mercoledì 26 ottobre 2016

I presidenti Mattarella e Pahor a Gorizia, in occasione del centenario di Gorizia italiana. Unanime anelito all'Europa. Garanzia di pace.



Stanno uscendo le  agenzie e i primi articoli sull’incontro di quest’oggi, a Gorizia, del presidente Sergio Mattarella con il presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor. Ad esempio Askanews, insieme a tante altre; e poi leggeremo e vedremo in abbondanza. Il sindaco Ettore Romoli chiede ufficialmente una zona economica speciale modellata sul bacino del Gect.


di Martina Luciani

Il nostro presidente, al Teatro Verdi affollato di politici, amministratori, cittadini e moltissimi studenti, ha detto molte cose, anche andando oltre la retorica della riconciliazione  collegata al centenario della stramaledetta prima guerra mondiale, e di tutto quel che è venuto dopo. Spiego in coda perché mi permetto di usare la parola retorica.
Mattarella ha ricordato ad esempio che il progetto Europa ha fatto tacere le armi e parlare i popoli, ed è prima un progetto politico e sociale, poi economico. Appunto non da poco, di questi tempi.
L’Unione Europea, se coesa e coerente con i suoi valori fondativi, è in grado di svolgere un ruolo decisivo nello scenario internazionale, e sostenere uno sviluppo equo in ogni parte del mondo.
Se le parole contano ancora, a me questa assunzione di responsabilità europea piace molto.
Mattarella ha anche detto che i valori dell'Unione europea non se ne stanno lì immoti, a proteggerci come hanno fatto finora dai nazionalismi e dalle guerre,  ma hanno bisogno di essere continuamente rinsaldati: cosa che non si ottiene alimentando i nazionalismi e innalzando muri e barriere.  Una valutazione e un monito che non possiamo non riferire alla situazione reale, incluso il restyling del “muro” confinario effettuato dalla Slovenia lungo il confine con la Croazia di cui abbiamo avuto notizia proprio alcuni giorni fa.
Interessante ed apprezzabile, da parte del sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, la scelta di descrivere  la ricorrenza del centenario dicendo che l'8 agosto del 1916 ebbe luogo da parte dell'esercito italiano l'occupazione di Gorizia, che da allora divenne italiana. Un opportuno riconoscimento della nostra peculiarità storica e culturale.  Inoltre  il sindaco Romoli, nella prospettiva dell'intensificazione della progettualità transfrontaliera ha chiesto ai due presidenti delle Repubbliche che sul bacino del Gect sia modellata una zona economica speciale europea, per portare a piena realizzazione il Trattato di Osimo e consentire alle potenzialità dell’area transfrontaliera  di esprimersi compiutamente. Idea brillante, ma la vedo lontana.
Perché prima, subito, non facciamo fare al Gect la registrazione al Regolamento Emas? Quella certificazione europea, cioè, in forza della quale volontariamente viene determinata, attraverso la programmazione degli interventi e delle attività, la continua evoluzione delle prestazioni ambientali dell'organizzazione che l'assume.  Potremmo realizzare nei Comuni del Gect,  e per le attività oggetto di cooperazione territoriale, un sistema di gestione ambientale integrato:  oltre a non inquinare e a puntare al miglioramento delle condizioni ambientali, ridurre gli sprechi, ottimizzare le  attività, aumentare la propria efficienza e ottenere un risparmio dei costi, dando risposta ad attese di tipo sociale e ambientale e rendendo il Gect locale, anche per queste caratteristiche, un modello in Europa.

Ho usato la parola retorica a proposito della riconciliazione perchè per me ( quisque de populo, nata qui da genitori e avi ben radicati tra città, campagne e colline) tale è.  Le genti di confine, pur digiune di geopolitica,  hanno ben che elaborato dinamiche capaci di risolvere nella quotidianità le grandi questioni storiche e politiche, riconciliandosi l'un l'altro, molto prima delle cerimonie ufficiali.
L’economia di confine era tutt’altro che asfittica, ed ora si è adattata e sempre più si adatterà ad una dimensione completamente diversa. In fondo, siamo pur sempre i discendenti degli abitanti che convivevano in questa terra, ognuno con le proprie radice e lingue materne. Tutto quanto storicamente accaduto, prevalentemente per scelte e decisioni in cui c’entravamo relativamente, se non per nulla, non può cancellare un archetipo che è conservato dal paesaggio, dalle acque che scorrono, dai frutti della terra. Se la Storia ha dovuto faticare, se oggi il Gect ci pare una conquista epocale,  forse è perché non si è osservata meglio e più in profondità la “vita vera”. 


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