Le prospettive immediate per tirarli fuori dal fango: la Prefettura attivi la Protezione Civile. Tende vere su un prato della Provincia di Gorizia.
Un commento dell'assessore Ilaria Cecot.
Ma qualcuno gliela racconta, questa storia, al Papa?
di Martina Luciani
A forza di chiaccherarci assieme un po' di cose cominciamo a capirle meglio: numerosi degli 80 ragazzi accampati su un promontorio sopra l'Isonzo spiegano che sono arrivati in Italia, dalla Gran Bretagna, dalla Francia e da altri paesi ancora, esplicitamente indirizzati dalle forze di polizia locali, e che poi rhanno puntato la nostra città perché il tam tam dei disperati risuona di questa indicazione geografica. In realtà il "camp" che volevano raggiungere non è il miserabile covile dove si trovano, ma il Centro richiedenti asilo di Gradisca d'Isonzo. Poi purtroppo hanno dovuto accontentarsi di ben altro campeggio e accoglienza. Le mappe dei disperati patiscono mille imprecisioni, come quella di non segnalare che il Cara è stracolmo, e le difficoltà linguistiche: tra Gradisca, Gorizia e Sagrado, per un kasmiro, un afgano, un pakistano, c'è poca differenza. Vorrebbero solo fermare il loro vagabondare nell'esilio, ottenere il riconoscimento dell'asilo politico, anche a costo di stare mesi all'addiaccio; poi molti ripartiranno con i nuovi documenti verso l'estero, altri resteranno in Italia. Molti hanno appuntamento con i funzionari della Polizia di Frontiera tra pochissimi giorni: ci fanno vedere con un'ansia incredibile le date sui fogli delle convocazioni.
Nel frattempo, mentre le sollecitazioni partite da queste pagine e da FB, hanno convogliato nello sbilenco ricovero sul fiume un po' di generi alimentari, e mentre piove e ripiove, fervono le discussioni nei Palazzi: fervono in questi giorni, ma persone che frequentano il fiume ( italiani ) ci hanno precisato che i primi ricoveri di fortuna han cominciato ad apparire un anno fa.
La Provincia sta tentando la quadratura del cerchio: in particolare superare l'impasse della convenzione ancora non firmata tra Caritas e Prefettura per accogliere ( a 35 euro al giorno) 25 persone nella struttura del Nazareno. Per gli altri, in corso mediazioni del più vario genere.
" Mi chiedo come la Caritas non possa mettere al coperto delle persone anche se non è ancora stata firmata una convenzione - afferma l'assessore provinciale Ilaria Cecot - e ugualmente mi chiedo cosa direbbe il Papa se lo portassimo a vedere cosa c'è in riva al fiume!"
E chissà che proprio la frenesia dell'evento non abbia ulteriormente - e paradossalmente - sviato e rallentato le iniziative per mettere al riparo i giovani che pernottano all'aperto sul fiume.
Abbiamo saputo che la Protezione Civile potrebbe intervenire velocemente per sistemare il gruppo : basterebbe un ordine della Prefettura. Un prato lo mette a disposizione la Proovincia.
Il Prefetto dovrebbe essere sempre il dottor Vincenzo Zappalorto che temiamo - viste le sue dichiarazioni alla stampa relative al CIE di Gradisca d'Isonzo, alla prestanza fisica e doti atletiche dei trattenuti - non abbia una particolare sensibilità per la questione dei diritti umani negati, e che certamente si figurerà l'accampamento sul fiume come un campeggio attrezzato di tutte le comodità. Ma opportune sollecitazioni e magari un sopralluogo di persona chissà che non servano. Io lo accompagno volentieri, che so avvisarlo, lungo il sentiero, dove si rischia di scivolare e rompersi il collo.
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