Un mondo che cambia ha bisogno di regole, soprattutto per chi fa informazione
di Marilisa Bombi
Era il 1967 ed i Rokes cantavano: Il mondo ormai sta
cambiando e cambierà di più, Ma non vedete nel cielo quelle macchie di azzurro
e di blu. È la pioggia che va, e ritorna il sereno.
Cercando di evitare di cadere nel catastrofismo delle
profezie, anche se quella degli indiani Hope personalmente mi piace molto, c’è un dato di fatto di cui tutti dovrebbero prendere
coscienza ed è quello che, parafrasando i Rokes cinquant’anni dopo, il mondo è
cambiato. E’ ben ne sono consapevoli i giornalisti e tutti coloro i quali, in
questi mesi, responsabili della comunicazione, ci aggiornano, nel bene e nel
male, sulla trasformazione epocale in corso, conseguente all'inarrestabile immigrazione.
Non so quanti siano a conoscenza
che gli addetti alla comunicazione, giornalisti in primis, nel fornire la notizia
sono tenuti a rispettare un codice deontologico. Riguardo all’argomento di
maggior attualità, nei giorni scorsi è stata aggiornata la Carta di Roma, nome
con cui è noto il Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo,
rifugiati, vittime della tratta e migranti.
Il documento era stato redatto congiuntamente da FNSI (il
sindacato dei giornalisti) e dal Consiglio Nazione dell'Ordine dei giornalisti
tra aprile e giugno 2008 e fa parte del bagaglio di strumenti di lavoro del
giornalismo italiano. La Carta si fonda sul riferimento al criterio enunciato
nell'articolo 2 della legge istitutiva dell'Ordine: il rispetto della verità
sostanziale dei fatti osservati. All’aggiornamento, frutto di un lavoro collettivo
ha partecipato anche Medici Senza Frontiere che ha curato un focus sugli allarmismi sanitari che hanno
caratterizzato le cronache degli arrivi e dell’accoglienza negli ultimi anni.
Il consiglio di leggerlo, anche per chi giornalista non è, consente
di avere una visione chiara su chi cerca di strumentalizzare i fatti, nel dare la notizia, per
distinguerli da coloro che, eticamente corretto, rispetta il codice deontologico. E, di questi tempi, non è poco.
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