In occasione del 160° anniversario della nascita di Julius Kugy, il 19 luglio la sezione del Cai di Gorizia ha organizzato una commemorazione nel parco Coronini, dinnanzi alla targa che sulla parete di una casa ricorda il poeta delle Giulie, il cantore di una civiltà alpina e di un mondo culturale compositi e plurilingui. Per l'occasione, Carlo Tavagnutti e Carlo Sclauzero hanno realizzato la bellissima cartolina nell'immagine.
L'introduzione dell'incontro.
di Marko Mosetti
"Sono
nato il 19 luglio 1858 nella Villa Grafenberg del Conte Coronini a Gorizia,
quando a Trieste infieriva un'epidemia di colera. Chi sa se la mia predilezione
per l'Isonzo, per le Alpi Giulie dalle quali discende, per le acque giuliane
che convoglia al mare, in genere per le villeggiature estive, non derivi da
ciò? Il battesimo lo ricevetti a Trieste."
Così Julius
Kugy in La mia vita. Nel lavoro, per la musica, sui monti.
Dopo la
laurea in giurisprudenza a Vienna si dedicò a proseguire l'attività commerciale
del padre a Trieste. Fin da giovanissimo si appassionò di botanica. Fu proprio
questa passione a portarlo a contatto con il mondo alpino, con le Alpi Giulie,
allora poco o affatto esplorate e conosciute.
"Infiniti
aneliti verso le vette mi vennero dal romanticismo di Baumbach (l'autore del
poema Zlatorog) che mi infuse nell'anima aperta tutto il
romanticismo del suo ricco cuore di poeta e gli aurei tesori della sua
poesia": scrive in Dalla vita di un alpinista.
E ancora " Credo davvero di potermi considerare in senso lato un alunno di Baumbach. Basti pensare all'importanza che dovette avere per il mio giovane cuore lo Zlatorog, dove fin dall'inizio il venerando duomo del Triglav sorge come un immenso altare di ogni pia nostalgia e devozione montana."
E ancora " Credo davvero di potermi considerare in senso lato un alunno di Baumbach. Basti pensare all'importanza che dovette avere per il mio giovane cuore lo Zlatorog, dove fin dall'inizio il venerando duomo del Triglav sorge come un immenso altare di ogni pia nostalgia e devozione montana."
Come era allora uso comune, si accompagnò nelle sue salite ed esplorazioni con le guide valligiane sia slovene che friulane, senza distinzione di nazionalità. Parlando correntemente il tedesco, lo sloveno e l'italiano, anche grazie al padre carinziano e alla madre, figlia del poeta sloveno Johann Vessel, può certamente essere ascritto come l'archetipo del moderno uomo europeo che, pur fedele alla Patria, è altresì dimentico di confini, divisioni, nazionalismi.
D'altra parte
come in maniera illuminata ebbe a scrivere Celso Macor "le nostre
montagne erano naturalmente così, per legge di natura, per tradizione, nel
sentimento delle genti che le abitano. Le Alpi Giulie non avevano confini,
erano di tutti i popoli, erano entrate nella simbologia della gente alpina,
erano unione e amore, erano poesia e incontro".
Dopo i monti, l'altra grande passione di Kugy, fu la musica.
Dopo i monti, l'altra grande passione di Kugy, fu la musica.
Herr Docktor
suonava l'organo e ne donò uno, ancora esistente, alla chiesa dei Mechitaristi
di Trieste, con il patto di poterlo suonare la sera. Fu inoltre tenore nel Coro
Palestriniano e curatore della branca musicale dello Schillerverein.
Fedele
suddito dell'Impero Austro-Ungarico pur dichiarando "Non sono mai stato
amico della divisa" e sordo ai richiami del nazionalismo, allo scoppio
della Prima Guerra Mondiale, a 57 anni, si arruolò volontario come Alpin
Referent proprio sul fronte delle "sue" Alpi Giulie. L'intento era
quello di offrire le sue competenze alpinistiche e la sua esperienza non già
nell'offesa del nemico ma nel tentativo di preservare le vite dei soldati chiamati
a combattere in montagna.
Al termine
del conflitto accettò volentieri la nuova cittadinanza italiana venendone
ricambiato quantomeno con diffidenza.
Autore e
conferenziere noto e apprezzato nel mondo austro-germanico e slavo, ebbe meno
fortuna in Italia.
Il suo libro
più noto Aus dem Leben eines Bergsteigers venne pubblicato a Monaco
nel 1925. Negli anni altri ne seguiranno fino all'ultimo, Aus Vergangener
Zeit, che vide la luce proprio
alcune settimane prima della morte dell'Autore.
La prima opera di Kugy pubblicata in Italia fu proprio Dalla vita di un alpinista, nel 1932, nella classica e splendida traduzione di Ervino Pocar.
Dopo la
morte, nel febbraio 1944, se la memoria di Kugy rimase viva in Austria e
Slovenia, non si può dire lo steso per il nostro paese.
Anche
Trieste, la città in cui visse, operò e morì, dimenticò quel suo concittadino
così scomodo, così poco "italianissimo", così amico di austriaci e
sloveni.
Erano gli
anni in cui sui monti, che per Kugy non avevano confini, passava la
"cortina di ferro" e non era inusuale che attraverso selle e pareti
transitassero non già alpinisti ma profughi in fuga dalle dittature dei loro
paesi.
Fu in quegli
anni difficili e oscuri che da pochi alpinisti carinziani, sloveni e italiani,
idealmente uniti nel ricordo del Poeta delle Giulie, scoccò una scintilla che
solo dopo molto tempo sarebbe stata riconosciuta per il suo effettivo valore.
Nell'occasione
dell'inaugurazione in Val Trenta, nei pressi delle sorgenti dell'Isonzo, ai piedi del
monumento dedicato a Kugy, i carinziani Karl Kuchar e Hermann Wiegele, lo
sloveno Miha Potocnik, il friulano Giovanni Spezzotti con Mario Lonzar, per la
sezione goriziana del CAI, gettarono le basi per una serie di iniziative transfrontaliere
sviluppate in un'ottica di collaborazione fra gli alpinisti delle tre regioni
contermini, al fine di riprendere e rendere ancora più attuale il patrimonio
ideale e culturale di Kugy.
Era l'anno
1953!
Erano
attività per quei tempi rivoluzionarie e in anticipo sui tempi della politica,
che però durano tuttora, che non hanno mai smesso di essere attuali, e che
hanno dato e continuano a dare importanti frutti. Non solamente in ambito
alpino e alpinistico. Iniziative che hanno aperto la strada e segnato il
cammino per far si che i tre popoli contermini ritornassero a dialogare e a
vivere assieme.
Dopo 35 anni
di completo oblio, nel 1967, fu la sezione del CAI di Gorizia attraverso la
tenace volontà del Presidente di allora, Mario Lonzar, a promuovere la
riedizione dell'opera più significativa, Dalla vita di un
alpinista, aprendo la strada per la riscoperta e valorizzazione di Julius Kugy in
Italia.
Nel volgere di pochi anni, sempre e solo per iniziativa degli alpinisti goriziani, furono tradotti e pubblicati La mia vita nel lavoro, per la musica, sui monti (1969), Le Alpi Giulie attraverso le immagini (1970), e Dal tempo passato (1980).
Nel volgere di pochi anni, sempre e solo per iniziativa degli alpinisti goriziani, furono tradotti e pubblicati La mia vita nel lavoro, per la musica, sui monti (1969), Le Alpi Giulie attraverso le immagini (1970), e Dal tempo passato (1980).
Questo fu possibile anche grazie alla generosità e sensibilità del concittadino e grande germanista Ervino Pocar che donò la sua opera di traduzione alla sezione goriziana del CAI. Gli eredi stessi del dottor Kugy, da Vienna, acconsentirono all'operazione editoriale a patto che il traduttore fosse sempre Pocar, che così bene seppe interpretare la poetica del Cantore delle Giulie.
Non sono passati troppi anni da che in certi ambienti, non solamente alpinistici regionali, la figura di Julius Kugy ha smesso di essere scomoda e ingombrante.
Abbiamo
assistito allora alla corsa ad appropriarsi di quella figura fino a poco prima
sconosciuta o, più probabilmente, volontariamente ignorata, se non disprezzata.
Molti,
troppi, hanno tentato di trasformare Kugy, nella migliore delle ipotesi, in un
brand commerciale.
I veri
cultori appassionati della montagna e delle cose alpine, ed i soci della sezione
goriziana del CAI, sorridono con sufficienza a queste piccinerie e continuano e
continueranno a ricordare e onorare Herr Docktor, il Signor Dottore, come era
conosciuto da tutti tra le nostre montagne.
Marko Mosetti è il direttore responsabile della rivista Alpinismo Goriziano.
Marko Mosetti è il direttore responsabile della rivista Alpinismo Goriziano.
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