domenica 30 aprile 2017

Poste italiane allo sfascio: se un servizio funziona lo si deve necessariamente chiudere!





Chiuso lo sportello per il ritiro delle raccomandate di via Buonarroti. Ora ci si deve rivolgere alla sede postale indicata nell’avviso.


di Marilisa Bombi 

Non so proprio quale livello di tolleranza abbiano, di norma, le persone nel fare le file di attesa. Ma se devo andare a ritirare una raccomandata (quando peraltro non so di che cosa si tratta), attendere 20 minuti allo sportello, devo dire la verità: mi indispettisce. E lo stesso succede quando la raccomandata la devo spedire. Per questo motivo, già da tempo ho attivato la PEC. Così risparmio tempo e denaro. Poiché, tuttavia, nonostante il tentativo del Governo di accelerare il processo di informatizzazione del Paese evidentemente la preposta Autorità non ha ancora pensato ad un sistema che consenta di disporre di una rubrica degli indirizzi disponibili.
E chi ci rimette è il cittadino inerme il quale è obbligato a pazientare che correntisti e clienti privilegiati sbrighino le loro faccende prima di poter, finalmente, ritirare la propria lettera. 
Fino a poco tempo fa le raccomandate potevano essere ritirate nell’apposito sportello di via Buonarroti, dove, nello spazio temporale di due minuti al massimo ed apposte le necessarie firme di ricevuta, la missiva era consegnata. Perché è stato chiuso questo efficiente servizio? 
Da notizie che circolano in rete, sembrerebbe che tutto dipenda da una decisione delle Poste che avrebbero deciso di rivoluzionare il sistema di consegna a livello nazionale, avviando una sperimentazione proprio in Friuli Venezia Giulia. Insomma, si parla tanto di servizio al cittadino, di qualità nelle prestazioni erogate ecc.. ma è soltanto fumo negli occhi perché, nella sostanza, ci vorrebbe ben poco per migliorare effettivamente il servizio. Come, ad esempio, tenuto conto del limitatissimo tempo necessario per questa operazione, prevedere un accesso agevolato invece di obbligare alla estenuante attesa?
Peraltro, la necessità di rivolgersi all'ufficio postale sussiste per coloro i quali non erano presenti a casa al momento del passaggio del postino (già, perchè la gente a volte lavora e non è sempre a casa in attesa del portalettere) e l'orario del vecchio sportello consentiva l'accesso fino al tardo pomeriggio. Oggi, non è più così perchè gli orari degli uffici non dedicati è molto più breve.
Allo stato delle cose, ahimè, la risposta al soprindicato dubbio sta tutta nel perpetuare le situazioni che Ken Loach ha ben descritto nel film “Io Daniel Blake” e che, spero tanto, sia riproposto nella prossima rassegna Amidei di quest’estate: il cittadino utente è soltanto un fastidio; non un cliente da soddisfare, salvo rare e per questo eccezionali eccezioni.

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