Durante il recente dibattito a Duino sulla questione rigassificatore Smart Gas, è emersa una prospettiva che merita approfondimento: la relazione tra il rigassificatore off shore Adriatico, comunemente chiamato Porto Viro, e il progetto del rigassificatore e terminale GNL di Monfalcone.
di Martina Luciani
Abbiamo ripetutamente letto che l'impianto, situato nell'Adriatico a circa 15 chilometri dalla costa appartenente alla provincia di Rovigo, funziona per circa metà delle sue possibilità di rigassificazione ( qualcuno dice anche meno) che è di 8 miliardi di metri di cubi di gas all'anno ( e relativamente al quale è in corso un'accesa discussione sulle compensazioni pretese dal territorio interessato dall'operatività del rigassificatore e sugli impatti ambientali dello stesso).
Per la proprietà, composta da Quatar Petroleum, Exxon Mobil Italiana Gas ed Edison, non è certamente un interesse prioritario la messa in funzione di un rigassificatore a Monfalcone. E certamente sarebbe ben lieta, e quindi forse commercialmente disponibile ad accordi economicamente favorevoli per le nostre imprese affamate di gas a buon mercato, nel veder attraccare le gasiere dirette a Monfalcone. Basterebbe poi immettere il gas nella rete attraverso l'accordo con il distributore attivo in FVG. Con la doppia utilità di avere il gas necessario anche alla auspicata riconversione della centrale A2A.
Se n'è parlato anche sulla stampa, su L'Espresso per la precisione, in un articolo firmato da Maurizio Maggi e intitolato " Se Putin chiude, Rovigo ride". In quel contesto si afferma che Adriatic Lng, priva di accordi che garantiscano sostegni economici pubblici se l'impianto non lavora, "spera che i gruppi di imprenditori intenzionati a dar vita a nuovi mini-rigassificatori, come quelli del consorzio Smart Gas di Monfalcone (Gorizia), rinuncino e utilizzino la capacità disponibile a Porto Viro. Che ha spalle larghe ed pronto, dicono quelli di Lng Adriatic, a rigassificare a manetta se i russi chiudono i rubinetti."
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