A Palazzo Attems si inaugura l’8 settembre un’antologica
dedicata ad Hans Steiner -Rio.
Gorizia -Brasile - Gorizia, e dintorni, il
percorso di un artista che sta tra i grandi della grafica del 900. E che per me
è un rinnovare care memorie e ripercorrere elaborazioni rivoluzionarie per me, bambina, incantata ad
ascoltare quel che mi raccontava e mi insegnava.
di Martina Luciani
Ho imparato da lui cosa sia un Artista.
E' uno che ha lo scopo di insegnarci a riflettere e capire, interrogarci,
ricordare e riconoscere: insomma uno che ci tiene vivi anima e cervello, e lo
fa mettendo al servizio di questa missione il suo talento. Nel suo caso,
disegnare, incidere ( e stampare...) e dipingere. " Etnografo, sociologo,
politico assai più di quanto non lo sono i vessilliferi delle comode
rivoluzioni contestative, Steiner - Rio si sforza di conservare intatto il
valore simbolico delle raffigurazioni arcaiche e riesce ad accostarle ad una
rappresentazione veristica...." scriveva nel 1971 Giulio Montenero su Il
Piccolo in occasione di una personale di Steiner.
Nella mia casa, Steiner era spesso ospite atteso e gradito:
e mi raccontava, bambinetta che ero, il senso delle immagini ma anche la loro
genesi; la semplicità del cogliere, nel mondo attorno, un aspetto, un gesto,
un'emozione, delle quali si percepisce una vibrazione giunta da lontano, oltre
lo spazio e il tempo, e suggellarle in un'incisione o in una tela dipinta. E mi
spiegava come la più piccola immagine rivela l'enorme dignità del soggetto, che
sia un bimbo indios del Mato Grosso seminudo o il gesto del pescatore nella
laguna di Grado: amorosa visione dell'umanità, qui o in Amazzonia, l'empatia è
libera da modalità, è solo essenza.
Mi sono chiesta per anni la ragione del silenzio intorno
alla sua opera e soprattutto intorno a lui: era una persona seria e gentile,
piena di delicatezza ma rigorosissima, a Gorizia lo conoscevamo in tanti e lo stimavamo anche sul piano personale.
Anni fa, l’amico Marco Faganel - cresciuto, come si usa dire, a pane e arte - mentre discutevamo proprio del silenzio attorno ad un artista che in Brasile è considerato uno dei maestri dell'arte grafica nazionale, mi disse: “ E' molto strano in effetti, trovo di continuo Steiner appesi nelle case dei goriziani". La psicanalisi applicata a questa mia città credo darebbe risultati sconvolgenti.
Anni fa, l’amico Marco Faganel - cresciuto, come si usa dire, a pane e arte - mentre discutevamo proprio del silenzio attorno ad un artista che in Brasile è considerato uno dei maestri dell'arte grafica nazionale, mi disse: “ E' molto strano in effetti, trovo di continuo Steiner appesi nelle case dei goriziani". La psicanalisi applicata a questa mia città credo darebbe risultati sconvolgenti.
Io gli volevo un bene timido e riservato, che derivava dall'esser lui il primo
artista che avessi conosciuto, dalla
fascinazione dei suoi modi distinti, tersi e senza sbavature, dal suo parlare con
uno strano accento derivato dalla sovrapposizione della lingua madre, il
tedesco, l’italiano e, per decenni, lo spagnolo, dalla curiosità serissima che
mi mostrava per quel che io pensassi delle sue opere, dalla somiglianza della sua scrittura con delle vecchie carte di casa ma con un guizzo, tagliente ma non ostile, in ogni lettera quale non avevo mai viso prima.
Era oggetto della mia meraviglia , perché arrivava nel mio mondo da un mondo più in là dei libri di geografia, con misteriosi sentori esotici attorno e una specie di malinconia negli occhi quando parlava dei suoi viaggi tra le popolazioni amazzoniche. Era uno sconosciuto quello che varcava la porta, da lasciar gestire ai genitori e filar via, ma subito sentivo che non lo era per nulla, era arrivato da lontano insieme alle sue storie, ma in realtà tornava e poi ripartiva e poi ritornava, percepivo che i suoi alberi esotici avevano misteriose radici che si intrecciavano con le mie stesse radici, qua, nella piccola Gorizia.
Finalmente dunque una mostra, un’antologica che non ha precedenti ( solo due, un paio d’anni dopo la scomparsa, avvenuta nel 1974, le precedenti iniziative espositive) a 42 anni dalla morte del Maestro.
Il titolo “ Il segno ritrovato” è banale ma ammette una dimenticanza che davvero era tempo di correggere. E che è stata possibile grazie, a quanto leggo, alla collezione di lastre e incisioni messe a disposizione dalla collezione privata di Laura Muzzo ( la cui firma si legge, insieme a quella di Steiner, sotto i bellissimi “Tulipani” che mio padre volle regalare mia madre: quando, ovviamente, chiesi spiegazioni, Steiner mi disse che anche Laura aveva aggiunto qualche pennellata, il suo tocco era stato di valore ed era giusto attribuirle il merito). Per tutte le informazioni c’è un bel sito da cui attingere.
Le immagini sono delle opere di Steiner suddivise oggi tra casa mia e casa di mio fratello.
Era oggetto della mia meraviglia , perché arrivava nel mio mondo da un mondo più in là dei libri di geografia, con misteriosi sentori esotici attorno e una specie di malinconia negli occhi quando parlava dei suoi viaggi tra le popolazioni amazzoniche. Era uno sconosciuto quello che varcava la porta, da lasciar gestire ai genitori e filar via, ma subito sentivo che non lo era per nulla, era arrivato da lontano insieme alle sue storie, ma in realtà tornava e poi ripartiva e poi ritornava, percepivo che i suoi alberi esotici avevano misteriose radici che si intrecciavano con le mie stesse radici, qua, nella piccola Gorizia.
Finalmente dunque una mostra, un’antologica che non ha precedenti ( solo due, un paio d’anni dopo la scomparsa, avvenuta nel 1974, le precedenti iniziative espositive) a 42 anni dalla morte del Maestro.
Il titolo “ Il segno ritrovato” è banale ma ammette una dimenticanza che davvero era tempo di correggere. E che è stata possibile grazie, a quanto leggo, alla collezione di lastre e incisioni messe a disposizione dalla collezione privata di Laura Muzzo ( la cui firma si legge, insieme a quella di Steiner, sotto i bellissimi “Tulipani” che mio padre volle regalare mia madre: quando, ovviamente, chiesi spiegazioni, Steiner mi disse che anche Laura aveva aggiunto qualche pennellata, il suo tocco era stato di valore ed era giusto attribuirle il merito). Per tutte le informazioni c’è un bel sito da cui attingere.
Le immagini sono delle opere di Steiner suddivise oggi tra casa mia e casa di mio fratello.
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