sabato 11 luglio 2015

Ambrosia: una vera e propria piaga



C’è chi la considera una vera e propria calamità. Insomma qualcosa di molto simile alle “piaghe d’Egitto”, ovvero quell’insieme di calamità che, secondo il racconto biblico, si abbatterono per volontà divina sul faraone e sugli egizi a causa del loro rifiuto alla partenza degli Ebrei. Furono: acqua mutata in sangue, rane, zanzare, mosche velenose, mortalità del bestiame, ulcerazioni, grandine, locuste, tenebre, morte dei primogeniti. Non siamo ancora a quel punto, ma per chi soffre abitualmente di allergie la situazione è critica.

di Marilisa Bombi

La piaga è l'Ambrosia che a prima vista pare una bella pianta decorativa, tanto che fa bella mostra di se proprio davanti al Municipio di Farra d’Isonzo, mentre è una delle piante più invasive e allergogene in genere, e si sta diffondendo rapidamente in tutta l'Italia. Il polline dell'ambrosia (Ambrosia artemisiifolia) causa diversi disturbi e malattie come l'allergia, l'asma e la congiuntivite.
Il grave è che questa pianta è priva di nemici naturali, non vi è insetto che la gradisca o altro animale che la mangi. I suoi numerosi fiori sprigionano nell'aria quantità importanti di polline che può viaggiare col vento per centinaia di chilometri. Contemporaneamente produce un gran numero di semi che con le loro spine si attaccano al pelo degli animali e agli pneumatici delle macchine in transito.
Ogni proprietario di fondi dovrebbe provvedere a eliminare, estirpando o perlomeno falciando la pianta prima della sua fioritura che dovrebbe iniziare proprio in questi giorni, perché di norma va dalla seconda metà di luglio fino alla fine di settembre. I sintomi più frequenti sono le infiammazioni a carico delle mucose, come la rinite, gli starnuti ripetuti, il prurito e l'arrossamento degli occhi con notevole fastidio alle orecchie e alla gola, che influiscono sulle capacità di concentrazione e sull'irritabilità dei soggetti interessati.
Il suo habitat ottimale sono le superfici incolte, come i margini della strada, le ferrovie, gli argini dei fiumi, i cantieri, le discariche e i fondi agricoli abbandonati, in pratica tutte le superfici che sono state lasciate libere, anche per brevi periodi, da ogni altro genere di vegetazione.
Insomma, sarebbe il caso che i soggetti preposti (comuni in primis) iniziassero a prendere seriamente in considerazione il problema, così come è stato fatto per la zanzara tigre, emettendo ordinanze apposite per imporre ai proprietari dei fondi l’eliminazione dell’infestante.
E non è un caso se, in alcune regioni, si è già corsi ai ripari. Per saperne di più.

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