mercoledì 4 aprile 2018

Leggi di iniziativa popolare proposte dal Coordinamento per la democrazia costituzionale: a Gorizia si firma all'Ufficio elettorale del Comune


Anche a Gorizia i cittadini hanno la possibilità di firmare, all’Ufficio elettorale del Comune, per sostenere le tre leggi di iniziativa popolare (LIP) promosse a livello nazionale dal Coordinamento per la democrazia costituzionale, erede degli oltre 700 Comitati per il NO alla riforma costituzionale costituitisi nel 2016 per fermare il progetto targato Renzi – Boschi. 

di Martina Luciani
         
Questi i titoli: “Modifiche alla legge elettorale (165/2017) per consentire agli elettori di scegliere direttamente i deputati e i senatori da eleggere in proporzione ai voti ottenuti; previsione del voto disgiunto e con doppia preferenza donna e uomo; garanzie di correttezza, trasparenza, democraticità nella   selezione   delle candidature in attuazione dell'art. 49 della Costituzione”;
“Modifiche agli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, concernenti l'equilibrio di bilancio (il principio del "pareggio di bilancio"), al fine di salvaguardare i diritti fondamentali della persona»; “Norme generali sul sistema educativo della pubblica istruzione nella scuola di base e nella scuola secondaria di secondo grado. definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d’infanzia. delega per il riordino degli organi collegiali centrale, periferici e di istituto”.

Il Comune di Gorizia  il prossimo 20 giugno riconsegnerà i moduli firmati  al Coordinamento. L’obiettivo della campagna è di raccogliere su tutto il territorio nazionale,  e per ogni LIP, 50 mila firme (55 mila per avere un margine di sicurezza) e di consegnarle al Senato.  Il nuovo recentissimo regolamento, vigente a partire da questa legislatura, prevede che le competenti Commissioni devono iniziare l’esame dei disegni di legge d’iniziativa popolare ad esse assegnati entro e non oltre un mese dal deferimento. L’esame in Commissione deve essere concluso entro tre mesi dall’assegnazione, decorsi i quali  il disegno di legge è iscritto  nel calendario dei lavori dell’Assemblea.     


La campagna per la raccolte firme è stata lanciata parallelamente alla partenza della campagna elettorale, nella convinzione che le due iniziative avrebbero potuto in parallelo meglio diffondere i contenuti politici e principi comuni: purtroppo molto di rado i candidati, che pure avevano condiviso i contenuti delle tre LIP, hanno ritenuto  di affrontare questo argomento e l’attenzione mediatica è stata scarsissima nonostante la rilevanza strategica delle tre questioni. Evidentemente il discutere di riforme autentiche ed esiziali per l'identità della nostra democrazia non era strategico per la campagna elettorale, contesto in cui abbiamo preso lezioni di gestione del potere piuttosto che partecipare alla condivisione di progetti politici.      
Ora che i cittadini toccano con mano il deficit di rappresentanza prodotto dal Rosatellum e che l’elettorato ha un parlamento dove difficilmente si riconosce se non attraverso un atto di fiducia che va ben oltre il mandato attribuito con il voto personale, possiamo decidere di riaprire la discussione sulla democrazia italiana a partire dalla legge elettorale. 

Il voto referendario del 4 dicembre 2016 ha bloccato lo stravolgimento della Costituzione italiana, che rimane purtroppo ed evidentemente sotto attacco, principalmente a causa delle manovre politiche dirette ad indebolire il Parlamento quale chiave di volta del nostro sistema istituzionale e renderlo un maggiordomo servizievole del Governo.     
Non serve essere giuristi per capire che la legge elettorale è lo strumento con cui si garantisce la qualità del Parlamento e la qualità delle politiche che da questo promanino; oppure che è lo strumento che assicura ai capi partito e alle segreterie le decisioni su chi sia da eleggere e chi no, suprema beffa ai paladini della sovranità popolare.
La seconda opzione è quella con cui ci siamo scontrati nell’ultima tornata elettorale, scoprendo al termine degli scrutini processi produttivi che potevamo immaginare ma non verificare visto che le etichettature a beneficio dei consumatori/elettori erano opportunamente insufficienti.
Il rischio che corriamo ora è che l’impulso maggioritario sia rafforzato con poche e semplici modifiche al Rosatellum, portando alla definizione di un bipolarismo non solo incapace di esprimere la volontà degli elettori ma anche in fieri produttivo di nefandezze riformiste, anche della stessa Costituzione, alle quali sarà molto difficile opporsi.      

 Il Coordinamento per la democrazia costituzionale ha scritto una proposta di legge elettorale che garantisce ai cittadini la scelta dei parlamentari e si caratterizza per un impianto proporzionale, escludendo premi di maggioranza e altre alterazioni della pari dignità del voto dei cittadini.
Qualche spunto del testo depositato in Cassazione: I collegi uninominali rimangono gli stessi per la Camera e il Senato. La scelta degli eletti nei collegi uninominali, con la nostra proposta, avverrà su base proporzionale - nell’ambito della circoscrizione - come avveniva con la vecchia legge del Senato o se si preferisce con il meccanismo elettorale delle Province.
 La proposta introduce due voti distinti per uninominale e per la lista proporzionale, nella quale viene prevista la doppia preferenza di genere da esprimere su un numero di candidati pari a quelli da eleggere in modo da evitare la migrazione dei seggi in altre aree territoriali. Vengono introdotte altre modifiche come l’eliminazione delle liste civetta che oggi tra l’1 e il 3 % portano voti al partito maggiore senza eleggere parlamentari.       
           
Inoltre, il Coordinamento per la democrazia costituzionale  sostiene la LIP che riguarda la modifica agliarticoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, più semplicemente il "pareggio di bilancio", con il fine di salvaguardare i diritti fondamentali della persona.
Si tratta evidentemente di una modifica costituzionale, ma non di un attacco ai principi della Costituzione, perché la LIP punta a ripristinare i contenuti dell’art.81 quali erano prima della modifica operata dal governo Monti nel 2012 in risposta alle pressioni  di Unione Europea e mercati finanziari che chiedevano politiche di austerità in cambio del rifinanziamento del debito pubblico italiano.
Amministratori e cittadini  misurano costantemente, anche nei più piccoli Comuni, quanto drammaticamente il vincolo del pareggio di bilancio condizioni tutte le politiche e la stessa capacità di governo.

Infine, i cittadini possono votare la LIP per  ottenere una scuola in sintonia con la Costituzione, plurale, laica, ed inclusiva, finalizzata alla valorizzazione della persona, alla rimozione degli ostacoli economici, sociali, culturali e di genere che limitano libertà e uguaglianza. Finanziata con quel 6% del PIL che è semplicemente la media europea  dell’investimento sull’istruzione dei futuri cittadini.

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