Dall'Azienda sanitaria, oggi, sulla stampa, la raccomandazione: serve un altro centro di accoglienza. Niente paura, i numeri da gestire sono gli stessi del passato, la differenza è che da questa estate non ci sono più le soluzioni di fortuna che nascondevano il problema agli occhi e al cuore della città e soprattutto dei suoi amministratori.
di Martina Luciani
Posso fare l'elenco delle soluzioni che sono state inventate negli anni scorsi per fra fronte alla carenza di posti in regolare accoglienza per i richiedenti asilo. La sede della Caritas, la sala della parrocchia della Madonnina ( il parroco don Valter è uno degli uomini più coraggiosi che io abbia mai conosciuto), l'androne del Pastor Angelicus, una sala della comunità Arcobaleno, la sede del Forum Gorizia, a turno le sale delle parrocchie, il cosiddetto bunker, gli accampamenti di fortuna nella boscaglia lungo il fiume, cortili e porticati.
Uno sforzo organizzativo che si fondava in massima parte sul volontariato, grazie al quale è stato evitato il peggio in molte circostanze ( morire di freddo si può anche nella civile Gorizia). Che risolveva, anche in maniera precaria ma sufficiente a nascondere: i profughi scomparivano, nessuno li vedeva imbacuccati per terra a dormire, non i cittadini, non il sindaco e la sua giunta, nemmeno i consiglieri comunali.
E' rimasta la galleria Bombi, che esibisce tutta la vergogna di questa città: venerdì sera i profughi in fila sui giacigli erano quasi 100, tra sabato e domenica ne arrivano sicuramente degli altri. Ma questo non è un picco del fenomeno migratorio, di concentrazioni simili se ne sono viste tantissime volte e sempre, da anni, il volontariato sfama, disseta e porta coperte e indumenti. La differenza è che un rifugio di fortuna e adeguatamente discreto non c'è.
In questo autunno, finora straordinariamente clemente in termini meteo, non si vedono prospettive di soluzione: una immediata soluzione.
Il maltempo e il freddo intenso sta per arrivare, e quello che resta dei diritti umani, della dignità e la sicurezza delle persone, della decenza delle singole vite oltre i numeri e le ordinanze e le ideologie, sta per essere congelato. Ma non è l'ibernazione dei film di fantascienza, quella da cui si esce con uno sbuffo di vapore e senza un brivido: qui, in galleria Bombi, stiamo per costringere ad un'ulteriore prova di resistenza le persone (basta aggettivi e classificazioni!), quella cioè di non poter prender sonno a causa del freddo, di sentire il corpo che cede alla malattia, di subire minuto dopo minuto un disagio fisico sempre maggiore e una vergogna sempre più acuta.
Queste persone tenteranno di resistere, certo che lo faranno, l'unica cosa su cui il sindaco di Gorizia ha ragione è che questa situazione ignobile è conseguente ad una loro scelta: omette tragicamente di valutare che si tratta di una scelta disperata, in cui sanno di mettere in gioco la loro stessa vita, aggrappati però all'estrema speranza di ottenere, rispetto ai luoghi da cui provengono, una quantità minima di probabilità di vivere in libertà e con dignità ( ma sono sentimenti che noi non riusciamo nemmeno a immaginare).
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