lunedì 12 gennaio 2015

Ilaria Cecot chiede l'immediata convocazione del Tavolo immigrazione: manca una rete pubblica per l'accoglienza e la presa in carico dei profughi.




Ilaria Cecot, assessore provinciale di Gorizia, mette in fila le proposte da sviluppare e i problemi da risolvere attorno alla questione dei richiedenti asilo a Gorizia e provincia, e scrive alla presidente Serracchiani e all'assessore Torrenti, al prefetto Zappalorto e al questore Piovesana, al direttore dell'Azienda sanitaria Pilati, al sindaco di Gorizia Romoli e al sindaco di Gradisca Tomasinsig, alla Caritas, alla Croce Rossa e al Cir di Gorizia: "non è più possibile continuare ad eludere le specifiche responsabilità".








 La soluzione adottata dal Prefetto di Gorizia, vista l'emergenza che la città vive da mesi, può essere considerata di buon senso se, e solo se, come garantito, sarà assolutamente temporanea: allargare la capienza del Cara - utilizzando una parte dell’ex CIE di Gradisca d’Isonzo -non può essere una modalità normale di accoglienza coerente con lo status di richiedente asilo. Tanto più che in questi mesi sono state fornite alla Prefettura prospettive per giungere ad una soluzione diversa e strutturale.

Nella giornata di giovedì otto gennaio, personalmente ho chiamato l'Assessore regionale Torrenti per fargli presente la situazione che di lì a breve si sarebbe verificata, e cioè la decisione, presa in extremis e senza poter attivare nella contingenza alcuna alternativa immediata, di sistemare i profughi in un carcere, ma purtroppo non ho ricevuto risposte. I protocolli firmati nel mese di dicembre da soli non servono a creare un modello diverso di accoglienza, se non sono sostenuti da reali disponibilità e convinzioni che, a questo punto, mi chiedo se sussistano realmente tra i sindaci firmatari della Provincia di Gorizia

Per fronteggiare adeguatamente le problematiche legate ai richiedenti asilo è necessario, a mio avviso, un salto culturale: passare alla gestione di queste persone in una prospettiva socio-assistenziale, superare una volta per tutte la visione del problema come se fosse una questione di ordine pubblico, in una stretta collaborazione tra Questura, Prefettura, Azienda Sanitaria, Enti Locali ed Enti Gestori.
Sono state decine i casi di scabbia, malattie cutanee e respiratorie varie; numerose le intercettazioni di minori non accompagnati; infinite le questioni di difficile coordinamento tra istituzioni. Abbiamo visto in queste settimane il volontariato, costretto ad assumersi ruoli e compiti lasciati vacanti dagli interlocutori istituzionali, agire e risolvere incresciose situazioni nell’ assenza conclamata di una rete pubblica strutturata ed organizzata per affrontare questa pesante situazione. Non è più possibile continuare ad eludere le specifiche responsabilità. "Non si può dare per carità, ciò che è dovuto per giustizia", questa è la citazione di Papa Paolo VI che ricorre sempre più spesso per riassumere quanto sta accadendo. Chiedo quindi che quanto prima venga convocato in Prefettura il Tavolo Immigrazione al fine di stabilire procedure adeguate a fronteggiare i nuovi arrivi: sappiamo bene che non cesseranno e che, oltre al trasferimento di 40 persone da Gorizia all’ex CIE di Gradisca d’Isonzo, non è stato predisposto alcun meccanismo per la presa in carico immediata dei richiedenti asilo, per realizzare un’accoglienza minima, per garantire condizioni igieniche e sanitarie entro standard tollerabili per i profughi e la comunità in cui vanno ad inserirsi. Chiedo pertanto che la Regione si faccia promotrice di una equa distribuzione dei richiedenti sul territorio regionale tutto.

Inoltre devo lamentare che, pur avendo richiesto insieme al Sindaco di Gradisca di entrare al CIE per verificare lo stato dei lavori di ristrutturazione, l'ingresso è stato negato più volte per motivi di sicurezza. Oggi che nell'area rossa sono ospitate 41 persone ritengo non sarà più un problema accordare l'ingresso.

Concludendo, non posso tralasciare un importante aspetto legato all'attuale gestione del Cara ed alla sua futura gestione. I dipendenti del consorzio Connecting People non percepiscono lo stipendio dal mese di agosto. Ora a questa incresciosa situazione si aggiunge il temporaneo allargamento della struttura. Chiedo di verificare se vi siano le condizioni minime per garantire rispettivamente a lavoratori ed ospiti la retribuzione contrattualmente dovuta e l’assistenza. E ciò anche per porre fine al peso sostenuto dal Comune di Gradisca d’Isonzo che da tempo lamenta l'inadeguatezza del servizio fornito dal Consorzio e le conseguenti ricadute negative sul territorio, sia per ciò che concerne l'assistenza dei lavoratori in difficoltà, sia per la scarsa cura che della struttura lo stesso ha dimostrato nell'ultimo periodo.

Non possono non destare ulteriore preoccupazione le voci insistenti dell'affidamento diretto, nelle more della nuova gara, della gestione del centro a Croce Rossa. Pur sicura che la CRI saprebbe fare un ottimo lavoro e utilizzare al meglio le sue competenze, mi chiedo se un affidamento  al ribasso, da 45 a 35 euro, possa garantire un servizio adeguato. E’ evidente inoltre che a farne sarebbe il personale attualmente in servizio, data quella che sembra una non volontà di applicare la clausola di solidarietà, stando a quello che mi riferiscono le associazioni sindacali di categoria. Per evitare questa situazione, chiedo garanzie assolute di tutela dei lavoratori, indicando alla Prefettura l'introduzione in capitolato della clausola di solidarietà al fine di garantire un totale riassorbimento del personale in forza da parte di Croce Rossa. Qualora tutto il personale non possa essere riassorbito, chiedo alla Prefettura di garantire il ricollocamento del personale in esubero nei futuri affidamenti che mi auguro saranno quanto prima realizzati con nuove realtà operative nell'accoglienza diffusa.


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