Appunti di viaggio
di Diego Kuzmin
Al Cairo ieri pioveva.
Incredibilmente, perché
piove un paio di volte all`anno.
Infatti i ficus benjamin,
che da noi sono piante da appartamento mentre qui sono alberi stradali, hanno
sempre le foglie impolverate.
Il Cairo e` una citta`
enorme.
Pare ci siano una ventina
di milioni di abitanti, ma nessuno li ha mai contati tutti.
Pare ci siano anche
cinque milioni di automobili, in perenne movimento, alla velocità media di una
ventina di chilometri all`ora.
Gli ingorghi sono
frequentissimi anche perche` il traffico non e` per nulla razionalizzato e le
vetture, eccetto le auto blu, sono tutte ammaccate.
Tutti suonano il clackson
sempre. Un trillo per avvertire l`altra automobile che si passa, un po` piu`
forte per chiedere di spostarsi, un doppio bip per dire al pedone di spostarsi,
un cenno interrogativo del taxi quando ti vede al bordo della strada.
A distesa infine, quando
il traffico si blocca.
E` evidente che l`ingorgo
non si risolvera` facendo casino, ma pare sia un gesto apotropaico, che porta
fortuna.
Oltre il traffico
infernale, le macchine vanno contromano,prendono le rotonde all`incontrario,
vanno in retro per lunghi tratti e il rosso serve per far bella figura, sono le
immondizie che la fanno da padrone.
Le strade sono tutte
sporche di qualunque cosa, ci sono buche dappertutto, pezzi di sterrato anche
sulle vie principali, bancarelle, chioschi, venditori di ogni genere, tutti
urlano la loro merce in un caos indescrivibile.
Gli edifici completano il
quadro.
Specialmente in centro,
nella cosiddetta Down Town, sono in genere costruzioni erette dalla seconda
meta` dell`ottocento agli anni cinquanta, inframmezzate da edifici moderni di
pessima estetica e pessima fattura.
Gli edifici piu` antichi
sono invece generalmente eleganti, con dei ingressi lussuosi, spesso deco` o in
stile razionalista.
Pero`, veramente
maltenuti. Le facciate generalmente sono ridotte a un fondo color sabbia, sul
quale ogni inquilino dipinge il terrazzino e lo spazio di pertinenza, a proprio
piacimento, generando un incredibile disordine cromatico.
Insomma qua non si
capisce cosa dica la gente, il traffico e` pazzesco, marciapiedi alti mezzo
metro, barriere architettoniche dappertutto, venditori in ogni dove, la citta`
e` disordinata e sporca di immondizie dappertutto.
Sembra proprio di essere
a Napoli!
Eppure io lo invidio, il nostro concittadino, perché sarà pure disastrato il contesto urbano, ma l'idea di poter varcare la soglia del Museo egizio del Cairo, e non venirne più fuori per almeno tre giorni, rende del tutto trascurabili i dettagli del percorso. Martina
RispondiEliminaQuello che qui viene chiamato disordine è piuttosto espressione di vita. Le strade pulsano di vita, restituendo appieno il loro significato primordiale: strati, non solo di materiali, ma di veicoli, persone, animali e attività. La strada, al Cairo, è l’essenza dello spazio pubblico e condiviso.
RispondiEliminaMi ricorda via Rastello fine anni sessanta inizio settanta ... solo con meno Sloveni.
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