Il contributo dell'associazione Essere Cittadini alla conferenza stampa indetta sabato 16 maggio insieme a Comitato
Cittadini Sant'Anna-Sant'Andrea-Campagnuzza , Forum Gorizia, Legambiente Gorizia, Blog Piazza
Traunik, Circolo culturale Štandrež, S.S. Juventina v, S.K.P. Oton
Zupancic, per chiarire le ragioni del dissenso a proposito della
centrale a biomasse in città.Con la questione del progetto delle due centrali a biomassa
e dell'impianto di raffinazione dell'alluminio in via Trieste, nel pieno centro
urbano di Gorizia, tra i quartieri di Sant'Andrea, Campagnuzza e Sant'Anna,
si sta consumando l'ennesima
devastazione della nostra città - “nostra” non dei politici! - che in passato
era definita la “Nizza austriaca” e “Città giardino”.
La storia di Gorizia degli ultimi 30 anni è segnata da
decisioni prese dagli amministratori che si
sono succeduti, in modo completamente avulso dalla realtà sociale e
culturale di questo territorio. Le conseguenze sono evidenti a tutti: emorragia
demografica, bellezze naturali e paesaggistiche visibili ormai solo nelle cartoline d'epoca, economia
distrutta, servizi essenziali ridotti al minimo
se non addirittura a rischio di estinzione e, soprattutto, un continuo e
drammatico peggioramento della qualità ambientale, la cui misura e le cui
conseguenze sono, per noi cittadini, di difficile, se non impossibile
quantificazione (qual è il reale grado di inquinamento dell'Isonzo? E dell'aria
che respiriamo? Della terra che coltiviamo?
Basti pensare all'eliminazione della centralina di rilevazione delle polveri sottili di Lucinico; la totale assenza di uno studio epidemiologico sull'incidenza dei presidi industriali come l'inceneritore di Savogna d'Isonzo, le centrali a biomassa già presenti a Sant'Andrea, sulle patologie tumorali sempre più diffuse anche nella nostra zona). Non sono forse gli enti locali Comune, Provincia e Regione, deputati a controllare, monitorare e programmare interventi per la salvaguardia dell'ambiente?
Basti pensare all'eliminazione della centralina di rilevazione delle polveri sottili di Lucinico; la totale assenza di uno studio epidemiologico sull'incidenza dei presidi industriali come l'inceneritore di Savogna d'Isonzo, le centrali a biomassa già presenti a Sant'Andrea, sulle patologie tumorali sempre più diffuse anche nella nostra zona). Non sono forse gli enti locali Comune, Provincia e Regione, deputati a controllare, monitorare e programmare interventi per la salvaguardia dell'ambiente?
Ecco allora che per l'ennesima volta, anche nel caso del
progetto delle centrali a biomassa di via Trieste, noi cittadini non ci
sentiamo più rappresentati da coloro che, istituzionalmente, dovrebbero agire
in modo imparziale soprattutto quando sono in gioco interessi contrapposti
quali, in questo caso, la libertà di
iniziativa economica privata e la tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
Funzione primaria dello Stato è quella
di garantire la protezione dei cittadini, regolando l’autorizzazione,
l’insediamento, il funzionamento, la sicurezza e il monitoraggio delle attività
industriali, in particolare delle attività pericolose per l’ambiente e la
salute umana. Questa funzione passa inevitabilmente, lo dicono le fonti
comunitarie, le leggi italiane, la giurisprudenza amministrativa, attraverso
l'informazione e il coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale.
Ricordiamo, a questo proposito, solamente la “Convenzione di
Arhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai
processi decisionali e l’accesso alla Giustizia in materia ambientale” del 25
giugno 1998, ratificata dallo Stato italiano con la legge 16 marzo 2001, n.
108. Sugli impianti di cui stiamo parlando la popolazione non è stata informata
né coinvolta nel processo decisionale, eppure i cittadini sono i diretti
interessati delle emissioni nell’aria di polveri potenzialmente dannose per la
salute.
Per questi motivi abbiamo aderito a questo coordinamento di
cittadini, associazioni e comitati contro il progetto di altre centrali a biomassa, da realizzarsi in mezzo alle
case, senza nessuna utilità per la comunità e con potenziale e grave pericolo
per la salute delle persone e la salubrità dell'ambiente.
Non resteremo in silenzio, lo dobbiamo alla nostra dignità
di esseri umani e a quella dei nostri figli ai quali non vogliamo lasciare una
terra invivibile.
Valuteremo, assieme al coordinamento, ogni possibile azione
legale, per fermare questo attacco alla cittadinanza.
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