Ilaria Cecot, assessore provinciale di Gorizia, mette in fila le proposte da sviluppare e i problemi da risolvere attorno alla questione dei richiedenti asilo a Gorizia e provincia, e scrive alla presidente Serracchiani e all'assessore Torrenti, al prefetto Zappalorto e al questore Piovesana, al direttore dell'Azienda sanitaria Pilati, al sindaco di Gorizia Romoli e al sindaco di Gradisca Tomasinsig, alla Caritas, alla Croce Rossa e al Cir di Gorizia: "non è più possibile continuare ad eludere le specifiche responsabilità".
La soluzione adottata
dal Prefetto di Gorizia, vista l'emergenza che la città vive da mesi, può
essere considerata di buon senso se, e solo se, come garantito, sarà
assolutamente temporanea: allargare la capienza del Cara - utilizzando una
parte dell’ex CIE di Gradisca d’Isonzo -non può essere una modalità normale di
accoglienza coerente con lo status di richiedente asilo. Tanto più che in
questi mesi sono state fornite alla Prefettura prospettive per giungere ad una
soluzione diversa e strutturale.
Nella giornata di giovedì otto gennaio, personalmente ho
chiamato l'Assessore regionale Torrenti per fargli presente la situazione che
di lì a breve si sarebbe verificata, e cioè la decisione, presa in extremis e
senza poter attivare nella contingenza alcuna alternativa immediata, di
sistemare i profughi in un carcere, ma purtroppo non ho ricevuto risposte. I
protocolli firmati nel mese di dicembre da soli non servono a creare un modello
diverso di accoglienza, se non sono sostenuti da reali disponibilità e convinzioni
che, a questo punto, mi chiedo se sussistano realmente tra i sindaci firmatari
della Provincia di Gorizia
Per fronteggiare adeguatamente le problematiche legate ai
richiedenti asilo è necessario, a mio avviso, un salto culturale: passare alla
gestione di queste persone in una prospettiva socio-assistenziale, superare una
volta per tutte la visione del problema come se fosse una questione di ordine
pubblico, in una stretta collaborazione tra Questura, Prefettura, Azienda
Sanitaria, Enti Locali ed Enti Gestori.
Sono state decine i casi di scabbia, malattie cutanee e respiratorie varie; numerose le intercettazioni di minori non accompagnati; infinite le questioni di difficile coordinamento tra istituzioni. Abbiamo visto in queste settimane il volontariato, costretto ad assumersi ruoli e compiti lasciati vacanti dagli interlocutori istituzionali, agire e risolvere incresciose situazioni nell’ assenza conclamata di una rete pubblica strutturata ed organizzata per affrontare questa pesante situazione. Non è più possibile continuare ad eludere le specifiche responsabilità. "Non si può dare per carità, ciò che è dovuto per giustizia", questa è la citazione di Papa Paolo VI che ricorre sempre più spesso per riassumere quanto sta accadendo. Chiedo quindi che quanto prima venga convocato in Prefettura il Tavolo Immigrazione al fine di stabilire procedure adeguate a fronteggiare i nuovi arrivi: sappiamo bene che non cesseranno e che, oltre al trasferimento di 40 persone da Gorizia all’ex CIE di Gradisca d’Isonzo, non è stato predisposto alcun meccanismo per la presa in carico immediata dei richiedenti asilo, per realizzare un’accoglienza minima, per garantire condizioni igieniche e sanitarie entro standard tollerabili per i profughi e la comunità in cui vanno ad inserirsi. Chiedo pertanto che la Regione si faccia promotrice di una equa distribuzione dei richiedenti sul territorio regionale tutto.
Sono state decine i casi di scabbia, malattie cutanee e respiratorie varie; numerose le intercettazioni di minori non accompagnati; infinite le questioni di difficile coordinamento tra istituzioni. Abbiamo visto in queste settimane il volontariato, costretto ad assumersi ruoli e compiti lasciati vacanti dagli interlocutori istituzionali, agire e risolvere incresciose situazioni nell’ assenza conclamata di una rete pubblica strutturata ed organizzata per affrontare questa pesante situazione. Non è più possibile continuare ad eludere le specifiche responsabilità. "Non si può dare per carità, ciò che è dovuto per giustizia", questa è la citazione di Papa Paolo VI che ricorre sempre più spesso per riassumere quanto sta accadendo. Chiedo quindi che quanto prima venga convocato in Prefettura il Tavolo Immigrazione al fine di stabilire procedure adeguate a fronteggiare i nuovi arrivi: sappiamo bene che non cesseranno e che, oltre al trasferimento di 40 persone da Gorizia all’ex CIE di Gradisca d’Isonzo, non è stato predisposto alcun meccanismo per la presa in carico immediata dei richiedenti asilo, per realizzare un’accoglienza minima, per garantire condizioni igieniche e sanitarie entro standard tollerabili per i profughi e la comunità in cui vanno ad inserirsi. Chiedo pertanto che la Regione si faccia promotrice di una equa distribuzione dei richiedenti sul territorio regionale tutto.
Inoltre devo lamentare che, pur avendo richiesto insieme al
Sindaco di Gradisca di entrare al CIE per verificare lo stato dei lavori di
ristrutturazione, l'ingresso è stato negato più volte per motivi di sicurezza.
Oggi che nell'area rossa sono ospitate 41 persone ritengo non sarà più un
problema accordare l'ingresso.
Concludendo, non posso tralasciare un importante aspetto legato
all'attuale gestione del Cara ed alla sua futura gestione. I dipendenti del
consorzio Connecting People non percepiscono lo stipendio dal mese di agosto.
Ora a questa incresciosa situazione si aggiunge il temporaneo allargamento
della struttura. Chiedo di verificare se vi siano le condizioni minime per
garantire rispettivamente a lavoratori ed ospiti la retribuzione
contrattualmente dovuta e l’assistenza. E ciò anche per porre fine al peso
sostenuto dal Comune di Gradisca d’Isonzo che da tempo lamenta l'inadeguatezza
del servizio fornito dal Consorzio e le conseguenti ricadute negative sul
territorio, sia per ciò che concerne l'assistenza dei lavoratori in difficoltà,
sia per la scarsa cura che della struttura lo stesso ha dimostrato nell'ultimo
periodo.
Non possono non destare ulteriore preoccupazione le voci
insistenti dell'affidamento diretto, nelle more della nuova gara, della
gestione del centro a Croce Rossa. Pur sicura che la CRI saprebbe fare un
ottimo lavoro e utilizzare al meglio le sue competenze, mi chiedo se un
affidamento al ribasso, da 45 a 35 euro,
possa garantire un servizio adeguato. E’ evidente inoltre che a farne sarebbe
il personale attualmente in servizio, data quella che sembra una non volontà di
applicare la clausola di solidarietà, stando a quello che mi riferiscono le
associazioni sindacali di categoria. Per evitare questa situazione, chiedo
garanzie assolute di tutela dei lavoratori, indicando alla Prefettura
l'introduzione in capitolato della clausola di solidarietà al fine di garantire
un totale riassorbimento del personale in forza da parte di Croce Rossa.
Qualora tutto il personale non possa essere riassorbito, chiedo alla Prefettura
di garantire il ricollocamento del personale in esubero nei futuri affidamenti
che mi auguro saranno quanto prima realizzati con nuove realtà operative
nell'accoglienza diffusa.
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