e la sinistra di spoglio…
di Diego Kuzmin
Spiace questa continua
ricerca di annullamento di Gorizia, specie quando viene proprio dalla parte
politica dalla quale chi è di sinistra dovrebbe esser rappresentato e che
prosegue così pervicacemente e a lungo nel tempo.
La recente vicenda della
chiusura del punto nascite, pochi giorni fa decisa dalla giunta regionale di
sinistra, Serracchiani, che in campagna elettorale nell’aprile del 2013 ne
faceva intendere invece il mantenimento, richiama la vicenda dell’ospedale di
via Vittorio Veneto, che avrebbe dovuto esser mantenuto, anzi costruito nuovo
in quella sede attorno il 2000, proprio per consentire la possibilità di quel
collegamento transfrontaliero col nosocomio di San Pietro, da tanti allora
auspicato.
Vittorio Brancati,
candidato sindaco nel 2002, in campagna elettorale dichiarò che per lo
spostamento dell’ospedale goriziano al Fatebenefratelli, si sarebbe dovuto
passare sulla sua persona e, che nel caso fosse successo, si sarebbe dimesso.
Quella manifestazione di
volontà, sicuramente aiutò la sua vittoria elettorale, ma l’ospedale di via
Vittorio Veneto venne comunque chiuso. La giunta regionale di sinistra, Illy,
con non poca spesa, trasferì infatti la struttura all’ex Fatebenefratelli, ma
Brancati non si dimise da sindaco. Anzi, quando Illy chiese la cancellazione
della zona franca di Gorizia, vitale per la città, non ritenne opportuno
prestar opposizione.
Bisogna ricordare che di
zone franche ce ne sono ancora parecchie in Italia e la nostra è una delle
poche ad esser state cancellate e che il progetto dello spostamento
dell’ospedale nell’attuale struttura è un disegno che parte da lontano,
concepito da Giampiero Fasola assessore regionale alla sanità, in giunta di
destra a metà degli anni ‘90, disegno che è solo una parte del totale, che per
Fasola è la cancellazione di Gorizia dalla faccia della terra e la sua
sostituzione con Monfalcone, come ben si può notare dai suoi interventi nel
consiglio comunale di quella cittadina, del quale è membro, anche se non pare
lì risieda.
Per quanto riguarda la sanità
goriziana, è stata una operazione del tutto politica, anzi, di alta politica,
in funzione anti slovena: serviva ad impedire che ci fosse una effettiva
collaborazione transfrontaliera ed evitare che le due popolazioni potessero
riavvicinarsi, dopo i tanti anni di separazione della guerra prima fredda.
E infatti, è un po’
difficile oggi, con l’ospedale qualche chilometro a sud, entrare in sinergia
con San Pietro, quando allora, con cento metri di galleria si potevano unire i
due nosocomi, nello spirito di quella collaborazione che dovrebbe essere
limpidamente intuita per territori che sono limitrofi e ugualmente compresi
nella medesima Comunità europea.
Vien da chiedersi, alla
fine, quale sia la differenza tra la politica regionale di destra e quella di sinistra
riguardo l’Isontino, visto che sono del tutto interscambiabili: per ognuna c’è
sempre qualche pezzo da togliere alla città di Gorizia…
Fasola, classe 1957, dal
2008 riscuote vitalizio, meritevolmente, per l’esser stato consigliere e
assessore regionale per la Lega Nord.
SCHIFO
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