EC(C)O
MAFIE. Venerdì 10 luglio. Kulturni Dom, via Brass 20, Gorizia, alle ore 18.30.
I territori di confine come quello in cui viviamo sono inevitabilmente aree di transito del traffico illecito di rifiuti: lo sanno bene le Procure e la Direzione investigativa antimafia.
Un traffico che è solo un segmento della filiera criminale, che prospera attorno e grazie alle enormi quantità di rifiuti, prezzo esoso della società dei consumi; filiera che a sua volta si esprime attraverso attività e imprese criminali fin dal momento della raccolta dei rifiuti urbani, speciali o pericolosi che siano.
Anche l’offesa, il danno e la pericolosità per i cittadini non cambiano: attraverso diversificate attività illegali vengono violati, spesso in maniera devastante anche per le generazioni future, il diritto alla salute e all’ambiente salubre, oltre che norme penali, norme fiscali, norme amministrative e giuslavoristiche. Insomma, tutele fondamentali, giustizia e sicurezza diventano esse stesse dei rifiuti.
Forum Gorizia ha deciso di introdurre la riflessione e il
dibattito sulle ecomafie perché la sensibilità dei cittadini è fondamentale
nell’attivare i meccanismi di controllo e investigazione delle Forze di
polizia, oltre che per sollecitare la costante e a volte troppo superficiale attenzione della
politica e delle amministrazioni pubbliche.
La cittadinanza attiva, che si consolida nella cosiddetta antimafia sociale e che ha in Italia presidi coraggiosi e capillarmente attivi, nasce dalla consapevolezza e dall’informazione. Che nel nostro caso, e nella prospettiva di un confine nazionale così aperto da poter realizzare una città comune tra Gorizia e Nova Gorica, prescinde dalla formale separazione amministrativa tra Stati e dalla nazionalità del reato, dell’inquinamento, del rischio per le popolazioni.
Ec(co) Mafie è l’appuntamento organizzato per il 10 luglio, al Kulturni Dom di via Brass 20, a partire dalle 18.30. L’iniziativa è
il primo approccio ad un problema spesso difficilmente identificabile nella
vita quotidiana, perché sempre ben nascosto, che si tratti del capannone
dismesso riempito poco per volta di rifiuti mai avviati a corretto smaltimento
o di connivenze celate, anche a partire dai pubblici appalti, lungo tutta la filiera dei rifiuti. Grandissime
quantità di rifiuti, mescolati in cocktail venefici che nessuno è riuscito a
controllare e fermare, e che una volta oltrapassati i confini non sappiamo dove
finiscano e quali disastri vadano a causare altrove. In aggiunta, ormai i
soggetti collusi con le organizzazioni mafiose non sono gente che gira con la
lupara a tracolla ma sono sempre più spesso discreti e competenti imprenditori
e professionisti ai quali non facciamo caso. La cittadinanza attiva, che si consolida nella cosiddetta antimafia sociale e che ha in Italia presidi coraggiosi e capillarmente attivi, nasce dalla consapevolezza e dall’informazione. Che nel nostro caso, e nella prospettiva di un confine nazionale così aperto da poter realizzare una città comune tra Gorizia e Nova Gorica, prescinde dalla formale separazione amministrativa tra Stati e dalla nazionalità del reato, dell’inquinamento, del rischio per le popolazioni.
Capiremo di più e meglio delle specifiche modalità di infiltrazione criminale e mafiosa nel settore dei rifiuti grazie la testimonianza di due donne che lavorano in prima linea: la direttrice del consorzio Polieco Claudia Salvestrini e la giornalista Alessandra Tommasino.
Polieco è il consorzio obbligatorio che riunisce i produttori e gli importatori, gli utilizzatori ed i distributori di beni in polietilene ed i riciclatori ed i recuperatori di rifiuti: svolge un ruolo attivo nella sorveglianza e denuncia delle attività illecite, inclusa l’esportazione illegale dei rifiuti. Per queste competenze Claudia Salvestrini, per la sua battaglia contro i crimini ambientali e contro ogni genere di abuso ed ingiustizia, è costante interlocutore delle forze dell’ordine e della Magistratura, oltre ad essere stata chiamata a dare conto della propria diretta esperienza in Italia e all’estero anche nell’ambito della Commissione parlamentare d’inchiesta sul traffico transfrontaliero.
Alessandra Tommasino, giornalista e ingegnere per l’ambiente e il territorio, collabora con la testata napoletana Il Mattino, uno dei principali quotidiani italiani e segue da anni, nel filone del miglior giornalismo di investigazione e denuncia, la gestione illecita dei rifiuti, l’infiltrazione criminale nelle pubbliche amministrazioni, lo scempio urbanistico. E’ impegnata con Comitato Don Peppe Diana, il coordinamento di associazioni fondato in memoria del parroco che si oppose alla camorra dei Casalese e che venne assassinato a Casal di Principe nel 1994.
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