Distrutta nella struttura fisica, ma per nulla cancellata nel suo significato e ruolo. Così è rinata: a Kobane, nel Kurdistana Rojava, è stata inaugurata la Casa delle donne, un'operazione che ha coinvolto le associazioni Ponte Donna Roma, Lucha Siesta, UIKI Onlus, che è stata finanziata dalla Chiesa Valdese ( con i fondi dell'8 per mille) ed ha ottenuto un contributo dalla Provincia Autonoma di Bolzano e che a Kobane si appoggia sulla Kongra Star (congresso di tutte le organizzazioni delle donne della Federazione della Siria del Nord) e sulla locale municipalità.
di Martina LucianiLa notizia è arrivata grazie alla Coop Noncello, che è presente in questi giorni a Kobane non solo per partecipare all'inaugurazione della Casa ma anche per consegnare un kit chirurgico al reparto pediatrico dell'ospedale di Kobane, acquistato grazie al contributo dell'associazione Reciproca Onlus di Pesaro, in partnership con la stessa Coop Noncello e con Labirinto Cooperativa sociale sempre di Pesaro. Questa azione rientra nell’iniziativa più ampia denominata “Kooperazione 4 Kobane” che, in accordo con il Kobane Reconstruction Board – comitato per la ricostruzione di Kobane - vede anche la partecipazione dell’Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia Onlus e si concentra sull’aspetto sanitario delle strutture a servizio della popolazione locale.
La Casa è un edificio di tre piani, 1500 metri quadrati complessivi, eretta secondo i protocolli eco ambientali indicati dalla conferenza "Reconstructing Kobane" e in armonia ai principi del Rojava e della Carta sociale ha incluso anche nei processi di costruzione pratiche democratiche e di parità di genere.
Come ci ha spiegato Roberto Vitelli, uno di coloro che hanno creduto fermamente in questo progetto fin dalla sua ideazione tre anni fa, la Casa non è finita. Dei tre piani, è finito quello seminterrato e quello al pian terreno. Il terzo è da ultimare, insieme alle rifiniture di tutto lo stabile.
Tra settembre ed ottobre si spera di concludere, dopo aver superato difficoltà di ogni genere, incluso il pesantissimo embargo turco.
Aver già resa operativa la Casa delle donne ha un significato ben preciso, ribadisce il valore e la vitalità del progetto politico del Rojava, il Confederalismo democratico, basato sul pluralismo politico e religioso, sulla parità di diritti donna uomo, sulla partecipazione della società attraverso una forma di democrazia diretta, una economia sociale e ecologica. Nel Preambolo della Carta costitutiva del 2014 si legge: "Noi, popolo delle regioni democratiche di Afrin, Jazira e Kobanê, una confederazione di curdi, arabi, assiri, caldei, siriani, turkmeni, armeni e ceceni..." Ma è anche una dichiarazione forte in vista delle elezioni turche del 24 giugno.
La Casa, oltre ad essere, come tutte le altre Case delle Donne, la sede delle innumerevoli attività delle organizzazioni femminili (che sono pilastri dell'autonomia democratica e snodo fondamentale degli assetti politici, sociali, economici, educativi, culturali, persino giurisdizionali visto che le Case sono anche i luoghi dove si affronta la gestione dei conflitti che coinvolgono le donne nel contesto sociale, famigliare e relazionale) sarà anche una Akademia.
Cioè un luogo di incontro internazionale per scambi di saperi ( e le donne curde hanno molto da insegnarci) e di buone pratiche ( e le donne curde hanno molto da condividere con noi), a sostegno e promozione di un nuovo modello sociale, politico ed ecologico e di un’economia alternativa per realizzare, nel Rojava e ovunque sul pianeta, una vita libera da ogni forma di repressione e violenza. Ospiterà l'Akademia il terzo piano della Casa, attrezzato per accogliere donne e uomini che vogliano giungere a Kobane da tutto il mondo.
Restiamo in attesa degli aggiornamenti che saranno forniti al rientro a Pordenone di Patrizia Fiocchetti, responsabile dell’area Immigrazione e asilo di Coop Noncello, e dalla presidente di Ponte Donna Carla Centioni.
Altre immagini della Casa delle donne qui.
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