Ricordi adolescenziali: in questi giorni si potrebbero trascorrere giornate intere andando per mostre, ma ciò che fa un artista, a mio avviso grande, non è solo la capacità dei suoi quadri di trasmettere emozioni, bensì l’uomo che si svela nella sua quotidianità
di Marilisa Bombi
Prologo, l’associazione che da anni opera in via Ascoli grazie
all’entusiasmo, primo fra tutti, di Franco Spanò l’ha ben capito e non è un
caso, quindi, il fatto che le mostre che organizza siano accompagnate dal
colloquio con l’artista. Non al fine di commentare le proprie opere, ma per
svelare qualcosa di sé in modo da aggiungere emozione conoscitiva all’emozione
visiva.
In questi giorni due artisti, che conosco bene, espongono le
proprie opere in città: Cian ed Altieri e sono, guarda caso, coloro i quali mi
hanno avvicinato per primi all’arte. Arte intesa come interesse, come modo di
espressione di ciò che si è e di ciò che si vorrebbe essere; di ciò che si vede
e di ciò che si vuole comunicare. Ma andiamo per aneddoti.
Cian. Siamo stati compagni di scuola negli anni 60 ed io iniziavo, ancora adolescente, la mia collaborazione con il Messaggero Veneto che aveva la sede in via Diaz. A pochi passi quindi dal Fermi che, all’epoca, ospitava ragionieri e geometri e dal quale fuggivo via non appena ne avevo la possibilità per correre in redazione. Cian esponeva per la prima volta, credo, nella sala mostre della Galleria tra via Diaz e corso Verdi e mi chiese di dare la notizia. Ignorantemente convinta che i pittori dipingessero (chissà perché) prevalentemente paesaggi, scrissi la classica mezza cartella (notizia da una colonna) decantando i panorami così ben tracciati dalla mano dell’artista. Sorvolo sulla reazione dell’amico Cian alla lettura della notizia pubblicata sul quotidiano che mi indusse a visitare la mostra: le opere, tutte a china, rappresentavano cespugli tra i cui rami si annidavano giganteschi membri maschili. Cian che adesso ama ritrarre sopratutto la sua famiglia, cani e corvi compresi, espone in questi giorni al Kulturni dom di via Brass e la mostra rimarrà aperta fino al 9 dicembre.
Cian. Siamo stati compagni di scuola negli anni 60 ed io iniziavo, ancora adolescente, la mia collaborazione con il Messaggero Veneto che aveva la sede in via Diaz. A pochi passi quindi dal Fermi che, all’epoca, ospitava ragionieri e geometri e dal quale fuggivo via non appena ne avevo la possibilità per correre in redazione. Cian esponeva per la prima volta, credo, nella sala mostre della Galleria tra via Diaz e corso Verdi e mi chiese di dare la notizia. Ignorantemente convinta che i pittori dipingessero (chissà perché) prevalentemente paesaggi, scrissi la classica mezza cartella (notizia da una colonna) decantando i panorami così ben tracciati dalla mano dell’artista. Sorvolo sulla reazione dell’amico Cian alla lettura della notizia pubblicata sul quotidiano che mi indusse a visitare la mostra: le opere, tutte a china, rappresentavano cespugli tra i cui rami si annidavano giganteschi membri maschili. Cian che adesso ama ritrarre sopratutto la sua famiglia, cani e corvi compresi, espone in questi giorni al Kulturni dom di via Brass e la mostra rimarrà aperta fino al 9 dicembre.
Altieri. Mi sono
innamorata della pittura di Altieri alla visione del quadro Festa paesana esposto a Palazzo Attems. E per me è stato come fermarmi
davanti a Bruegel. Perché in quella sagra sembrava di entrarci, sentivi gli odori
della griglia e la musica dell’orchestrina alle cui note le coppie ballavano. Un
quadro che è lo spaccato di un’epoca, come i quadri di Guttuso in cui intere
generazioni si sono ritrovate. Se la pittura deve suscitare emozioni non ho
alcun dubbio nell’affermare che questo quadro di Altieri, gigante nella sua
essenzialità, è il pezzo migliore della collezione degli artisti contemporanei
dei musei provinciali. Ciò in quanto ha totalmente assunto il fine di ogni opera d'arte. Una rassegna delle opere di Sergio Altieri è stata
inaugurata nei giorni scorsi alla Leg Antiqua in collaborazione con la Biblioteca
statale isontina e la mostra resterà aperta tutti i giorni, fino al 10 gennaio.
Zian. Mariano
Zian, che collabora con questo Blog adesso che l'informatica rende inesistenti le distanze, vive da anni a Tricesimo ma è nato e cresciuto a Gorizia in piazza Cavour
frequentando, anche lui, la scuola d’arte di Gorizia. Mariano, le cui vignette
rallegravano i giornalini locali prima ancora dell’uso massiccio del ciclostile,
è – da buon goriziano - la classica cerniera tra friulani e triestini. Tanto da
aver voluto raccogliere in un volume, purtroppo andato esaurito, le sue
vignette che raccontano dell’odio fraterno tra Furio e Uccio. Il quotidiano
friulano l’ha chiamato il Forattini di Tricesimo, forte anche del successo nato
dal connubio con il comico friulano Sdrindule autore dei testi di molte delle
vignette di maggior successo. Una selezione della quarantennale attività
satirica di Mariano Zian sarà esposta dal 12 dicembre e fino all’Epifania, nella
sala mostre Alba Gurtner della Corte dell’arte di via Carducci 30. Inaugurazione
alle 18.
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