Oggi a Udine si è discusso dell'inquietante e parallelo percorso della legge nazionale e di quella regionale sull'acqua e sul servizio idrico integrato. Sono già 38 i sindaci e amministratori del Friuli Venezia Giulia che si oppongono, insieme a Forum per l'acqua, Cordicom FVG, Legambiente,alla proposta di legge regionale che andrà in discussione tra mercoledì e giovedì in consiglio regionale. Assenti dalla protesta i sindaci della Provincia di Gorizia (tranne uno.
di Martina Luciani
Mentre molti Paesi europei hanno deciso di rendere nuovamente pubblica la gestione dell'acqua, l'Italia va in direzione opposta. E punta decisa alla concentrazione e a gestioni di tipo privatistico: è un percorso che comincia da lontano, che è stato accelerato dai governi Berlusconi, che viene sostenuto dal decreto Madia per la riforma della pubblica amministrazione e che raggiunge la sua apoteosi nello Sblocca Italia ed ora nella manovra in Parlamento per snaturare completamente i principi e gli intenti ( quelli per cui hanno votato un po' meno di 26 milioni di cittadini al referendum del 2011) del disegno di legge per la gestione pubblica delle acque e per la ripublicizzazione del servizio idrico.
Le regione FVG è ignara che la propria specialità le consente esperienze di gestione pubblica dell'acqua analoghe a quelle, ad esempio, della Valle d'Aosta e del Trentino ( l'ha ridetto la Corte Costituzionale, pochi giorni fa, a proposito della Provincia autonoma di Trento). E manda avanti, strafregandosene di tutto e di tutti, un disegno di legge, il 135 per la gestione del servizio idrico integrato, che con tenacia protegge da ogni critica e intromissione, al punto che le audizioni dei comitati, pur effettuate, non hanno sortito effetti di ragionevolezza sui contenuti delle norme e l'Anci non è nemmeno stato ascoltato.
Alla conferenza stampa di Udine, quest'oggi, i diversi interventi hanno disegnato un quadro di preoccupante contrazione della rappresentanza democratica: percorsi legislativi che sfuggono alla dinamica del contradditorio e ignorano persino un referendum preludono ad un mondo che non ci piace proprio, dove si insediano le diverse signorie, quella dell'acqua, quella dell'elettricità, quella del petrolio, quella delle finanze. Come ha detto il presidente del Cordicom FVG, Coordinamento di Cittadini, Comitati ed Associazioni per l'ambiente e la qualità della vita, Luciano Zorzenone, tutte le situazioni che vedono la continua mobilitazione dei cittadini si evolvono in un'unica direzione, quella di dare spazio alle multinazionali. In altre parole, il TTIP è già in atto.
Sono intervenuti alla conferenza stampa il sindaco di Mereto di Tomba Massimo Moretuzzo, l’on. Serena Pellegrino, vicepresidente della commissione Ambiente a Montecitorio, co-firmataria della proposta di legge n. 2212/14 sull’acqua, Marco Iob, CeVI, Comitato Acqua Bene Comune Friuli VG, Franceschino Barazzutti, per i Comitati dell’Alto Friuli, il consigliere regionale M5S Cristian Sergo, Emilio Gottardo per Legambiente.
Mentre molti Paesi europei hanno deciso di rendere nuovamente pubblica la gestione dell'acqua, l'Italia va in direzione opposta. E punta decisa alla concentrazione e a gestioni di tipo privatistico: è un percorso che comincia da lontano, che è stato accelerato dai governi Berlusconi, che viene sostenuto dal decreto Madia per la riforma della pubblica amministrazione e che raggiunge la sua apoteosi nello Sblocca Italia ed ora nella manovra in Parlamento per snaturare completamente i principi e gli intenti ( quelli per cui hanno votato un po' meno di 26 milioni di cittadini al referendum del 2011) del disegno di legge per la gestione pubblica delle acque e per la ripublicizzazione del servizio idrico.
Le regione FVG è ignara che la propria specialità le consente esperienze di gestione pubblica dell'acqua analoghe a quelle, ad esempio, della Valle d'Aosta e del Trentino ( l'ha ridetto la Corte Costituzionale, pochi giorni fa, a proposito della Provincia autonoma di Trento). E manda avanti, strafregandosene di tutto e di tutti, un disegno di legge, il 135 per la gestione del servizio idrico integrato, che con tenacia protegge da ogni critica e intromissione, al punto che le audizioni dei comitati, pur effettuate, non hanno sortito effetti di ragionevolezza sui contenuti delle norme e l'Anci non è nemmeno stato ascoltato.
Alla conferenza stampa di Udine, quest'oggi, i diversi interventi hanno disegnato un quadro di preoccupante contrazione della rappresentanza democratica: percorsi legislativi che sfuggono alla dinamica del contradditorio e ignorano persino un referendum preludono ad un mondo che non ci piace proprio, dove si insediano le diverse signorie, quella dell'acqua, quella dell'elettricità, quella del petrolio, quella delle finanze. Come ha detto il presidente del Cordicom FVG, Coordinamento di Cittadini, Comitati ed Associazioni per l'ambiente e la qualità della vita, Luciano Zorzenone, tutte le situazioni che vedono la continua mobilitazione dei cittadini si evolvono in un'unica direzione, quella di dare spazio alle multinazionali. In altre parole, il TTIP è già in atto.
Sono intervenuti alla conferenza stampa il sindaco di Mereto di Tomba Massimo Moretuzzo, l’on. Serena Pellegrino, vicepresidente della commissione Ambiente a Montecitorio, co-firmataria della proposta di legge n. 2212/14 sull’acqua, Marco Iob, CeVI, Comitato Acqua Bene Comune Friuli VG, Franceschino Barazzutti, per i Comitati dell’Alto Friuli, il consigliere regionale M5S Cristian Sergo, Emilio Gottardo per Legambiente.
Una considerazione: nell'elenco dei sindaci che hanno firmato e stanno firmando l'appello per l'acqua, l'unico Comune della provincia di Gorizia rappresentato è quello di Dolegna del Collio. Peccato, non aver fatto caso che anche i cittadini degli altri 24 comuni sono in allarme: quei 67 mila ( il 95 per cento dei votanti) che nel 2011 hanno votato per l'acqua pubblica, contro la privatizzazione dei servizi idrici e contro i profitti sull'acqua.
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