venerdì 21 febbraio 2014

L’azzardo ed il gioco patologico in Friuli Venezia Giulia



La prima legge in regione del 2014!

di Marilisa Bombi

La gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Ma la saggezza popolare, ormai si sa, non abita nelle sale del palazzo. E così anche la regione Friuli Venezia Giulia ha la sua legge sul gioco patologico che entrerà in vigore il prossimo 6 marzo, ma è una legge monca che dimostra, ancora una volta, che si è fatto molto di meno rispetto quanto sarebbe stato possibile e doveroso fare. Una legge, pare, scritta in fretta e furia e voluta direttamente dalla Presidente Serrachiani, ma che, ahimè, fa tanto fumo e ben poco arrosto. Una legge che, già si sussurra in giro, sarà presto rivista all’interno di una delle leggi di manutenzione che periodicamente vengono emanate. Fortunatamente il legislatore non ha fatto di tutta l’erba un fascio come hanno fatto alcune regioni, ad esempio la Lombardia, accorpando gli apparecchi che consentono il vero e proprio gioco d’azzardo con i tradizionali giochi elettronici, (chi non ricorda il mitico pac-man?) ed anche con biliardo e calcetto. E questo è già qualcosa. Ma per il fatto che tanti concittadini sono stati vittima del cosiddetto GAP (gioco d’azzardo patologico) a causa dell’offerta d’oltreconfine, qualche riflessione ulteriore andava e va ancora fatta.
Dalla rete:
Del resto, la macchinetta fa la malattia. È vero, un recente rapporto dell’Eurispes racconta che il 34,5% degli italiani gioca d’azzardo soltanto per divertirsi, prediligendo Gratta e Vinci e Lotto. Rimane il fatto, come un’inchiesta di data journalism di Wired ha dimostrato, che là dove fioccano più slot machine si gioca di più. Basta prendere l’Abruzzo, una delle regioni a più alto tasso di concentrazione di esercizi con questo tipo di dispositivi, installati nei bar o nei cosiddetti mini-casinò: il 5% del reddito procapite regionale, mezzo stipendio medio all’anno per ogni persona (776 euro), finisce nelle fauci di videolottery e compagnia. E le amministrazioni locali impegnate a contrastare il fenomeno sembrano piuttosto mal viste dallo Stato, che di quelle puntate vuol essere l’unico croupier.
Leggi tutta l'analisi di Wired.it

1 commento:

  1. Io la definirei una legge irritante e ipocrita, come il consiglio che accompagna la pubblicità dei giochi: annega, ma con prudenza.
    Lo Stato biscazziere l’unica cosa che potrebbe fare e non fa è restituire al gioco le sue funzioni "nobili", rendendo, ad esempio, il giocatore consapevole e a conoscenza dei meccanismi interni e più subdoli del gioco proposto. Potrebbero semplicemente spiegare a cosa si va incontro praticando un determinato gioco costantemente, quando lo si può considerare equo e quando invece no (cioè quasi sempre). Potrebbero spiegare chiaramente a milioni di ingenui che la pallina della roulette non ha memoria, proprio come l'urna del lotto, e basarsi quindi su statistiche e puntare sui numeri ritardartari non è assolutamente un metodo scientifico, ma una perdita di tempo e di denaro...

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