Gli usi e gli abusi ( opinione di chi scrive) del Green Pass hanno profonde
radici. Non è che il Governo agisca una mattina perchè davanti al primo caffè
ha avuto un'ideona, anche se talvolta sarebbe legittimo sospettarlo.
Ci si è preparati a questo,
con scienza e coscienza, e la professionalità della Laboratorio Management e Sanità (MeS) della Scuola
Superiore Sant’Anna.
di Martina Luciani
A febbraio del 2021 sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta ( evidentemente nei mesi precedenti) a cura del Laboratorio Management e Sanità (MeS) della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (AGENAS), intitolata "Indagine in italiano e in inglese sulla propensione della popolazione italiana ad aderire alla campagna vaccinale".
Quando la lessi, i primi giorni di
aprile, restai basita e scrissi ad una amica:
"io trovo che è roba da fomentare una guerra sociale, che è
indecente chiedere a un popolo ondivago e socialanalfabetizzato come il nostro, terrorizzato, frustrato,
impoverito, qualcosa su cui possa scaricare le sue peggiori pulsioni e farne un
dato statistico nazionale. Non si affida una questione che mi puzza di
politica criminale al popolo, presto ci chiederanno se creare zone ghetto per i
non vaccinati, così da giustificarsi con "lo vuole il popolo". Ad oggi la diffusione di questi dati mi pare corrisponda alla tecnica di spaventare in via preventiva e
capillare con la minaccia di limitazioni, altro che spinta gentile, in modo che i riottosi riflettano
sulle conseguenze della loro posizione di rifiuto al vaccino. Esageravo? Mah...
Il bello è che in
premessa si legge: La teoria del Nudge (Thaler e Sunstein 2008) –
frequentemente tradotta in italiano come spinta gentile – spiega come i comportamenti che hanno conseguenze rilevanti
possono essere sistematicamente orientati verso il bene individuale e collettivo attraverso incentivi
ridotti. In poche parole, i nudges sono interventi di architettura delle scelte che modificano fattori
apparentemente irrilevanti ma che invece influenzano le scelte degli individui sistematicamente. Più precisamente,
gli architetti delle scelte che hanno a cuore il bene individuale e collettivo disegnano il contesto
decisionale consapevoli che piccole variazioni in tale contesto possono influenzare notevolmente le decisioni
finali senza bisogno di imporre divieti, ossia preservando la libertà di scelta.
E ancora, a proposito dei fattori che aumentano la propensione a farsi vaccinare: Il secondo gruppo di fattori fa riferimento alle influenze sociali e si basa sugli studi che dimostrano come i
network sociali abbiano un impatto, sia in positivo che in negativo, sui comportamenti delle persone anche nella decisione di vaccinarsi. A questo proposito, è possibile ipotizzare che comunicare norme sociali desiderabili in base alle quali la maggioranza è favorevole alla vaccinazione oppure rendere noto l’esempio di professionisti sanitari e leader che assumono comportamenti desiderati per prevenire la diffusione del virus possano aumentare la propensione a fare il vaccino.
La terza categoria di determinanti comportamentali che influenza la propensione alla vaccinazione è la motivazione individuale. L’evidenza scientifica sottolinea la necessità di creare fiducia nelle fasi iniziali della campagna vaccinale, prospettare le conseguenze negative generate dalla mancata vaccinazione, ed enfatizzare l’impatto positivo sugli altri derivante dalla vaccinazione del singolo.
Nella sezione intitolata "Penso sia giusto introdurre limitazioni per coloro che pur potendo decideranno di non vaccinarsi contro il COVID-19" i dati analitici sono così riassunti: La metà della popolazione italiana pensa sia giusto
introdurre limitazioni per coloro che pur potendo decideranno di non vaccinarsi contro il COVID-19, mentre il
24,6% degli italiani non sembra d’accordo con tale affermazione. Un quarto
della popolazione dichiara di essere né in disaccordo né in accordo con tale affermazione.
La fascia di popolazione che più si trova in accordo con
l’introduzione di limitazioni per coloro che purpotendo decideranno di non vaccinarsi contro il COVID-19 è
quella sopra i 65 anni (56,1%). Le percentuali di disaccordo maggiori (30,3%) le ritroviamo invece nella
popolazione con un’età compresa tra i 35 e i 44 anni. Non ci sono differenze legate al genere nella risposta.
Il 43% della popolazione con il titolo di licenza media
pensa sia giusto introdurre limitazioni per coloro che pur potendo decideranno di non vaccinarsi contro il
COVID-19, mentre non è d’accordo con l’affermazione il 27,6% della stessa popolazione. La quota di coloro i
quali dichiarano di essere né in disaccordo né in accordo con tale affermazione è pari al 29,4% della
popolazione.
Chi studia le scienze comportamentali tuttavia potrebbe cortesemente avvisare il presidente del Consiglio che dichiarare pubblicamente che se non ti vaccini, ti ammali muori, e contagiando qualcun altro lo fai morire non è propriamente una cosa da dirsi per chi rivesta il suo ruolo e chi abbia letto la risoluzione del Consiglio d'Europa 2361 (2021) "7.3.1 garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è sottoposto a pressioni politiche, sociali o di altro tipo per essere vaccinato se non lo desidera; 7.3.2 garantire che nessuno venga discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non volersi vaccinare"; oppure il considerata 36 del Regolamento della comunita' Europea 14/06/2021, n.
2021/953/UE, certificato COVID digitale dell’UE "It is necessary to prevent direct or indirect
discrimination against persons who are not vaccinated, for example because of
medical reasons, because they are not part of the target group for which the
COVID -19 vaccine is currently administered or allowed, such as children, or
because they have not yet had the opportunity or chose not to be vaccinated.
Therefore, possession of a vaccination certificate, or the possession of a
vaccination certificate indicating a COVID-19 vaccine, should not be a
pre-condition for the exercise of the right to free movement or for the use of
cross-border passenger transport services such as airlines, trains, coaches or
ferries or any other means of transport. In addition, this Regulation cannot be
interpreted as establishing a right or obligation to be vaccinated."
Questo dimostra, palesemente, che c'è una precisa strategia in atto. Sarebbe interessante sapere chi, a suo tempo, ha commissionato lo studio. Marilisa
RispondiEliminaAGENAS, organo tecnico-scientifico del SSN che svolge attività di ricerca e supporto nei confronti del Ministro della Salute, delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano" ai sensi dell'art. 2, comma 357, legge 24 dicembre 2007 n.244.
RispondiEliminaPunto di raccordo tra il livello centrale, regionale e aziendale, l'Agenas assicura il proprio supporto tecnico-operativo alle Regioni e alle singole aziende sanitarie in ambito organizzativo, gestionale, economico, finanziario e contabile, in tema di efficacia degli interventi sanitari, nonché di qualità, sicurezza e umanizzazione delle cure.
Inoltre, all'Agenas è affidata la gestione del programma nazionale di Educazione continua in medicina (ECM).
Presidente è quell'Enrico Coscioni ( primario di cardiochirurgia e consigliere di De Luca, da poco rinviato a giudizio per colpa medica relativamente alla morte di una ragazza nel 2019 ( era indagato prima di essere nominato presidente dell'Agenas) e indagato nell'ambito del filone dell'inchiesta sugli appalti Covid che riguarda Ebris, la fondazione di ricerca biomedica di Salerno e che ha appunto Coscioni nel cda.