Fidenato è davvero lo sconfitto in questa storia? Come andrà a finire in Senato con la conversione della norma del decreto legge 91 che definisce reato coltivare mais transgenico?
di Martina Luciani
Ufficialmente non ci sono
più piante di mais Mon 810 nelle campagne friulane. Ieri, con un cospicuo
spiegamento di forza pubblica, a Colloredo di Montalbano è stato distrutta
l’ultima delle tre coltivazioni di OGM con cui Fidenato e Futuragra hanno sfidato
Regione, Stato, Procura della Repubblica, Tar e Consiglio di Stato.
Farraginoso il meccanismo
che si è lentissimamente trascinato per applicare il divieto di coltivazione
attualmente vigente in Italia e in Friuli Venezia Giulia: così che, nonostante
l'impegno e la tenacia schierate a tutela dei nostri sacrosanti diritti,
l'obiettivo di indicare quante e dove siano le falle nel " No OGM"
italiano, è stato sicuramente centrato. Basti pensare che pochi
giorni fa un gruppo trasversale di parlamentari, mentre non si capiva perchè in
Friuli non fosse ancora conclusa l'operazione di distruzione delle coltivazioni
del mais OGM, ha chiesto al Ministro della giustizia un controllo sull'operato
della Procura della Repubblica di Udine. Se c'è bisogno di arrivare a tanto,
evidentemente qualcosa non funziona.
Non stiamo a ricapitolare
i passaggi di questa saga, perchè sono sfinenti: complessivamente una prova di
incertezza delle istituzioni, evidentemente molto caute su un terreno minato.
Mine antiuomo, predisposte in realtà non in nome della scienza e di un felice
progresso dell'umanità ma dell’enorme business e profitto privato delle sementi
geneticamente modificate.
Fatto sta che la storia non finisce a Colloredo, nè a Vivaro
nè a Mereto, le sole tre località dove ufficialmente è stato seminato il mais
transgenico ( ci fidiamo? ).
Perchè il decreto
interministeriale su cui si fonda il divieto a coltivare OGM è comunque uno
strumento in scadenza, più o meno sei i mesi di utile vigenza; perchè la
battaglia europea sugli OGM è ancora aperta; perchè il regolamento di
coesistenza ( concepito in modo da rendere impossibile, nella nostra specifica
struttura fondiaria, seminare OGM) sottoposto dalla nostra Regione
all’attenzione dell’UE pare sia stato accolto favorevolmente ma bisogna anche
avere successivamente il polso fermo per applicarlo ( e finora la fermezza non
è stata esattamente la virtù più praticata, unitamente alla tempestività).
Perchè, infine, la multinazionale Monsanto, a forza di acquisizioni, diventa
sempre più potente tanto sui mercati quanto negli equilibri, palesi e
occulti, delle decisioni politiche a
livello internazionale.
Intanto mentre ci godiamo
la sudata piccola vittoria di Colloredo,
vorremmo ragionare ( malevolmente...) sul dibattito in Senato, dove è in
corso la procedura di conversione del decreto legge 91 che contiene la nuova
norma che ufficializza il reato e sanziona chi coltiva mais OGM: e, guarda un
po', tra gli scranni di Palazzo Madama si tenta con una serie di emendamenti di
abbassarne il tiro o addirittura vanificarne del tutto lo scopo.
Possiamo immaginare le
ragioni per cui la senatrice a vita Cattaneo chieda la soppressione dell’intera
norma: lei, da scienziata, è in attesa
“di prove che mostrino l’eventuale dannosità” degli OGM, a favore dei quali sta
conducendo una personale battaglia, impavida sotto i riflettori delle polemiche
che le stanno assicurando quasi più notorietà di quanto abbia ottenuto
attraverso la sua esperienza
professionale in materia di sanità e di staminali.
Il senatore Di Biagio (
indagato per associazione a delinquere nell’inchiesta sui 22 milioni di euro di
truffa ai danni dell’Inps e del Ministero della Giustizia chieda siano inseriti
nella norma ulteriori riferimenti giuridicici
e altrettanto chiedono i senatori Mancuso e Caridi: ma la norma è
chiarissima, ci spieghino a quali
ulteriori certezze, o incertezze, questi signori mirano complicando il
dispositivo ( l'Azzeccagarbugli manzoniano insegna...).
Compaiono nuovamente
Mancuso e Caridi nel gruppo composto dai
senatori Perrone, Di Maggio, e Mario
Mauro ( ex ministro della difesa che a febbraio scorso ha dichiarato a Il
Giornale di essere orgogliosamente omofobo, lui che faceva parte della
presidenza OCSE contro razzismo e discriminazioni religiose) che non apprezzano sia prevista la reclusione
da sei mesi a tre anni per chi viola il divieto. Non stupisce che in
particolare a Caridi non piaccia la formula sanzionatoria della reclusione: a
che pro tanta durezza? Noticina, tanto per capire da che pulpito vien la
predica: in un dossier consegnato alla Commissione parlamentare antimafia dal capo della Direzione distrettuale
antimafia di Genova Vincenzo Scolastico, a proposito delle attività illecite
del boss Carmelo Gullace si legge : “L’indagine ha consentito di documentare
l’alacre attività di sostegno svolta, nell’ultimo voto regionale, da esponenti
della cosca, anche con palesi intimidazioni, a favore del candidato Antonio
Stefano Caridi”. Inoltre il senatore eletto in Calabria è anche stato
condannato in primo grado a sei mesi, assieme al governatore Giuseppe
Scopelliti, per una vicenda di mancata bonifica.
Comunque, a parte le
competenze scientifiche della senatrice Cattaneo, e a parte le chiose su alcuni
personaggi, senza rancore diciamoci chiaramente che gli emendamenti citati
provengono da quelli che noi comuni mortali definiamo politici di professione,
portatori di tuttologia e strategie, di aspettative e di pressioni politiche
che poco hanno a che fare con la vera verità dei dibattiti in cui sono coinvolti.
Volutamente emesse le sigle di provenienza. Per non essere troppo volgari.
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