Nessuno vi obbliga a leggere le mie osservazioni e riflessioni,siamo tutti ancora liberi di leggere quel che ci pare.
di Martina Luciani
Al minuto 4.09 di questo servizio radiofonico RAI, la serena
dichiarazione del questore di Gorizia, che sottolinea come gli organizzatori
della manifestazione No green pass si siano dimostrati estremamente disponibili
nell'ascoltare le prescrizioni contenute nella circolare del Ministero, che
hanno dato paletti più rigidi allo svolgimento della manifestazione già
annunciata.
Così si è espresso il Questore, che è
titolare della funzione di emanazione delle ordinanze con le quali vengono
regolamentate tutte le manifestazioni o gli eventi che possono turbare o
interessare l'Ordine Pubblico. Credo che Gorizia Risponde abbia dato prova non
solo del pieno rispetto delle norme vigenti
ma anche delle regole del vivere civile, che era uno principali
obiettivi del gruppo ben prima che diventasse il mantra terrorizzato del primo
cittadino: si veda ad esempio il comunicato n.2 e il comunicato n.3 e il richiamo continuo ai principi della comunicazione non ostile, come ad esempio questo qui)o la stessa immagine di copertina del gruppo FB, che non propone invettive o salmi deprecatori, ma a corredo dell'immagine cita il secondo comma dell'art.2 della Costituzione Italiana.
Insomma, nelle ore antecedenti il corteo e l' assemblea al
parco della Rimembranza, mentre l'Autorità di Pubblica Sicurezza sembrava
dimostrare fiducia negli intenti e nel raziocinio degli organizzatori, il
sindaco, con una capillare operazione telefonica e la solita grancassa sui
media, spaventava i cittadini e invitava i commercianti a chiudere. Che mi
ricorda tanto i giochi di ruolo, dove un partecipante ha scelto il proprio
personaggio e accumula punteggio con le sue azioni: ad esempio innaffia inutilmente le
strade della città con la varechina, lancia comunicati inquietanti con un
altoparlante montato su una vettura che lentamente si aggira nelle vie deserte,
registra telefonate che intimidiscono coloro che alzano la cornetta (io l'ho schivata, relata refero), di volta
in volta assume toni affettuosi da buon padre di famiglia per poi ruggire
scompostamente avvisando dell’arrivo dell’apocalisse.
Vale la pena ripercorrere qualche passaggio della sceneggiatura disponibile.
Il sindaco, prima della direttiva Lamorgese, comincia con il dichiarare che a Gorizia tutti possono manifestare, ci
mancherebbe, che lui ha sempre affermato il
sacrosanto diritto ad esprimere le proprie opinioni, ma che deve assicurare la
salute a tutti, inclusi coloro che intendono manifestare. Precisa che Gorizia continuerà ad
ospitare tantissime manifestazioni e cortei ma che non vogliamo assistere a scene
indecorose e di violenza, chiunque venga
lo faccia in civiltà, “diversamente sarà l’ultima volta che vanno in
piazza della vittoria”.Controllate pure qui. Mi sembra tutto normale.
Poi i media cominciano a titolare sull’arrivo di nuove disposizioni del ministero
dell’Intero, restrittive delle manifestazioni no green pass: è cambiato
il fondale, scatta il coup de theatre. Il sindaco legge la direttiva e ruggisce:
noi contavamo che nella direttiva Lamorgese fosse posto il divieto allo
svolgimento di cortei! Io ho formalizzato al Prefetto e al Questore la
richiesta di impedire lo svolgimento del corteo e trasferire la manifestazione
nel piazzale della Casa Rossa. https://www.telefriuli.it/cronaca/no-corteo-no-green-pass-sabato-gorizia/2/225419/art/
Avvisa, assumendosi un responsabilità istituzionale non da poco, che “trasformare
la protesta in una guerra civile lascerà solo macerie”, come se una protesta fosse prodromica di un conflitto armato interno allo Stato. https://www.telefriuli.it/cronaca/ziberna-invoca-stretta-anti-no-green-pass-gorizia/2/225370/art/
Gorizia Risponde intanto si consulta con l’Autorità competente e accetta che il corteo sia ridotto e si concluda al Parco della Rimembranza. Accetta cioè che, nelle more delle direttive Lamorgese, si riesca a mantenere perlomeno un tratto dell'itinerario del corteo e uno svolgimento in forma simbolica: “Ci proponiamo di dimostrare come si possa essere civilmente in disaccordo con le politiche del Governo e pretendere il rispetto delle persone e dei loro diritti senza ricorrere alla violenza e come sia importante esprimere le proprie opinioni nel solco della Costituzione e nonostante le forzature alla nostra Carta Fondamentale che questo Governo pratica come nuovo strumento di gestione dell’emergenza sanitaria e della crisi economica e sociale”.
Questa dignitosa presa di posizione viene riletta dai media
come una sfida a Ziberna
il quale, ben sapendo che la dichiarazione di Gorizia Risponde gli passa alta sopra la testa e parte direttamente verso Roma, si ripiglia la scena infastidito probabilmente dalla scelta della Questura e sicuramente anche dalla seguente presa d'atto di Gorizia Risponde: il Sindaco di Gorizia ha scelto di
alimentare la contrapposizione tra i suoi stessi concittadini, stravolgendo il
suo ruolo istituzionale, esprimendosi con parole che incitano all’intolleranza,
che evocano con quella retorica che vorremmo bandita dal dibattito pubblico scenari
apocalittici e lugubri spettri del passato, alimentano la tensione sociale e
giustificano lo scontro invece di raccomandare il confronto (comunicato n.3).
Insomma, il sindaco che fa? Invoca l’incremento dei contagi, cioè stimola le più viscerali paure
delle persone, sottolinea l’esasperazione della gente causata da quasi due anni
di pandemia e annuncia che agli organizzatori è stato "reso obbligatorio" il servizio di
controllo con almeno un addetto ogni 50 persone, facilmente identificabile
indossando, ad esempio, una pettorina fluorescente, gialla o arancione e che i
nomi degli addetti dovranno essere raccolti anticipatamente dagli organizzatori
e consegnati alla Questura.
Oh là, così si fa, cara la ministra Lamorgese (che peraltro nella sua
direttiva non fa parola di servizi di controllo a supporto della gestione dell’ordine
pubblico predisposta dalle Questure)
Ma forse il sindaco non sa che ben prima della sua uscita, diretta
evidentemente a produrre pressione e intimidazione nei confronti degli
organizzatori, nel discutere con la Questura le modalità di svolgimento, Gorizia Risponde aveva preannunciato che, per ragioni di prudenza, sarebbe stato realizzato un coordinamento per vigilare sul pacifico
svolgimento della manifestazione. Un tanto anche dopo aver collezionato, sui social, una serie di sgradevolissime reazioni promesse da parte dei probi cittadini contro i manifestanti: la lettiera sporca del gatto rovesciata dalla finestra sopra il corteo è stata forse la più fantasiosa, idonea comunque a richiedere ai partecipanti eventualmente coinvolti uno sforzo notevole per far finta di nulla e considerare il gesto come una legittima manifestazione di dissenso.
Ed ecco il corteo, ordinato, schiamazzante al punto giusto, non un attimo di
suspance ma ripetuti inviti al rispetto delle regole anticovid, non una
intemperanza ma sistematici riferimenti alla Costituzione e alla legalità. Le forze dell’ordine presenti si sono sostanzialmente
annoiate.
Giunti al parco della Rimembranza, i partecipanti hanno formato un grande cerchio che ha
racchiuso una serie di interventi di persone molto diverse tra loro, senza che
comparissero a chiedere la parola né negazionisti, né satanisti e nemmeno un
terrapiattista: un medico psichiatra e psicologo, un professore universitario,
un docente delle Superiori; e poi pacifici
studenti universitari e cittadini lavoratori che hanno portato la propria
testimonianza con sofferenza, emozione ma senza alcun accento di violenza; e
infine il messaggio registrato da Nunzia Alessandra Schilirò, pacato,
determinato e incoraggiante, dedicato proprio
ai manifestanti riuniti a Gorizia.
Entro l’ora concordata, senza una sbavatura, l’evento si è concluso, le persone
se ne sono andate con i loro cartelli e striscioni salutando educatamente i poliziotti
e carabinieri di presidio, che altrettanto educatamente hanno contraccambiato.
La parola data è stata rispettata e nessuna legge o leggina o ordinanza è stata
violata.
Attorno, la città già sottoposta ad un processo di imbalsamazione iniziato ben
prima dell’epidemia, si era conciata con le bende delle mummie: tutto chiuso, o
quasi, come raccomandato.
Inutile serrata conseguenza di una incommentabile strategia della paura. Il cui risultato è stato duplice, checchè lamenti oggi il sindaco a proposito
dei negozi sprangati come se ciò non fosse avvenuto a causa sua o checchè
tambaschi (verbo del dialetto goriziano) l’Ascom a proposito delle chiusure per evitare assembramenti (dove?
nei negozi? mah!): il risultato di aver essa stessa prodotto un danno agli
esercenti locali e quello, per gli osservatori più smaliziati, di aver per l’ennesima
volta trasferito fuori dall’amministrazione la responsabilità del declino
complessivo della città.
Perché una volta è colpa dei migranti, una volta degli ambientalisti che non
vogliono le industrie insalubri, una volta dei ciclisti, una volta degli antifascisti, una volta del Covid,
una volta dei no green pass, in un crescendo recitativo, con le sottolineature
grottesche dell’ascensore al castello, dell’Isonzo beach, del carcere europeo, dell’aeroporto,
della cittadinanza pervicamente conservata a Mussolini ma negata a Liliana Segre, del rifiuto al
patrocinio comunale al Pride e via gorgheggiando, che ha un’unica motivazione: mascherare le
responsabilità e l’incapacità politica di governo.
Di questa amministrazione e di molte altre prima di questa, indipendentemente dai colori politici.
Ancora una chiosa. Rendiamoci conto che lungo il percorso prestabilito e autoblindato non è che ci fossero stimolanti
occasioni di shopping, occasioni che peraltro non sono più da tempo il fiore all’occhiello del commercio
cittadino. Ma quantomeno il prezzo di innumerevoli
caffè, cappuccini, tisane, acque minerali, spuntini, succhi di frutta, dolcetti
che i partecipanti alla manifestazione avrebbero acquistato lungo il percorso,
e nei dintorni, per riscaldarsi,
rifocillarsi e dissetarsi, poteva uscire dalle tasche dei manifestanti e finire nei registratori di cassa.
E in vista del Natale, quello commerciale intendo,con Gesù Bambino sfinito dallo shopping compulsivo, val la pena di ricordare che
le risicate risorse dei cittadini, sottoposti a rincari pesantissimi sul costo
della vita, certamente non risolleveranno la situazione dei concittadini
commercianti e di certo chi si occupa di marketing non potrà far conto su
coloro che pagano fior di soldi per eseguire i tamponi attraverso i quali esercitare i nuovi distopici
diritti al lavoro e alla non discriminazione.
Inutile commentare in maniera ostile e offensiva. Cancellerò, perchè non sono capace di mettermi a quello stesso livello per rispondere come converrebbe.
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