In assenza dei consigli di quartiere, il sindaco Ziberna ha escogitato una sorta di OGM di rappresentanza democratica, istituendo la delega ad alcuni consiglieri per i rapporti con i quartieri. Risultati: nessuno, mentre l'unico fenomeno riscontrabile di ossido riduzione, fisico e metafisico, è la ruggine.
di Martina Luciani
Le deleghe sono state assegnate a
- Walter Bandelj per Piedimonte del Calvario, Oslavia, San
Mauro, Piuma
- Franco Hassek per San Rocco, Sant'Anna
- Rinaldo Roldo per Lucinico, Madonnina del Fante
- Alessio Zorzenon per Campagnuzza, Sant'Andrea
- Franco Zotti per Montesanto, Piazzutta.
Nessuna delega per il quartiere centro città, chissà perché:
forse freudianamente è una indiretta presa d’atto delle estreme condizioni urbanistiche
e della scarsa qualità sociale dell’area.
Comunque girando tra le vie dei quartieri cittadini, tra nugoli di zanzare, strade dissestate, marciapiedi pieni di buchi e tranelli, aree incolte a ridosso delle abitazioni, aiuole pietrificate, mancanza di qualsiasi tipo di luogo di aggregazione al di fuori dei pubblici esercizi, cemento e viabilità poco “sensibile” ai pedoni e ai velocipedi, ci chiediamo che fine abbiano fatto i “consiglieri delegati”.
Che dicono? Che pensano? Che cosa hanno in serbo per noi? Hanno mai riflettuto sul senso del quartiere quale indicazione di un luogo della città dove persone risiedono stabilmente, individuano esigenze e maturano esperienze collettive, possono attivare relazioni di solidarietà e condividere consensi/ dissensi su temi e interessi extra personali, avviano percorsi culturali di scoperta e riconoscimento dell’ altro da sè?
Si pensava che i prodi rappresentanti del popolo incontrassero i cittadini in assemblee pubbliche per ascoltare il vissuto e il desiderato, per raccogliere in presa diretta criticità e sviluppi sociali e culturali; o almeno, semplicemente, per raccogliere segnalazioni e suggerimenti.
Si pensava che, in prospettiva della modifica del Piano Regolatore Comunale con la Variante 41, i delegati fungessero da “collante” tra cittadini e amministrazione, per informare i primi delle intenzioni di quest’ultima e, magari, raccoglierne le opinioni in merito.
Comunque girando tra le vie dei quartieri cittadini, tra nugoli di zanzare, strade dissestate, marciapiedi pieni di buchi e tranelli, aree incolte a ridosso delle abitazioni, aiuole pietrificate, mancanza di qualsiasi tipo di luogo di aggregazione al di fuori dei pubblici esercizi, cemento e viabilità poco “sensibile” ai pedoni e ai velocipedi, ci chiediamo che fine abbiano fatto i “consiglieri delegati”.
Che dicono? Che pensano? Che cosa hanno in serbo per noi? Hanno mai riflettuto sul senso del quartiere quale indicazione di un luogo della città dove persone risiedono stabilmente, individuano esigenze e maturano esperienze collettive, possono attivare relazioni di solidarietà e condividere consensi/ dissensi su temi e interessi extra personali, avviano percorsi culturali di scoperta e riconoscimento dell’ altro da sè?
Si pensava che i prodi rappresentanti del popolo incontrassero i cittadini in assemblee pubbliche per ascoltare il vissuto e il desiderato, per raccogliere in presa diretta criticità e sviluppi sociali e culturali; o almeno, semplicemente, per raccogliere segnalazioni e suggerimenti.
Si pensava che, in prospettiva della modifica del Piano Regolatore Comunale con la Variante 41, i delegati fungessero da “collante” tra cittadini e amministrazione, per informare i primi delle intenzioni di quest’ultima e, magari, raccoglierne le opinioni in merito.
E invece nulla di tutto questo. E allora questa delega a
cosa serve? Forse solo a dare parziale compensazione, con un titolo meramente
onorifico, ai consiglieri “insoddisfatti” della ripartizione delle ricompense post
vittoria elettorale.
Giochetti politici a parte, che nulla interessano ai
cittadini, Gorizia, la città dei quartieri, rimane abbandonata a se stessa: non
c’è cura, manutenzione, gestione, salvaguardia del patrimonio pubblico. Anzi, sui quartieri pende minacciosamente
l’interesse di qualche ulteriore speculazione, ulteriore consumo del suolo,
ulteriore attività di impresa per il profitto di altri, non certo per il
vantaggio, le condizioni di vita quotidiana e il benessere dei residenti.
Passi essere diventati ormai una città senza anima, con permanente stato confusionale sui contenuti
storico/identitari e formidabili appetiti gastronomici ed alcoolici; ma
rinunciare anche alla razionalità della gestione ordinaria è segnale della
totale abdicazione del potere della pubblica amministrazione alla cura e tutela
degli interessi della comunità di riferimento.
Le grandi menti che ci governano non riescono a fare delle piste ciclabili decenti, a mantenere curato il verde pubblico, a tappare i buchi nell’asfalto, ad anticipare - prima che diventi totale decadenza - il deterioramento di manufatti ed edifici, ad assicurarci un ambiente salubre, a realizzare una città accogliente e inclusiva, rendendola più bella e non più brutta, con strutture e servizi adeguati alle esigenze della popolazione esistente e con una progettualità che renda Gorizia invitante per viverci ( e non solo per abbuffarsi per alcuni giorni all’anno). In compenso abbiamo più assessori del passato ed anche i consiglieri con la delega ai quartieri: ma dietro la facciata, il nulla.
Di garantito abbiamo un ascensore scandalo sul colle del Castello, un corso Italia devastato in attesa di tempi migliori, saracinesche che chiudono, aree in pieno centro prive di qualsiasi governance,aree periferiche dimenticate da tempo, progetti di impianti di trattamento di rifiuti e centrali termoelettriche in mezzo alle case, progetti di altre centraline, tre, in un fiume, l’Isonzo, che ormai di acqua non ne ha più nemmeno come minimo vitale, altre centrali a gas a Sant’Andrea per accontentare non certo il fabbisogno dei residenti ma gli interessi del proponente.
Dulcis in fundo, la grande idea dell’amministrazione Romoli, ora ereditata dalla task force Ziberna: la Variante 41, ovvero nuovi esercizi commerciali e mirabolanti opere nelle aree di bordo. Gorizia dice SI al consumo del suolo e SI ad altri centri commerciali. Ha persino il coraggio di sostenere il SI allo “shopping diffuso” in città, a fronte di un tessuto commerciale agonizzante nel centro storico e morto da tempo nei quartieri.
Ma fa troppo caldo per arrabbiarsi, del resto i goriziani autoctoni, deprivati del senso comunitario, del patrimonio collettivo culturale ( di cui faceva parte oltre all'etica anche una considerevole quantità di estetica) abbaiano ma non mordono, e quelli immigrati nel corso dei decenni si sono naturalizzati assorbendo il peggio della sonnolenta tradizione di provincia.
A proposito di ascensore al castello ... sono stata nei giorni scorsi a Cison di Valmarino; ebbene, per raggiungere il castello (Catelbrando)c'è, dalla piazza/posteggio, una cremagliera che, realizzata dalla proprietà, conduce in cima al colle. Un intervento minimale dove è sufficiente premere un bottone e la cremagliera parte da sola. Insomma, come un normalissimo ascensore. https://www.google.com/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwil4s-b_OzcAhUKxoUKHWXyDPEQjRx6BAgBEAU&url=https%3A%2F%2Fpierinagallina.blogspot.com%2F2013%2F02%2Fmolinetto-della-croda-castelbrando.html&psig=AOvVaw0L9KWudCRPvxsvn7pvijoM&ust=1534350768817085
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