martedì 9 agosto 2016

Nuovi centri commerciali off limits? Le teorie del M5S regionale; del ruolo pentastellato nei consigli comunali sappiamo poco o nulla.



via Trieste: uno dei tanti edifici inutilizzati in città

Governo del territorio e tutela dell'ambiente; tutela della concorrenza e tutela del consumatore. Il M5S dà una lettura semplicistica del quadro di riferimento normativo contestando alla Regione l'immobilismo su questo fronte. Ma nei consigli comunali, sede della gestione del territorio, quali sono state le battaglie del M5S?


di Marilisa Bombi

Da tempo, attraverso le pagine di questo blog, abbiamo denunciato l’anomala situazione che vede il FVG ai vertici della classifica nel rapporto metri quadri/popolazione dei centri commerciali.
E' stato anche denunciato il fatto che le recenti modifiche allo Statuto di autonomia hanno del tutto trascurato una competenza che  invece in Trentino Alto Adige sono stati pronti ad attribuirsi, dopo che il commercio “sostanziale” è stato attratto nella materia della tutela della concorrenza di competenza esclusiva statale. Nel senso che con l'individuazione della "materia" riconducibile alla tutela della concorrenza prevista dall'art. 117 Cost. introdotta dalla legge cost. 3/2001, le prerogative statutarie delle regioni a statuto speciale in materia di commercio sono state fortemente ridimensionate. Ciò in quanto le questioni riconducibili alla cosiddetta "liberalizzazione" sono state considerate riconducibili non più alla materia del commercio, di competenza regionale, bensì alla materia della tutela della concorrenza di competenza statale.
L’argomento ritorna in primo piano con la nota di Cristian Sergo, portavoce del MoVimento 5 Stelle, nel Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia, il quale purtroppo dimentica che la gestione del territorio è di competenza comunale e non pare che i consiglieri  del Movimento si siano molto spesi su questo fronte.

Strana, peraltro, la conclusione del comunicato di Sergo il quale richiamando le iniziative del Movimento di cui si dirà sotto, afferma che: “Noi potevamo essere i primi in Italia, ma alla Giunta Serracchiani interessano altri record, non di certo quelli volti a tutelare i nostri piccoli commercianti, peccato.”
“Strana” perché, personalmente, avrei preferito che lo stop ai centri commerciali fosse motivato non da una tutela della categoria dei piccoli commercianti; bensì da una generale tutela dell’interesse pubblico ad impedire la desertificazione dei centri storici che, ormai, può contare sulle dita di una mano i negozi dei generi primari, e non solo. E questo fatto diventa un problema sociale visto il progressivo invecchiamento della popolazione ed un problema di programmazione sul fronte dell'attrattività abitativa e del turismo.
Del resto, è strana la nostra Regione che, unica in Italia, invece di riconoscere ai consigli comunali le scelte pianificatorie di sviluppo, aveva previsto la possibilità che fosse l’imprenditore ad acquistare i terreni, magari in zona agricola e pertanto a buon prezzo, per poi richiedere al Comune la zonizzazione commerciale. Il centro commerciale Tiare, a Villesse, è nato così, mentre da Tarvisio a Latisana, le industrie chiudevano lasciando dietro di se spettri di cemento che ben avrebbero potuto essere riconvertiti. Adesso, modificate le norme, è possibile realizzare centri commerciali in qualsiasi zona del territorio comunale.
Entrando nel merito del comunicato e con riferimento, pertanto, alle disposizioni normative citate dal consigliere pentastellato, nella nota sotto-riportata integralmente, una precisazione va fatta.
E non a difesa della Regione, le cui responsabilità in questo settore sono state sopraindicate. Bensì in relazione al fatto che un partito che si candida a forza di governo deve dimostrare di averne la capacità oltre che la volontà, approfondendo quindi le questioni che va a trattare.
Insomma, con riferimento alle zone che regione e comuni potrebbero inibire al commercio, va evidenziato che in un parere dell’11 dicembre 2013, l’Autorità antitrust, aveva così affermato: “[…] regioni ed enti locali potranno legittimamente introdurre restrizioni per quanto riguarda le aree di insediamento di attività produttive o commerciali, così come espressamente previsto dalla nuova formulazione della norma  solo dove esse risultino giustificate dal perseguimento di un interesse pubblico specificatamente individuato, costituzionalmente rilevante e compatibile con l’ordinamento comunitario, e a condizione che ciò avvenga nel rigoroso rispetto dei principi di stretta necessità e proporzionalità della limitazione, oltre che del principio di non discriminazione”. Insomma, il quadro di riferimento normativo non è proprio come ce lo presenta il consigliere Sergo che dà una lettura semplicistica della disposizione; ma soprattutto  ci aspetteremmo un contributo politicamente più significativo nell'inquadramento delle giustificazioni alle restrizioni sugli insediamenti produttivi e commerciali.
Comunque, questa la nota di Sergo (M5S): "Dal 2014 si possono prevedere anche nella nostra regione zone interdette alla nascita di queste strutture ma questo alla giunta Serracchiani non interessa"
Purtroppo in Italia ci sono le leggi ma a volte i politici fingono di non conoscerle e di non poterle applicare. È il caso dei centri commerciali.
Come abbiamo più volte ricordato ai nostri colleghi durante le sedute del Consiglio regionale e all'assessore Santoro ogni qualvolta si sia affrontato l'ipocrita tema del "consumo suolo zero" con le leggi approvate in Consiglio in questi due anni, la norma che davvero permetterebbe di stoppare il proliferare dei centri commerciali c'è, è stata da noi più volte proposta ed è sempre stata bocciata.
Infatti, va ricordato che il Decreto Salva Italia di Monti (Legge 22 dicembre 2011, n. 214
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201: Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici
(G.U. n. 300 del 27 dicembre 2011 ) prevedeva all'Art.31 comma 2 la liberalizzazione selvaggia, ovvero: "Secondo la disciplina dell’Unione Europea e nazionale in materia di concorrenza, libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi, costituisce principio generale dell’ordinamento nazionale la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, e dei beni culturali. Le Regioni e gli enti locali adeguano i propri ordinamenti alle prescrizioni del presente comma entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto".
Con questo decreto non era più possibile prevedere delle limitazioni per chi volesse costruire nuovi centri commerciali.
Le leggi però si possono modificare, soprattutto se nelle loro premesse citano la direttiva Bolkestein che, come sosteniamo da tre anni in Aula e fuori, prevede la possibilità di una limitazione alla liberalizzazione selvaggia soprattutto per tutelare la salute l'ambiente e i lavoratori (gli stessi principi che permetterebbero all'Italia di bloccare le aperture dei negozi nelle giornate festive). Ebbene già nell'agosto 2013 con il Decreto del Fare del Governo Letta venne approvata una modifica al decreto Monti e sono state aggiunte, in fine, le seguenti parole: ", potendo prevedere al riguardo, senza discriminazioni tra gli operatori, anche aree interdette agli esercizi commerciali, ovvero limitazioni ad aree dove possano insediarsi attività produttive e commerciali".
Per esser ancor più sicuri della bontà della norma e della sua impossibilità di esser impugnata da qualche imprenditore nel 2014 ci fu un'ulteriore aggiunta nel Decreto Crescita di Renzi laddove al Salva Italia sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: "solo qualora vi sia la necessità di garantire la tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, e dei beni culturali".
In questo modo è pacifico che sin dall'agosto 2014 le Regioni e i Comuni devono adeguarsi a queste normative potendo prevedere zone interdette alla nascita di nuovi centri commerciali, ma evidentemente in Friuli Venezia Giulia questo non si è voluto fare. Da parte di chi sostiene di voler una politica del "consumo suolo zero" (solo a parole) è ora che vengano date delle spiegazioni ai cittadini e non solo annunci che poi non vengono  rispettati.
Dovrebbero anche spiegare perché i nostri emendamenti in tal senso son stati bocciati (e sono previsti anche bella nostra riforma urbanistica depositata ma che non è mai stata nemmeno calendarizzata in commissione), ma noi non desistiamo e forti della Ragione che abbiamo, ripresenteremo le istanze dei cittadini e dei piccoli commercianti che non vogliono più assistere all'inaugurazione o all'allargamento di altri centri commerciali nei propri comuni.
È notizia di questi giorni che la Provincia dell'Alto Adige (http://m.altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2016/08/03/news/commercio-una-norma-rida-i-poteri-alla-provincia-1.13913481) ha approvato una norma in tal senso, facendola passare come chissà quale vittoria del SVP a braccio di ferro col Governo quando in realtà si tratta solo del recepimento di una legge statale che è ferma lì e nessuna Regione provincia o amministrazione comunale ha mai voluto applicare.”

Nessun commento:

Posta un commento

Se inserisci il commento in un vecchio post, invia una mail alla redazione, in modo che se ne possa informare i lettori.