di Lodovica Gaia Stasi
A Gorizia, della complessa questione mafie si è discusso frequentemente (come nel caso del convegno E(C)co Mafie) ma è evidente che il tema è inesauribile. Libera Gorizia propone per Il 24 ottobre, al Kulturni Dom, alle 10, una tavola rotonda sul tema “Mafie e criminalità nell'Isontino”. I relatori saranno il Procuratore della Repubblica al Tribunale di Trieste, Antonio De Nicolo, la referente del Centro di Azione giuridica di Legambiente FVG, Daniela Moreale e il segretario regionale del SIULP, Roberto Declich. La giornalista Luana de Francisco, autrice di Mafia a Nord Est (2015) e Crimini a Nord Est (2020), modererà il dibattito.
L’occasione
offerta da Libera Gorizia è importante perché il fenomeno delle mafie si è
prepotentemente radicato nell’emergenza sanitaria e in quella che viene
chiamata pandemia sociale, cioè l’intreccio di nuove povertà, nuovi bisogni e
acuirsi di importanti diseguaglianze sociali.
Una parte significativa della relazione del Comitato per la prevenzione e la
repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l’emergenza
sanitaria ( articolazione della Commissione parlamentare antimafia), presentata
a giugno scorso, è dedicata all’analisi del legame fra mafie ed emergenza
sanitaria: i mesi di lockdown e le successive limitazioni hanno determinato
povertà, disuguaglianze e vuoti
di controllo da parte dello Stato che aggravano ulteriormente le debolezze e
fragilità del Paese. In questo contesto, le mafie sono riuscite abilmente a sfruttare
le innumerevoli criticità, arricchendosi a scapito di aziende e comunità in
difficoltà. Tali organizzazioni si muovono principalmente su due direttrici,
quella sociale e quella economica. Nel primo caso, si sostituiscono allo Stato
e al welfare pubblico, offrendo aiuti economici e servizi ai cittadini in
difficoltà, nel secondo caso aggrediscono settori e imprese in grave crisi
economica e tentano di intercettare i fondi nazionali ed europei ad esse destinati.
Il “combinato disposto” di queste direttrici, afferma la Relazione, indica come
il Paese rischi di essere presto sotto un assedio molto aggressivo che metterà
seriamente in pericolo la tenuta sociale. Di recente, persino il Recovery Plan
è a rischio infiltrazioni da parte della criminalità organizzata: l’allarme è
stato lanciato il mese scorso dal presidente della Corte dei Conti italiana,
Guido Carlino, che ha ricordato come già sull’uso dei fondi europei pre
pandemia una parte non indifferente è stata intercettata dalla criminalità per
finalità illegali. Ed ha anche sottolineato come la proroga fino al 2023 della
limitazione della responsabilità per colpa grave intralcia il potere della
Corte dei Conti di controllare la gestione del PNRR, creando sacche di impunità
contrarie sia alla Costituzione sia alle stesse norme europee che impongono
agli Stati membri di adottare misure efficaci contro il malaffare.
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