Trasparenza negata dal sistema delle scatole cinesi, ma il vaso di Pandora è stato scoperto e della questione dovrà, oggi, risponderne l’Autorità per l'energia elettrica il gas ed il sistema idrico ed il Ministro competente.
di Marilisa Bombi
Si parla molto, in queste settimane, a proposito di Eni, di
bollette pazze, di carenza di informazione ecc. Ma ciò che nessuno ha ancora
scritto, è che ciò che sta accadendo non è altro che la conseguenza delle scelte
politiche - di questo decennio - compiute dagli amministratori locali, ai diversi livelli responsabili.
E’ ora quindi, che la politica faccia la sua parte intervenendo nelle sedi
istituzionali proprie: ovvero nei confronti del Governo e dell’Autorità
preposta, perché di pantomime più o meno elettorali la gente non ne ha proprio
più bisogno.
Un po’ di storia.
IRIS Isontina Reti Integrate e Servizi Spa è nata nel maggio 2003 dalla fusione
delle tre società della provincia di Gorizia operanti nel comparto dei servizi
pubblici: A.M.G. Spa di Gorizia, A.M.I. Spa di Gradisca d’Isonzo ed, infine En.A.M.
Spa di Ronchi dei Legionari. In sintonia con la tendenza alla
progressiva liberalizzazione del settore dei servizi pubblici, prospettiva che
stava favorendo aggregazioni ed incorporazioni, con la fusione in un soggetto
provinciale unico si erano voluti perseguire importanti e distinti obiettivi
strategici. Pochi anni dopo, tuttavia, ovvero nell’ottobre del 2009,
l’Assemblea dei soci dava mandato agli Amministratori di iniziare il percorso
per cessione dei rami dell’energia della Società e, nel corso del 2011, lo
stesso è stato portato a termine.
Eni ed AcegasAps il 5 luglio 2010, stipulano, infatti, il contratto
per l’acquisizione delle attività energetiche della Isontina Reti Integrate e
Servizi S.p.A. Attraverso questa operazione, cui ha corrisposto un “Equity
Value‘ di 73 milioni di euro, Eni ed Acegas-Aps, rispettivamente per il 70% e
30%, hanno acquisito – a valle del
positivo esito delle condizioni sospensive – l’attività di vendita di gas
naturale ed energia elettrica svolta dalla ISOGAS, le attività di distribuzione
e vendita di energia elettrica ai clienti in regime di maggior tutela del
Comune di Gorizia, le attività di illuminazione pubblica, l’attività di
distribuzione di gas naturale in alcuni Comuni della Provincia di Gorizia e una
base clienti complessiva di circa 60 mila clienti nel gas e più di 20 mila
nell’energia elettrica.
Il passo successivo:
la nascita e la morte di Estpiù. Dai dati resi disponibili dal Garante antitrust, risulta che a Est Più Spa, costituita il 23 marzo 2013 dalle società
che ne detenevano il controllo, Eni ed AcegasAps, sono state conferite oltre
alle attività di vendita di energia elettrica in maggior tutela, la partecipazione
totalitaria nel capitale sociale di Isogas, congiuntamente controllata da Eni e
da Acegas. Oggi, ISOGAS è un brand di Est Più come la stessa si presenta nel
suo sito istituzionale, ma tutto è comunque riconducibile ad ENI.
L’operazione posta al controllo dell’Autorità antitrust il
23 novembre del 2013, è consistita nel passaggio dal controllo congiunto
esercitato da Eni e da Acegas su Est più, al controllo esclusivo di Eni. E ciò
per effetto dell’acquisizione da parte di Eni della residua partecipazione
detenuta da Acegas in Est più, corrispondente al 30 per cento del capitale
sociale. In sostanza il capitale sociale di Est più è interamente detenuto da
Eni e da questa controllata. Ma non è finita! Est più di fatto non esiste nemmeno
perché si è fusa in ENI con atto del 28 maggio 2015. Le ragioni economiche
giuridiche a sostegno della fusione sono palesi: “maggiore efficienza nella
gestione dell’attività mediante la riduzione dei livelli decisionali e dei
costi di gestione”. Che, poi, questo si traduca in una diminuzione del servizio
erogato al cittadino diventa del tutto irrilevante.
In seguito all’acquisto (12 dicembre 2013) della totalità
delle quote aziendali di EstPiù Spa, ENI è subentrata dal 1 giugno 2015 nei
contratti di fornitura del gas della società di vendita (marchio Isogas) della
provincia di Gorizia.
Il resto è storia d’oggi.
Eni, tanto per puntualizzare, è attualmente guidata da Emma
Marcegaglia (presidente dall'8 maggio 2014) e Claudio Descalzi (amministratore
delegato dall'8 maggio 2014). L'Eni, ex Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), è
un'azienda multinazionale creata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel
1953 sotto la presidenza di Enrico Mattei, che fu presidente fino alla morte
nel 1962, convertita in società per azioni nel 1992.
Dal 1995 al 2001 lo Stato italiano ha venduto in cinque fasi
parte consistente del capitale azionario, conservandone una quota superiore al
30% e detenendo quindi il controllo
effettivo della società. In base alla legge 30 luglio 1994, n. 474, lo Stato,
tramite il Ministero dell'economia e delle finanze, d’intesa con il Ministero
dello sviluppo economico, è titolare di una serie di poteri speciali (la
cosiddetta golden share) da esercitare nel rispetto di criteri prestabiliti.
Allo stato attuale il pacchetto azionario è distribuito tra:
Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. (il cui 80,1% è controllato dal Ministero
dell'Economia e delle Finanze) - 26,369%; Ministero dell'Economia e delle
Finanze - 3,934%; People's Bank of China - 2,102%. La restante quota è
azionariato diffuso.
Tanto per chiarire che trattasi di società che non va
tanto per il sottile, vale la pena dare un’occhiata a ciò che ci racconta la
rete a proposito delle società controllate da ENI. Roba da far accapponare la
pelle!
(sezione controversie).
L’autorità preposta
ai controlli per l’utenza
L'Autorità per l'energia elettrica il gas ed il sistema
idrico (AEEGSI), (http://www.autorita.energia.it) è l'autorità formalmente
indipendente che, come l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) e
l'Autorità di regolazione dei trasporti (ART), ha la funzione di favorire lo
sviluppo di mercati concorrenziali nelle filiere elettriche, del gas naturale e
dell'acqua potabile, principalmente tramite la regolazione tariffaria,
dell'accesso alle reti, del funzionamento dei mercati ma anche la tutela degli utenti
finali.
Tra i diversi poteri dell'Autorità c’è, infatti, quello di determinare
le tariffe (in particolare la componente degli oneri generali di sistema); assicurare
la pubblicità e la trasparenza delle condizioni di servizio ma anche valutare
reclami, istanze e segnalazioni presentate dagli utenti o dai consumatori.
Insomma, per le bollette pazze è questo l’interlocutore al quale segnalare i
disservizi. Per assolvere a questo compito, l’Autorità ha anche predisposto un
sito specifico
al quale ci si può rivolgere direttamente, oltre al numero verde 800166654,
quando la società fornitrice non ha risposto in maniera soddisfacente alle
contestazioni.
- Ma se dal punto di vista generale il servizio erogato dall’Autorità si pone come super partes nella ricerca di mediazione tra ente ed utente, la questione nel caso che riguarda Gorizia e la fornitura di gas da parte di Eni è diversa perché riguarda Società controllata dallo Stato, subentrata di fatto ad una azienda che era controllata dagli enti locali. E allora ci si deve chiedere: com’è possibile che una società a controllo statale abusi della sua posizione vessando gli utenti tanto da far alzare barricate di lecita protesta?
E’ questa quindi una questione non tecnica ma politica che
va affrontata nella sede propria istituzionale, ovvero parlamentare.
Riusciranno i nostri eroi in trasferta a Roma a farsi portavoce della rabbia e
dello sconcerto dei propri elettori per una vicenda che può tranquillamente
essere definita un abuso?
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