Critica Liberale ha messo un on
line un corposo, ma leggibilissimo, dossier intitolato
“Una controriforma da bocciare”. Molti gli autorevoli interventi, suggeriamo di avviare la lettura
partendo da quello di Enzo Palumbo, nella sezione dedicata a “ Riveliamo il
nome dell’assassino”.
Enzo Palumbo, che ha svolto
attività politica con il Partito liberale, è stato membro laico del Consiglio
superiore della Magistratura e con l’avvento della seconda Repubblica è tornato
a fare l’avvocato civilista, segue
questa pista: “ma questa “deforma”
costituzionale, chi l’ha realmente voluta ?“ (da pagina 45)
Uno stralcio dall'avvincente e avvilente "giallo", pagine di storia patria necessarie anche a valutazioni ulteriori rispetto la decisione di votare NO al referendum del 4 dicembre.
“ Per quel che se ne sa, la storia sembra essere cominciata il primo giugno del 2012, allorché Jamie Dimon, amministratore delegato della banca d'affari, statunitense JP Morgan, organizza una cena a palazzo Corsini di Firenze, invitando il sindaco Matteo Renzi e l’ex primo ministro inglese Tony Blair, ormai da quattro anni consulente speciale della banca, con compenso multimilionario.
Ci sono anche altri ospiti, e quindi non c’è modo di parlare tranquillamente, cosicché i due si danno appuntamento per il giorno dopo all’Hotel St Regis, dove pranzano insieme a due renziani doc come Marco Carrai e Giuliano da Empoli, tuttora attivi nel giglio magico…(omissis)....Il 29 maggio 2013, inizia il tentativo di modificare la nostra Costituzione introducendo una singolare deroga alla procedura di revisione costituzionale prevista dall’art. 138; la Camera approva la mozione Speranza ed altri con cui si delibera di istituire una Commissione bicamerale (20 deputati e 20 senatori) incaricata di redigere entro 18 mesi, in sede referente, un progetto di revisione dei Titoli I, II, III e V della Costituzione, da trasmettere poi alle Camere per l’approvazione definitiva, e salva restando la possibilità di successivo referendum confermativo.
Uno stralcio dall'avvincente e avvilente "giallo", pagine di storia patria necessarie anche a valutazioni ulteriori rispetto la decisione di votare NO al referendum del 4 dicembre.
“ Per quel che se ne sa, la storia sembra essere cominciata il primo giugno del 2012, allorché Jamie Dimon, amministratore delegato della banca d'affari, statunitense JP Morgan, organizza una cena a palazzo Corsini di Firenze, invitando il sindaco Matteo Renzi e l’ex primo ministro inglese Tony Blair, ormai da quattro anni consulente speciale della banca, con compenso multimilionario.
Ci sono anche altri ospiti, e quindi non c’è modo di parlare tranquillamente, cosicché i due si danno appuntamento per il giorno dopo all’Hotel St Regis, dove pranzano insieme a due renziani doc come Marco Carrai e Giuliano da Empoli, tuttora attivi nel giglio magico…(omissis)....Il 29 maggio 2013, inizia il tentativo di modificare la nostra Costituzione introducendo una singolare deroga alla procedura di revisione costituzionale prevista dall’art. 138; la Camera approva la mozione Speranza ed altri con cui si delibera di istituire una Commissione bicamerale (20 deputati e 20 senatori) incaricata di redigere entro 18 mesi, in sede referente, un progetto di revisione dei Titoli I, II, III e V della Costituzione, da trasmettere poi alle Camere per l’approvazione definitiva, e salva restando la possibilità di successivo referendum confermativo.
Il 4 giugno, a tamburo
battente, Letta istituisce un comitato di 35 esperti incaricati di individuare
le riforme da sottoporre a quell’inedita commissione bicamerale, e il 10 giugno
viene depositato in Senato il DDL costituzionale di deroga all’art. 138, poi
approvato, in prima lettura, l’11 luglio dal Senato e il 10 settembre dalla
Camera, e poi ancora il 23 ottobre dal Senato in seconda lettura, per essere
poi trasmesso alla Camera per la definitiva approvazione: un iter velocissimo,
che fa giustizia delle critiche che siamo continuamente costretti ad ascoltare
sulle presunte lungaggini del bicameralismo paritario.
Mentre il Parlamento lavora
senza sosta per ottemperare ai suggerimenti di JP Morgan, il 21 ottobre Renzi
vince le primarie per la segreteria del PD, e due giorni dopo, durante
l’annuale riunione renziana all’ex stazione Leopolda di Firenze, afferma tra
l’altro che “ci vuole una legge elettorale educativa” (sic !),
mentre il 19 novembre l’Ambasciata USA avvisa Washington di possibili “riorganizzazioni”
nelle dinamiche del Governo italiano.
E a questo punto ricompare
sulla scena Tony Blair, che il 10 dicembre, in una dichiarazione a ADN Kronos,
commenta entusiasticamente l’elezione di Renzi a leader del PD......."
Dal link, o attraverso la home page della Fondazione Critica Liberale, la lettura integrale del dossier, scaricabile gratuitamente.
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