo è in agguato nell'aria
inquinata, nelle acque potabili avvelenate, nei fiumi che muoiono, nei boschi
che bruciano, nelle frane che travolgono strade e case, nei ponti che crollano,
i monitoraggi e controlli a posteriori lasciano il tempo che trovano e solo la
severa e precisa procedura di VIA può dare garanzie e manifestare in via
preventiva i rischi ed i problemi.
Nel caso specifico, l'effettivo impatto ambientale della
centrale termoelettrica a gas sul territorio circostante e sull’area
residenziale limitrofa, i reali dell’ inquinamento della centrale sommato con
quelli già esistenti o attesi nel futuro da progetti già autorizzati.
In questa vicenda il Comune di Gorizia ha ora un ruolo
decisivo.Le prime osservazioni dell’Amministrazione al progetto,
risalenti a febbraio scorso, elencavano una serie di rilevanti criticità.
Criticità che, nel corso del procedimento, hanno evidenziato due carenze fondamentali
nel meccanismo di pianificazione e gestione del territorio comunale. La prima è
che le disposizioni normative del Piano territoriale infraregionale del
Consorzio sviluppo economico locale di Gorizia, richiamate proprio dal nostro
Comune, valgono nulla perché il Piano in questione era decennale e che a
partire dal 2016 non è più valido. La seconda è che preoccuparsi del rumore
prodotto dal nuovo impianto serve a niente visto che il nostro Comune non
dispone di un Piano di classificazione acustica.
Ma a parte queste carenze,
il Comune intende esprimersi nuovamente?
Ci dirà che se ne lava le mani, che se la Commissione ministeriale ha deciso così non ci si può far nulla e che si vedrà a posteriori?
O ci dirà invece che mette al lavoro tutte le teste pensanti di cui dispone e verificherà se possibile ricorrere al T.A.R. o al Capo dello Stato, contro questa decisione, cercando di assicurare ai cittadini le richieste garanzie su fondamentali qualità ambientali e sulle tutele alla salute e al benessere?
Ci dirà che se ne lava le mani, che se la Commissione ministeriale ha deciso così non ci si può far nulla e che si vedrà a posteriori?
O ci dirà invece che mette al lavoro tutte le teste pensanti di cui dispone e verificherà se possibile ricorrere al T.A.R. o al Capo dello Stato, contro questa decisione, cercando di assicurare ai cittadini le richieste garanzie su fondamentali qualità ambientali e sulle tutele alla salute e al benessere?
Il tempo stringe, dalla notifica della decisione del
Ministero decorrono rispettivamente 60 e 120 giorni per adire le predette
autorità. Il Comitato e, pensiamo, tutta la popolazione, attende,
legittimamente, una risposta dall’Amministrazione comunale.
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