L'Europa ci ha già sanzionato per l'inveterata abitudine a spacchettare progetti potenzialmente assoggettabili a Valutazione di impatto ambientale in sezioni più piccole, più facili da "sdoganare" in base alla normativa vigente, essenzialmente caratterizzata da soglie per lo più solo dimensionali. Per fortuna le norme migliorano: il cumulo degli impatti ambientali non può più essere ignorato.
di Martina Luciani
A luglio del 2014 il Patto per lo sviluppo di Gorizia (
Comuni di Gorizia e Monfalcone, Provincia di Gorizia, CCIAA Gorizia, CGIL CISL
UIL, Unione industriali di Gorizia) espresse parere favorevole sul progetto
chiamato “Three shades of green”, che in
italiano vuol equivale al lirico “Tre tonalità di verde”. Ovvero, un impianto
per il recupero dell’alluminio, che per funzionare ha bisogno del calore
prodotto dalla centrale a biomasse Sud e di un po’ di quello proveniente dalla
centrale Nord, in grado però anche di produrre energia elettrica, interamente
immessa sul mercato.
Una proposta evidentemente complessiva che a pieno regime, scriveva la stampa, sarebbe in grado di produrre più di 40 posti di lavoro; i benefici economici per la collettività erano individuati nell'omaggiare il quartiere di Sant’Anna di una centralina per il monitoraggio della qualità dell’aria ed immaginare una compensazione attraverso l'ipotetico impianto per il teleriscaldamento da cedere all’ospedale ad un prezzo simbolico.
Il Patto per lo sviluppo,soggetto eminentemente politico, dice di si, il progetto ci sta bene.
E il medesimo progetto avrebbe dovuto iniziare il suo complesso percorso di verifica, non ultima quella coinvolgente i cittadini interessati in maniera problematica alla questione, vista la contiguità delle installazioni industriali ( industrie insalubri) alle residenze civili ( e pure quelle militari, visto che gli alloggi delle caserme di via Trieste si affacciano direttamente sull’area dove dovrebbe sorgere la centrale Nord)
Poi però succede quello che sappiamo: le tre tonalità di verde perdono la contiguità grafica che ci consentiva di vedere il quadro complessivo, e vengono da quel momento in poi considerate ognuna per conto proprio nell’intraprendere il processo di valutazione tecnica/amministrativa.
Si ripropone cioè la prassi di suddividere un unico progetto in più parti, singolarmente sotto le soglie previste per la valutazione di impatto ambientale: esattamente il gioco dei bussolotti a causa del quale l’Europa ci sanziona e per evitare il quale sono state emanate a fine marzo scorso le Linee guida per la verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale dei progetti di competenza delle regioni e province autonome. Uno dei cardini delle nuove linee guida è il meccanismo che esprime la seguente ratio: i singoli interventi vanno considerati sotto il profilo dei possibili impatti ambientali derivanti dall'interazione con altri progetti localizzati nel medesimo contesto ambientale e territoriale. Nel nostro caso, non dobbiamo fare nessuno sforzo: il progetto “ Tre tonalità di verde” geneticamente è uno e trino. Perché non lo consideriamo come tale? Ed i diversi pareri tecnici relativi ad emissioni, pericolosità, insalubrità, rumorosità, assecondano l’artificiosa frammentazione del progetto? Sono domande alle quale i cittadini, per ora esclusi da un percorso partecipato sul progetto, attendono risposta.
Una proposta evidentemente complessiva che a pieno regime, scriveva la stampa, sarebbe in grado di produrre più di 40 posti di lavoro; i benefici economici per la collettività erano individuati nell'omaggiare il quartiere di Sant’Anna di una centralina per il monitoraggio della qualità dell’aria ed immaginare una compensazione attraverso l'ipotetico impianto per il teleriscaldamento da cedere all’ospedale ad un prezzo simbolico.
Il Patto per lo sviluppo,soggetto eminentemente politico, dice di si, il progetto ci sta bene.
E il medesimo progetto avrebbe dovuto iniziare il suo complesso percorso di verifica, non ultima quella coinvolgente i cittadini interessati in maniera problematica alla questione, vista la contiguità delle installazioni industriali ( industrie insalubri) alle residenze civili ( e pure quelle militari, visto che gli alloggi delle caserme di via Trieste si affacciano direttamente sull’area dove dovrebbe sorgere la centrale Nord)
Poi però succede quello che sappiamo: le tre tonalità di verde perdono la contiguità grafica che ci consentiva di vedere il quadro complessivo, e vengono da quel momento in poi considerate ognuna per conto proprio nell’intraprendere il processo di valutazione tecnica/amministrativa.
Si ripropone cioè la prassi di suddividere un unico progetto in più parti, singolarmente sotto le soglie previste per la valutazione di impatto ambientale: esattamente il gioco dei bussolotti a causa del quale l’Europa ci sanziona e per evitare il quale sono state emanate a fine marzo scorso le Linee guida per la verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale dei progetti di competenza delle regioni e province autonome. Uno dei cardini delle nuove linee guida è il meccanismo che esprime la seguente ratio: i singoli interventi vanno considerati sotto il profilo dei possibili impatti ambientali derivanti dall'interazione con altri progetti localizzati nel medesimo contesto ambientale e territoriale. Nel nostro caso, non dobbiamo fare nessuno sforzo: il progetto “ Tre tonalità di verde” geneticamente è uno e trino. Perché non lo consideriamo come tale? Ed i diversi pareri tecnici relativi ad emissioni, pericolosità, insalubrità, rumorosità, assecondano l’artificiosa frammentazione del progetto? Sono domande alle quale i cittadini, per ora esclusi da un percorso partecipato sul progetto, attendono risposta.
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