Il segretario provinciale Rossi: «Isontino propulsore e aggregante verso il resto della Regione, anche oltre i confini della vecchia Provincia». Ai sindaci il mandato di favorire una stretta convenzione fra i due ambiti del Basso e Alto Isontino.
Si è riunito fino a tarda notte l’Assemblea provinciale del
Pd, il “parlamentino” del Partito Democratico, ma alla fine all’unanimità è
stato adottata la piattaforma entro la quale il partito si muoverà nei prossimi
mesi per l’attuazione della riforma degli enti locali nell’Isontino: «Puntiamo
ad un accordo quadro fra le Unioni di comuni nel quale sarà riorganizzato
l’Isontino: il Basso e alto isontino (come gli attuali ambiti
socio-assistenziali)», così annuncia il segretario provinciale del Partito
Democratico, Marco Rossi, dopo l’assemblea che ha dato un «forte mandato» ai
sindaci eletti nelle file del Pd affinché procedano in questa direzione.
«Poiché la legge prevede la possibilità che le Unioni
territoriali stipulino fra loro degli accordi, detti “convenzioni”, sia per
gestire servizi in comune, come quelli già oggi gestiti in maniera unitaria
nell’intero Isontino, sia per stipulare accordi di programma ed essere
interlocutori diretti della Regione – spiega Rossi - per questi motivi pensiamo
che l’Isontino possa diventare una forza propulsiva per l’intera regione, ed
aggregare attorno al nostro progetto anche altre Unioni di comuni a noi vicine,
con le quali siamo disposti a collaborare su progetti comuni».
«C’è chi pensa, erroneamente, che il futuro della Regione si
riduca a Udine e Trieste: noi diciamo “né con Udine, né con Trieste” perché
l’Isontino è stato da sempre un territorio cerniera, ma oggi è anche un
territorio nel quale si concentrano alcune delle infrastrutture regionali più
importanti, dall’aeroporto al porto di Monfalcone, all’autoporto di Gorizia».
È assolutamente sbagliato l’approccio di molte
amministrazioni, invariabilmente di centrodestra, che vogliono sabotare e
disapplicare la legge: mostrano scarsa cultura di governo, dice ancora il
Partito Democratico. Che se ritiene per ora prioritario procedere nella
direzione della costruzione delle “Unioni territoriali”, lascia la porta aperta
alle fusioni di comuni: «Per certi versi esse rappresentano la normale
evoluzione della legge di riforma degli enti locali, ma per incontrare il
consenso dei cittadini devono essere ragionate e condivise e partire dal
basso».
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