Anche
a Gorizia i cittadini hanno la possibilità di firmare, all’Ufficio elettorale
del Comune, per sostenere le tre leggi di iniziativa popolare (LIP) promosse a
livello nazionale dal Coordinamento per la democrazia costituzionale, erede
degli oltre 700 Comitati per il NO alla riforma costituzionale costituitisi nel
2016 per fermare il progetto targato Renzi – Boschi.
di Martina Luciani
di Martina Luciani
Questi
i titoli: “Modifiche alla legge elettorale (165/2017) per consentire agli
elettori di scegliere direttamente i deputati e i senatori da eleggere in
proporzione ai voti ottenuti; previsione del voto disgiunto e con doppia
preferenza donna e uomo; garanzie di correttezza, trasparenza, democraticità
nella selezione delle candidature in attuazione dell'art. 49
della Costituzione”;
“Modifiche
agli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, concernenti l'equilibrio di
bilancio (il principio del "pareggio di bilancio"), al fine di
salvaguardare i diritti fondamentali della persona»; “Norme generali sul
sistema educativo della pubblica istruzione nella scuola di base e nella scuola
secondaria di secondo grado. definizione dei livelli essenziali delle
prestazioni in materia di nidi d’infanzia. delega per il riordino degli organi
collegiali centrale, periferici e di istituto”.
Il
Comune di Gorizia il prossimo 20 giugno
riconsegnerà i moduli firmati al
Coordinamento. L’obiettivo della campagna è di raccogliere su tutto il
territorio nazionale, e per ogni LIP, 50
mila firme (55 mila per avere un margine di sicurezza) e di consegnarle al
Senato. Il nuovo recentissimo regolamento,
vigente a partire da questa legislatura, prevede che le competenti Commissioni
devono iniziare l’esame dei disegni di legge d’iniziativa popolare ad esse
assegnati entro e non oltre un mese dal deferimento. L’esame in Commissione
deve essere concluso entro tre mesi dall’assegnazione, decorsi i quali il disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell’Assemblea.
La
campagna per la raccolte firme è stata lanciata parallelamente alla partenza
della campagna elettorale, nella convinzione che le due iniziative avrebbero
potuto in parallelo meglio diffondere i contenuti politici e principi comuni:
purtroppo molto di rado i candidati, che pure avevano condiviso i contenuti
delle tre LIP, hanno ritenuto di
affrontare questo argomento e l’attenzione mediatica è stata scarsissima nonostante
la rilevanza strategica delle tre questioni. Evidentemente il discutere di riforme autentiche ed esiziali per l'identità della nostra democrazia non era strategico per la campagna elettorale, contesto in cui abbiamo preso lezioni di gestione del potere piuttosto che partecipare alla condivisione di progetti politici.
Ora
che i cittadini toccano con mano il deficit di rappresentanza prodotto dal
Rosatellum e che l’elettorato ha un parlamento dove difficilmente si riconosce
se non attraverso un atto di fiducia che va ben oltre il mandato attribuito con
il voto personale, possiamo decidere di riaprire la discussione sulla
democrazia italiana a partire dalla legge elettorale.
Il voto referendario del 4 dicembre 2016 ha bloccato lo stravolgimento della Costituzione italiana, che rimane purtroppo ed evidentemente sotto attacco, principalmente a causa delle manovre politiche dirette ad indebolire il Parlamento quale chiave di volta del nostro sistema istituzionale e renderlo un maggiordomo servizievole del Governo.
Non serve essere giuristi per capire che la legge elettorale è lo strumento con cui si garantisce la qualità del Parlamento
e la qualità delle politiche che da questo promanino; oppure che è lo strumento che assicura ai capi partito e alle segreterie le decisioni su chi sia da eleggere
e chi no, suprema beffa ai paladini della sovranità popolare.
La
seconda opzione è quella con cui ci siamo scontrati nell’ultima tornata
elettorale, scoprendo al termine degli scrutini processi produttivi che potevamo immaginare
ma non verificare visto che le etichettature a beneficio dei consumatori/elettori erano opportunamente insufficienti.
Il rischio che corriamo ora è che l’impulso maggioritario sia rafforzato con poche e semplici modifiche al Rosatellum, portando alla definizione di un bipolarismo non solo incapace di esprimere la volontà degli elettori ma anche in fieri produttivo di nefandezze riformiste, anche della stessa Costituzione, alle quali sarà molto difficile opporsi.
Il rischio che corriamo ora è che l’impulso maggioritario sia rafforzato con poche e semplici modifiche al Rosatellum, portando alla definizione di un bipolarismo non solo incapace di esprimere la volontà degli elettori ma anche in fieri produttivo di nefandezze riformiste, anche della stessa Costituzione, alle quali sarà molto difficile opporsi.
Il Coordinamento per la democrazia
costituzionale ha scritto una proposta di legge elettorale che garantisce ai
cittadini la scelta dei parlamentari e si caratterizza per un impianto
proporzionale, escludendo premi di maggioranza e altre alterazioni della pari
dignità del voto dei cittadini.
Qualche spunto del testo depositato in Cassazione: I collegi uninominali rimangono gli stessi per la Camera e il Senato. La scelta degli eletti nei collegi uninominali, con la nostra proposta, avverrà su base proporzionale - nell’ambito della circoscrizione - come avveniva con la vecchia legge del Senato o se si preferisce con il meccanismo elettorale delle Province.
Qualche spunto del testo depositato in Cassazione: I collegi uninominali rimangono gli stessi per la Camera e il Senato. La scelta degli eletti nei collegi uninominali, con la nostra proposta, avverrà su base proporzionale - nell’ambito della circoscrizione - come avveniva con la vecchia legge del Senato o se si preferisce con il meccanismo elettorale delle Province.
La proposta introduce due voti distinti per
uninominale e per la lista proporzionale, nella quale viene prevista la doppia
preferenza di genere da esprimere su un numero di candidati pari a quelli da
eleggere in modo da evitare la migrazione dei seggi in altre aree territoriali.
Vengono introdotte altre modifiche come l’eliminazione delle liste civetta che
oggi tra l’1 e il 3 % portano voti al partito maggiore senza eleggere
parlamentari.
Inoltre,
il Coordinamento per la democrazia costituzionale sostiene la LIP che riguarda la modifica agliarticoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, più semplicemente il
"pareggio di bilancio", con il fine di salvaguardare i diritti
fondamentali della persona.
Si
tratta evidentemente di una modifica costituzionale, ma non di un attacco ai
principi della Costituzione, perché la LIP punta a ripristinare i contenuti
dell’art.81 quali erano prima della modifica operata dal governo Monti nel 2012
in risposta alle pressioni di Unione
Europea e mercati finanziari che chiedevano politiche di austerità in cambio del rifinanziamento del debito
pubblico italiano.
Amministratori
e cittadini misurano costantemente,
anche nei più piccoli Comuni, quanto drammaticamente il vincolo del pareggio di
bilancio condizioni tutte le
politiche e la stessa capacità di governo.
Infine, i cittadini possono votare la LIP per ottenere una scuola in sintonia con la Costituzione, plurale, laica, ed inclusiva, finalizzata alla valorizzazione della persona, alla rimozione degli ostacoli economici, sociali, culturali e di genere che limitano libertà e uguaglianza. Finanziata con quel 6% del PIL che è semplicemente la media europea dell’investimento sull’istruzione dei futuri cittadini.
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