domenica 16 febbraio 2020

Patto per l'Autonomia. NO alla riforma che riduce numeri dei parlamentari e rappresentanza del Friuli Venezia Giulia. Sacrificate le minoranze linguistiche e i piccoli partiti.

Il Patto per l’Autonomia ha proposto un coordinamento del fronte del NO al referendum costituzionale e di portare in Consiglio regionale, attraverso i propri rappresentanti, il tema della rappresentatività
dei territori e delle minoranze, che la riforma costituzionale di riduzione del taglio del numero dei parlamentari ha reso gravemente insufficiente.  




Questo progetto del Patto per l'Autonomia, in vista del referendum costituzionale del 29 marzo, è una delle principali indicazioni politiche emerse dalla conferenza stampa del Patto per l’Autonomia del Friuli Venezia Giulia, svoltasi sabato scorso a Udine, con la partecipazione del presidente Markus Maurmair e del consigliere regionale Massimo Moretuzzo.
Il Patto per l’Autonomia si è espresso a sfavore della riforma  che viene sottoposta a referendum poiché  la riduzione del numero dei parlamentari, anche in relazione alle norme vigenti in materia elettorale:essa inciderà negativamente sui diritti di rappresentanza delle comunità caratterizzate dalla presenza di minoranze linguistiche, come quelle del Friuli-Venezia Giulia.
Ha precisato Moretuzzo: "Nella realtà, il taglio dei parlamentari, che sarà confermato o meno dall’esito del prossimo referendum popolare, non tiene conto dei criteri di rappresentatività politica e territoriale, con effetti molto importanti sulle piccole Regioni, come il Friuli-Venezia Giulia. Qualora il referendum venisse approvato, i partiti territoriali – quelli più vicini alle istanze delle comunità locali – spariranno dalla scena.

Il Parlamento in questa legislatura ha già approvato alcune modifiche alle leggi elettorali in vigore allo scopo di adattarle per il momento in cui si applicherà la modifica costituzionale di riduzione dei parlamentari: cioè a referendum confermativo approvato.
E proprio dall’intersecarsi di riforma costituzionale e riforma della legge elettorale che «risulta evidente lo strappo costituzionale che sostanzialmente riduce le possibilità di rappresentanze delle minoranze e del peso dei territori, tra cui le piccole Regioni, con l’attribuzione di quattro senatori al posto di sette e di otto deputati al posto di tredici», ha approfondito Maurmair.
In pratica, «si consegneranno le chiavi della rappresentanza della Regione alle segreterie dei partiti italiani, che saranno libere di decidere quali candidati imporre. Se questo è il prezzo da pagare per seguire la logica del risparmio, peraltro irrisorio, conseguente al taglio dei parlamentari, noi non ci stiamo, perché questa riforma costituzionale non produrrà né efficienza né efficacia, e ridurrà fortemente la democrazia».

Il Rosatellum già aveva posto delle barriere invalicabili per non permettere a liste rappresentative di minoranze linguistiche di ottenere seggi e quindi con la riduzione dei parlamentari le barriere si alzano ulteriormente, salvo che per Sud Tirolo e Trentino.

(NdR: per capire meglio, relativamente alla rappresentanza in Senato, il Trentino Alto Adige, con 1.029.475 abitanti avrà più seggi della del Friuli Venezia Giulia che ne ha 1.215.220, e questo perché il nuovo testo dell’art.57 Cost. ha abolito l’elezione su base regionale sostituendola con quella a base circoscrizionale. I 6 seggi di senatore attribuiti complessivamente al Trentino Alto Adige corrisponderanno ognuno ad una popolazione di 171.579; i 4 del Friuli Venezia Giulia, a 304.746 abitanti).

Nella foto della conferenza stampa:
Stefania Garlatti-Costa, componente del Consiglio direttivo del Patto per l'Autonomia, il segretario Massimo Moretuzzo e il presidente Markus Maurmair.

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