Quando l'economia è più importante della dignità dell'uomo
di Marilisa Bombi
Qualcuno sapeva che un
numero rilevante di detenuti nelle carceri, quasi la metà, anche a Gorizia, è
in attesa di giudizio? E’ per questo motivo che l’Unione europea ha imposto
all’Italia di concedere un indennizzo a chi ha subito un processo troppo lungo.
Ciò in quanto rientra tra i principi connessi alla dignità umana una decisione
rapida e definitiva, di condanna o assoluzione, che può arrivare soltanto, con
la sentenza passata in giudicato. Da qui è nata la cosiddetta legge Pinto,
praticamente imposta dalla CEDU, ovvero la Corte europea dei diritti dell’uomo.
E’ una di quelle coincidenze cabalistiche - se così si può
dire - che proprio nel periodo in cui il Senato, 19 febbraio, convertiva in
legge il decreto svuota-carceri, il Consiglio di Stato con ordinanza depositata
due giorni prima, rimetteva alla Corte costituzionale di decidere in merito
alla legittimità della legge Pinto nella parte in cui vincola la liquidazione
degli indennizzi alla disponibilità di bilancio? Insomma, se con legge
costituzionale 1/2012 è stato introdotto il principio dell'equilibrio
strutturale delle entrate e delle spese del bilancio, nel liquidare
l’indennizzo per l’illegittimo lungo processo si deve tenere conto di questo
vincolo o va applicato invece il principio imposto dalla Corte dei diritti
dell’uomo? Lo deciderà, tra un paio d'anni, il Giudice delle leggi, ma che
Paese è mai quello che porrebbe in primo piano l’equilibrio di bilancio anzichè
la dignità dell'uomo? Conviene forse annullare tutto e decidere di rifarsi
esclusivamente ai criteri utilizzati dal Butan, che ha adottato come indicatore
per calcolare il benessere della popolazione il FIL, ovvero l’indice di
felicità interna?
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