La Provincia chieda alle famiglie, con un questionario, le ragioni della scelta sull'indirizzo scolastico dei propri figli.
di Martina LucianiQuesta sera, 21 febbraio, nella sede del Forum Gorizia, su iniziativa degli insegnanti di Su la testa!,l'assessore provinciale Ilaria Cecot ha affrontato la vexata quaestio del dimensionamento degli istituti superiori dell'Isontino. A moderare il dibattito, con la sua consueta lucidità e pacatezza, Anna Di Gianantonio.
Dopo il putiferio scatenato alcuni mesi fa dalla presentazione del piano provinciale molte cose sono cambiate: ora è stato avviato (si chiama tecnicamente comitato di pilotaggio) un calendario di riunioni e un meccanismo di approfondimento che porterà a conclusioni scientificamente elaborate ( lo conduce l'Isig) e a considerazioni di ordine generale, nuovi orientamenti, idee geniali, chissà.
Il piano provinciale, dunque, è molto probabile subirà degli aggiustamenti, anche perché i risultati del comitato saranno rilevanti ma non gli unici ad essere tenuti in considerazione.
Parola di assessore, che è (finalmente) serena e non ha problemi a riconoscere che certi ingranaggi delle consultazioni avviate all'inizio di questa storia non hanno funzionato. " Se chiedo qualcosa ad un interlocutore istituzionale - ha chiesto Cecot - perché non dovrei fidarmi della sua risposta?" ( perchè siamo in Italia, forse?).
Certo, ha qualche sassolino da togliersi dalle scarpe, che nella bufera e nei duri scontri cui si è dovuta cimentare non tutti gli avversari le sono parsi leali. Tuttavia è propositiva e pur difendendo le sue idee su quale sia il " miglior sistema scolastico possibile" affronta con disponibilità le incognite della consultazione che intende sia allargata a tutto il mondo della scuola ( afflitto, oltretutto, da problemi enormi sul fronte della sicurezza, dell'edilizia scolastica, della razionalizzazione degli spazi).
Queste note per descrivere il clima dell'incontro, durante il quale è stato chiarito che la scuola è essenzialmente una comunità educante ( anche la politica, quando fa il suo dovere, partecipa di tale comunità, ha detto Ilaria Cecot) all'interno della quale le relazioni tra insegnanti, personale non docente e dirigenti è fondamentale per ottenere il buon funzionamento e la realizzazione dei progetti formativi ( carenze economiche permettendo). Quindi smontare poli scolastici per rifarne degli altri, qualsiasi sia il motivo, ha un costo molto alto: nel senso che, avvisano i docenti, ci possono volere degli anni per riportare a regime il nuovo polo.
Insegnanti, dirigenti, personale Ata, sindacati, assessori, uffici, linee guida, circolari, omogeneità tra istituti dello stesso polo, previsioni sulle future iscrizioni...Ma le famiglie, genitori e figli, cosa vogliono? di che cosa hanno bisogno? sulla base di quali criteri scelgono per i propri figli una scuola piuttosto di un'altra? cosa si aspettano dall'esperienza di studi dei ragazzi? la consapevolezza necessaria a compiere scelte oculate viene da un diverso accorpamento degli istituti o forse può bastare una corretta e coordinata informazione, che magari eviti la via crucis tra i diversi istituti che cercano di presentarsi al meglio in una sorta di promo della cultura e della formazione?
Ed il futuro incerto dell'economia, locale, regionale e nazionale, letteralmente in disarmo, quanto condiziona gli orientamenti delle famiglie e dei ragazzi stessi? Mentre le imprese chiudono una dopo l'altra, è meglio immaginare di diventare un tecnico specializzato o mettersi in tasca un diploma professionale o tentare di prendere tempo, magari trascinandosi a fatica in un percorso liceale, posticipando la frustrazione e la tragedia della disoccupazione e parcheggiandosi, risorse familiari permettendo, ancora per qualche anno all'università? I genitori ( motori primi di qualsiasi struttura scolastica, perché senza i loro figli non c'è nemmeno la scuola, insegnanti e bidelli inclusi) chiedono attenzione riflessione su queste tematiche.
L'assessore Cecot ha accolto senza esitazioni l'idea di promuovere un'ulteriore indagine tra le famiglie della provincia: il suggerimento è quello di far emergere le motivazioni delle scelte scolastiche. Così da ragionarci su.
(Magari si scoprirà che le famiglie, guardando con ansia l'orizzonte tempestoso, vorrebbero innanzitutto che i ragazzi ottenessero le nozioni culturali e tecniche necessarie per diventare cittadini capaci di ragionare con la propria testa e di giudicare e agire di conseguenza, che stessero per metà e oltre delle loro giornate in luoghi sicuri, puliti e confortevoli, che disponessero di palestre, sale studio, biblioteche, mense, servizi igienici degni di questo nome, che potessero fare sport e attività formative e culturali, che crescessero in un clima aperto e civile, che fossero valutati come persone in formazione e non come numeri o ruoli, che guardassero al futuro decisi a fare meglio di quanto, vista la situazione, abbiamo saputo fare noi adulti.)
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