Appare schiva e discreta ma, sotto sotto, questa artista nasconde il fuoco, come del resto è per Marina Legovini che parimenti ha dipinto un gallo: due donne, due galli, due forti personalità. Ci ha incuriosito questo fatto e Lia Silvia Gregoretti, ha svolto per noi alcune ricerche per capire il senso di questa predilezione. Ciò che è emerso è interessante e significativo.
di Marilisa Bombi
ll gallo è associato al fuoco, al sole, alla rinascita.
Rappresenta il simbolo dell’alba e del risveglio, dell'attività, della
vigilanza.
Si ritiene che quando il gallo canta all’alba allontana gli
spiriti maligni. Nell'antica Grecia, Asclepio (divinità che rappresenta morte e
rinascita) associava il gallo al sole (rosso, Apollo, il dio del sole) e il
nero alla malavita (Ade, dio degli inferi). Tale ambivalenza di valori che
ricopre sia la vita che la morte, porta al fatto che il gallo è il simbolo
della potenza sessuale. In Cina, esisteva un'immagine di "gallo celeste”,
l’uccello dell'alba. Tre volte durante il giorno in cui canta: al mattino,
quando il sole si bagna nell’acqua del mare, a mezzogiorno quando è al suo
zenit ed, al tramonto. Questo gallo è considerato l'antenato dello yang,
l'universo maschile. Inoltre, l'immagine del gallo rosso è stato utilizzato in
Cina come un talismano contro gli incendi. Il gallo è anche associato al sole come il guardiano che tutto
vede e non gli sfugge niente, e per questo motivo è vivo in molte tradizioni,
ed è vigile, la sua immagine si trova sui tetti, sulle banderuole, sugli
scrigni porta gioielli.
Nel cristianesimo, il ruolo speciale del gallo si riferiva
all'episodio evangelico del canto all’alba, che causò il pentimento di Pietro
previsto da Cristo. Inizialmente visto come un segno di rimorso, e più tardi
nella tradizione medievale la figura di un gallo fu vista come immagine di
vigilanza, veglia spirito, anelito di forza spirituale incorruttibile e
duratura. Il gallo è diventato un simbolo d'illuminazione, dal momento che si
sveglia all'alba accogliendo con favore il sole - Cristo.
Ma parliamo di Laura!
Nata a Staranzano nel 1959, ha conseguito il diploma di maestro d’arte all’Istituto “Max Fabiani” di Gorizia, impiegandosi poi come ceramista – decoratrice presso la cooperativa “ La Felce” di Gradisca d’Isonzo (GO). Successivamente ha prestato la sua opera come decoratrice e progettatrice di prototipi alle ceramiche Girardi di Palazzolo dello Stella (UD).
Nata a Staranzano nel 1959, ha conseguito il diploma di maestro d’arte all’Istituto “Max Fabiani” di Gorizia, impiegandosi poi come ceramista – decoratrice presso la cooperativa “ La Felce” di Gradisca d’Isonzo (GO). Successivamente ha prestato la sua opera come decoratrice e progettatrice di prototipi alle ceramiche Girardi di Palazzolo dello Stella (UD).
Parallelamente all’impegno lavorativo, ha sempre coltivato
l’interesse per la pittura. La ricerca di un discorso più immediato e spontaneo è
passata anche a traverso un esplorazione delle possibilità d’uso
dell’acquarello, la cui tecnica è stata approfondita frequentando la Scuola
Internazionale di Grafica a Venezia. L’impegno formativo dell’artista è continuato frequentando
il corso di pittura “EN PLEIN AIR” presso la Libera Accademia a Cividale del
Friuli (UD), centralizzando la ricerca sullo studio dell’atmosfera e della
luce. Ha continuato la sua attività pittrice partecipando a
numerose mostre, concorsi ed Ex Tempore in Italia e all’estero.Realtà quotidiana e natura, ma anche figure in movimento
sono fonte di ispirazione ed in questo la luce, con la sua peculiarità è
protagonista.
Secondo Eliana Mogorovich, i colori di Laura sono tracce;
tracce che si manifestano come tasselli di colore. A un’attenta analisi le
opere di Laura Boletig sono una riflessione sullo scorrere degli anni. Una
riflessione condotta in punta di piedi, come è nelle corde dell’autrice. Come
accade quando si corre dietro alle fantasie suggerite dalle forme delle nuvole,
allo stesso modo la Boletig si lascia suggestionare dai lacerti sovrapposti dei
cartelloni pubblicitari e dai graffiti che spesso li affiancano sui muri
cittadini. Questi squarci di colore ormai sbiadito (e riprodotto attraverso
l’acquosità tenue degli acquerelli) vengono da lei interpretati come sbiadite
manifestazioni del tempo che passa. Tracce del sempre più incalzante
avvicendarsi dei costumi della nostra società, ma pure metafora del segno che
ognuno di noi lascia nell’altro, questi frammenti colpiscono l’immaginazione
dell’autrice anche come sollecitazione a ricercare un ordine nel caos, delle
figure geometriche predefinite in stinte macchie di colore rimaste sulle
superfici murarie in modo totalmente casuale. Facendo violenza a se stessa,
l’autrice nei suoi ultimi lavori lascia le forme nell’indeterminatezza,
avvolgendole in una sorta di nebbiolina allusiva dell’incomunicabilità e
dell’invisibilità in cui talvolta sono lasciate certe figure emarginate della
società. Opere in qualche modo sfocate, dunque, ma che cercano proprio con
questa indeterminatezza di dissipare le ombre che troppo spesso avvolgono le
persone: ricordandoci che ogni esperienza, ogni vissuto del passato si
riverbera nelle piccole tracce del nostro presente.
I segni lasciati dall’uomo sull’arredo urbano la portano a
indagare Posta di fronte a delle tavole di Rorschach ingigantite, Laura Boletig
cerca dunque delle risposte all’affannarsi dell’uomo intessendo un delicato
dialogo tra forme e colori.
E per cercare di dare un senso a questi mosaici urbani, crea
delle opere in cui la stratificazione dei murales lascia spazio all’idea che
pure l’artista è il prodotto di un accumulo di esperienze: la scuola, gli studi
fatti, le esperienze artistiche e, forse più importanti per l’ispirazione che
offrono, le esperienze di vita. La delicata acquosità degli acquerelli, ma pure
le stratificazioni ricercate con i colori a olio aprono all’autrice nuove
domande permettono all’autrice di porsi vanno idealmente a ricomporre vecchie
réclame di cui è rimasta memoria in qualche angolo della nostra mente.
Le mostre:
2001-Personale Gorizia.
2008-Artisti a Casa Zonch Versa di Romans (GO).
2009-Dicembre Personale Galerjia Hise Kulture Smartno (SLO).
2010-Collettiva Auditorium Ronchi dei Legionari.
2011-Personale Bar Rullo Cormons (GO).
2011-Personale Biblioteca Comunale di Fogliano Redipuglia
(GO).
2012-Personale a Farra d’Isonzo Museo della Civiltà
Contadina “Sala Vetri” (GO).
2013-Europalax, Monfalcone.
2014-Villa de Finetti a Corona (GO).
2015-Biblioteca Statale Isontina Gorizia con lo scultore
Vittorio Balcone.
Quest’anno, Laura Boletic partecipa alla mostra “Ritratti e
bestialità di corte” con un Gallo, che può essere ammirato, assieme alle altre
20 opere a Borgo Colmello fino a Natale.
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